AppendiNO TAV



    6 Novembre 2018       6

Così dopo aver perso l’opportunità di rifare le Olimpiadi invernali, i pentastellati alla guida della Città di Torino si sono votati l’ordine del giorno che chiede in pratica di interrompere i lavori dell’Alta Velocità con la Francia.

Nei fatti è un atto destinato a valere zero se non troverà sponda al Governo, ma pare che Toninelli e Di Maio vogliano dare seguito ai desiderata dei grillini NO TAV. Con la TAP, il gasdotto pugliese, ha invece prevalso il buonsenso, e quell’opera strategica verrà ultimata malgrado l’opposizione di gruppi locali. Ma possono i due geniali ministri 5 Stelle fare, per due volte consecutive, la scelta giusta? Lo vedremo.

Intanto abbiamo già registrato che la sindaca Appendino si era persino recata a Dubai per non dover discutere lo scottante argomento in Sala Rossa. E poi abbiamo sentito che ha appoggiato la presa di posizione della sua maggioranza (“Non è una novità che fossimo contrari all’opera”), e non poteva essere diversamente, avendo anche a suo tempo ritirato la Città dall’Osservatorio sulla TAV.

E poi l’abbiamo vista amabilmente seduta sul comodo sedile di un Frecciarossa con la sua fidata assessora: ma allora l’alta velocità non è un inutile progetto di trent’anni fa, come dice Di Maio...

Madamin Appendino non ha ancora capito che dalle parti nostre siamo in tanti ad apprezzare la coerenza tra giudizi e comportamenti. E che tanti torinesi l’hanno votata perché facesse meglio di chi l’ha preceduta, non solo per cambiare le solite facce. Non è stata certo eletta sindaco per fare arretrare Torino, perdendo le opportunità di sviluppo per incapacità gestionali e veti ideologici.

Chissà se la mobilitazione di sabato 10 novembre, alle ore 11 in piazza Castello, organizzata dal mondo produttivo torinese, preoccupato per il futuro reso plumbeo dai tanti NO grillini, avrà successo anche tra i cittadini...

Dopo tutto, è già passata alla storia un'altra protesta silenziosa per le vie del capoluogo subalpino: “la marcia dei quarantamila”.


6 Commenti

  1. Mi dispiace molto di questa presa di posizione dei Popolari. Un potere economico e una politica basati sulla scarsa informazione e a volte improntata sulla menzogna intende riaffermare il suo sopravvento. La sobrietà che dovrebbe contraddistinguere i Popolari viene messa ora da parte? Non so se ci si rende conto, ma avremo una cattedrale nel deserto. In Francia si continuerà a viaggiare sulla linea storica (almeno sino al 2030 ogni progetto è stato abbandonato) e in Valsusa da Bussoleno ad Avigliana idem. Si sventrerà però la collina morenica vicino alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso. Con l’art. 9 della Costituzione qualcuno si lava la bocca. Della gronda di Torino (periferia ovest) non se ne parla e non ci sono progetti. L’alta velocità va benissimo, ma dove serve. Qui la linea attuale vede ogni giorno transitare 6 volte (3 in andata 3 in ritorno) il TGV francese Parigi-Milano. Della A.F.A. (autostrade ferroviarie alpine) non si vede più nulla (almeno alcuni anni fa vedevano i treni quasi sempre desolatamente vuoti). Sulla tangenziale di Torino all’uscita SITO c’è ancora l’indicazione.
    A mio avviso (e non solo mio) il trasporto su rotaia può e deve incrementarsi con la costruzione delle linee a doppio binario dove ancora non ci sono, coi collegamenti con porti e stabilimenti, col ripristino delle linee abbandonate (vedi Chivasso-Asti), con la costruzione di nuovi treni per pendolari e turisti, con l’efficienza di quanto c’è. Persin Renzi nel 2013 sosteneva che il TAV o la TAV (il nome giusto è NLTL Nuova Linea Torino Lione) non solo è dannoso ma inutile, peccato che qualche (allora) parlamentare del Piemonte poi salito sul carro del vincitore del congresso PD gli abbia fatto cambiar parere. Questa coerenza è sicuramente uno dei segnali della sua debacle. Altro che Lisbona Kiev e Via della Seta! Oltre alle priorità indicate in campo trasportistico ci dimentichiamo di quelle derivanti dal cambiamento climatico (abbattimento emissioni in primis) e della prevenzione dal dissesto idrogeologico e sismico ? I posti di lavoro non mancano, è sufficiente indirizzarli per dove serve. Stiamo coi piedi per terra, almeno noi che siamo Popolari, cioè vicini alle necessità della gente comune (necessità che non coincidono sicuramente con quelle dei cosiddetti “poteri forti”).

  2. Sognavo un paese normale. Permettetemi di pronunciare una parola contraria sul tema TAV. Non sono un esperto di logistica come lo è il prof.Ponti, docente al politecnico di Milano e già consulente della commissione europea. Sono solo un cittadino che cerca un’informazione obiettiva e non faziosa e sogna un paese normale in cui razionalità e buon senso costituiscano la misura aurea delle scelte politiche. Metto in fila alcune considerazioni sul TAV/TAC: nel 1992 si elaborò un business case che prevedeva un incremento esponenziale del traffico merci sulla direttrice est ovest. L’Italia ottenne l’inclusione del corridoio Lisbona-Kiev fra i progetti di interesse europeo parzialmente finanziati. Lo scopo dell’opera era sin dall’inizio collegato non tanto alla “velocità” quanto alla “capacità”: più corretto parlare di TAC anziché di TAV. Le previsioni non si sono avverate: il traffico merci è calato su questa direttrice, la linea storica che secondo le proiezioni allora delineate avrebbe dovuto risultare inadeguata è saturata al 40%, Portogallo e Spagna si sono ritirate dal progetto e oltre Trieste nessuno più ha contezza di una linea ferroviaria ad alta capacità. Il feroutage è praticabile anche oggi ( il trasbordo delle merci dalla gomma al treno onde evitare l’utilizzo di inquinanti veicoli commerciali) ma il sistema di tariffazione non lo rende conveniente. Per ridurre efficacemente l’inquinamento causato dai mezzi pesanti, tenuto conto che il 90% delle merci che viaggiano in Italia seguono itinerari interni e non di attraversamento occorrerebbe potenziare gli scali merci ferroviari che invece sono stati, con italica miopia, chiusi per ridurre i costi. Ha senso, dovrebbe chiedersi una classe politica responsabile non importa di quale colore, spendere soldi, rischiare la dispersione di polveri amiantifere nell’atmosfera (un vecchio studio del politecnico metteva in guardia dalle correnti ventose provenienti dalla val di Susa in caso di apertura dei cantieri: è vero che le metodologie di smaltimento dello smarino sono state riprogettate, ma a che costo…) tenere un’intera valle ostaggio di cantieri che non avrebbero costituito un motore di sviluppo industriale particolarmente significativo per collegare Francia e Italia? In un paese normale si sarebbe avviato un dibattito ampio, razionale e obiettivo. Si sarebbe aggiornato il business case: magari per scoprire che l’opera era comunque conveniente! ma sulla base di motivazioni solide. Invece ci si è limitati a un muro contro muro somministrando a dosi massicce slogan faciloni e ripetitivi all’opinione pubblica (…saremo tagliati fuori, l’Europa ce lo chiede, il progresso…). Se c’è un perdente in tutta questa vicenda è l’informazione, presupposto di ogni vera democrazia liberale. L’Osservatorio che avrebbe dovuto essere il fulcro di questo dibattito propedeutico all’assunzione di decisioni ponderate e responsabili è stato a un certo punto ridotto a un congegno da avanspettacolo: non doveva più discutere “se” l’opera andava realizzata ma soltanto “come”. I comuni montani indignati lo abbandonarono. Sui sindaci democratici si abbatté l’ukaze dell’ex partito comunista: per fortuna abbiamo la più bella Costituzione del mondo e nessuno fece la fine di Dubcek. Sabato scenderanno in piazza le forze produttive: ma davvero non abbiamo altra idea (noi, la società civile, le forze produttive i partiti o quel che ne resta, il mondo accademico…) per rilanciare la nostra città che scavare un buco di 57 chilometri? Qualche luce si vide ai tempi della prima giunta Castellani e poi tanta speculazione edilizia (povero Cagnardi sommerso da centinaia di varianti “vianistiche”), tanti chiaroscuri che ci hanno trascinati alla sconfitta del 2017. Oggi vivacchiamo senza un indirizzo strategico forte, senza “un’idea di citta” (frase cara a Castellani) ma non è colpa solo di chi ci governa: fossimo capaci di autocritica! Invece si scenderà in piazza a versare lacrime di coccodrillo per il grande foro. Io non ci sarò: qualche volta è saggio iscriversi alla congrega degli apoti.

  3. Sono a favore della TAV ed agli investimenti che danno lavoro e fanno da traino alla vera economia, al progresso ed al PIL. Parteciperò convinto alla marcia di sabato prossimo anche per dimostrare la mia contrarietà all’anacronistico disegno demagogico della cosiddetta “decrescita felice”.

  4. Consentitemi di lasciare la parola ad una persona autorevole e competente, il Prof. Marco Ponti, professore di Economia dei Trasporti del Politecnico di Milano.
    Gli investimenti danno ricchezza se danno frutto (alto rapporto costo benefici). Se no non differiscono da qualunque altro modo parassitario di dare lavoro, quindi di fare puro assistenzialismo, tipico di tante zone d’Italia note per le finanze alquanto dissestate.

    UNA CITTÀ n. 187 / 2011 settembre
    Intervista a Marco Ponti
    realizzata da Barbara Bertoncin

    http://www.unacitta.it/newsite/intervista_stampa.asp?rifpag=home-politica&id=2170&anno=2011

  5. Fatte salve tutte le ulteriori modifiche e gli aggiornamenti al progetto della Tav Torino -Lione, per migliorarlo, renderlo più sostenibile, per recepire le legittime istanze delle popolazioni interessate dai cantieri, credo che se Torino e il Piemonte non vogliono diventare periferia d’Italia, da cuore e capitale d’Italia qual erano, e dormitorio ovest di Milano, quest’opera si debba fare (come anche un collegamento rapido con Genova e con il Sud della Francia via Cuneo) per proiettare il nostro territorio su una direttrice internazionale che conduce al cuore dell’Europa, molto oltre Lione, alle grandi capitali del Nord. L’alta velocità, prim’ancora che l’economia, ridisegna la geografia, e la società.

  6. Non trovo per nulla positiva la realizzazione della Tav nel tratto contestato per l’economia nostra. Cercherò di spiegarlo con alcuni punti salienti.
    1) Il progresso non è certo raggiungere Parigi con un’ora in meno rispetto ai treni tradizionali.
    2) La Tav c’è già, da Torino esiste da anni verso Milano e dall’altro lato, superate le Alpi riprende pochi km dopo il confine attraverso la Francia. Non sono certo i pochi chilometri della Valsusa che bloccano un’arteria. Il treno anche quando si avvicina alle stazioni rallenta, quindi se rallenta un po’ in Val Susa non ci sono problemi. Suvvia siamo seri !!! Di questo passo ci faranno credere che Gesù è morto dal freddo!
    3) Una linea veloce per trasportare cosa? La maggior parte delle fabbriche nel Torinese e Canavese sono state chiuse !!!
    4) Quindi sarà una linea per portare più in fretta i manufatti costruiti in altri Paesi. Signori e Signore del SI TAV, pensateci e riflettete.
    Detto ciò non posso non rimarcare anche il mio totale disaccordo verso le politiche di trasporto del Comune di Torino, ovvero sempre maggiori limitazioni al traffico privato, diktat quasi coercitivi per l’utilizzo di bike sharing, car sharing, etc., cose da maoismo da Libretto Rosso!
    Per condividere i mezzi di trasporto, occorre una grande maturità, essere almeno svedesi al quadrato, da noi invece uno rischia di salire su un mezzo che chi lo ha usato prima lo ha insozzato se non peggio e ovviamente guidare un’auto non è uno scherzo, tutti quando saliamo vogliamo che sia in ordine per quanto concerne la sua sicurezza, cosa non garantita se chi l’ha usata prima non ne ha fatto un buon uso.
    Per concludere, un noto proverbio dice: “ La virtù sta nel mezzo”, applicandolo a noi direi : un po’ meno TAV ed un po’ più di una politica seria e liberale del trasporto pubblico e privato.

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