Nel primo dopoguerra, ebbe un momento di effimera notorietà il movimento dell’Uomo qualunque di Guglielmo Giannini. Una vignetta sulla prima pagina del settimanale omonimo ritraeva un uomo qualunque, appunto, che scriveva: “Abbasso tutti!”. Ora, attualizzando la protesta qualunquista, verrebbe da dire: “Abbasso tutte le guerre!”. In effetti, ne abbiamo di ogni risma, guerre giuste, guerre sante, guerre difensive, guerre di principio, e poi, banalmente, guerre economiche, guerre razziali, e via discorrendo.
Si ripropone allora la vexata quaestio da dirimere, ovvero: il conflitto è insito e inestirpabile nella natura umana, quasi che fosse una sua esigenza fisiologica? O c’è qualcuno ben determinato che, con grande maestria e capacità, interviene sulle vicende umane mettendo zizzania in ogni luogo e occasione possibile, moltiplicando così ad arte le eventuali possibilità di conflitto o, anche peggio, pianificando strategie che producano quelle occasioni?
Personalmente rifiuto la prima ipotesi, ma poi accade che a propendere per la seconda si viene catalogati come complottisti. E allora voglio parlare di due complottisti molto speciali, cioè di due Presidenti degli Stati Uniti.
Il primo dei due è Dwight “Ike” Eisenhower, vincitore sul campo della Seconda guerra mondiale: il 17 gennaio 1961, al momento di accomiatarsi dalla sua carica di Presidente, fece il famosissimo discorso, ricco di grande saggezza e profonda visione, nel quale, dopo aver parlato di pace, metteva in guardia contro il complesso militare-industriale, a suo avviso un’entità molto pericolosa per il futuro degli Stati Uniti e dell’Umanità (CLICCA QUI).
Di seguito le sue parole in proposito: “Nei concili di governo dobbiamo guardarci dall’acquisizione di influenze che non diano garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l’ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro.
Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. Non dobbiamo presumere che nessun diritto sia dato per garantito. Soltanto un popolo di cittadini all’erta e consapevole può esercitare un adeguato compromesso tra l’enorme macchina industriale e militare di difesa ed i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme”.
Sono parole di grande lucidità e lungimiranza da parte di un grande uomo che sapeva di cosa stava parlando, e che ritengo non possa essere considerato da nessuno un complottista. Probabilmente non è da escludere che il pericolo paventato da Eisenhower sia ancora molto presente, visto anche l’enorme ammontare delle spese militari. Suggerisco di ascoltare il discorso, sottotitolato, nella sua interezza: sono riflessioni di stringente attualità, testamento di una grandissima personalità, e che ci piacerebbe fossero riprese da qualcuno dei politici attuali.
L’altro Presidente di cui voglio parlare è il suo successore, John Kennedy. In un mio precedente articolo avevo ricordato la struggente ballata che gli era stata dedicata da Bob Dylan (CLICCA QUI).
A questo link si può invece ritrovare quella parte di un suo discorso che, a detta di alcuni, gli costò la vita, sicuramente insieme a tante altre motivazioni (CLICCA QUI).
Di seguito i passaggi che qualcuno potrebbe definire da complottista: “Signore e signori, la parola ‘segretezza’ è ripugnante, in una società aperta e libera. E noi come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e storicamente, alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti, per espandere la sua sfera d’influenza, sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta. E’ un sistema che ha reclutato ampie risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina affiatata, altamente efficiente, che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, operazioni economiche, scientifiche e politiche. Le sue azioni non sono diffuse, ma tenute segrete. I suoi errori non vengono messi in evidenza, ma nascosti, i suoi dissidenti non sono elogiati, ma ridotti al silenzio. Nessuna spesa viene contestata, nessun segreto viene rivelato. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare le controversie fosse un crimine per ogni cittadino. Sto chiedendo il vostro aiuto, nel difficilissimo compito di informare e allertare il popolo americano”.
Kennedy, ricordiamo cattolico, parlò quindi di associazioni segrete che minacciano la democrazia, un discorso da vero complottista, e forse il suo sacrificio ci suggerisce che aveva visto giusto.
Due grandi Presidenti, due grandi uomini, che hanno provato a combattere contro avversari potentissimi. Nel loro nome abbiamo il dovere di continuare quella lotta, avendo ben chiaro come vogliamo che sia il mondo in cui ci piacerebbe vivere, un mondo senza guerre e senza entità negative che ci impongano con protervia, e ricorrendo a tutti i mezzi perfettamente elencati da Kennedy, la loro visione malata, distopica e violenta.
Cosa potremmo fare di concreto? A mio avviso anche in Italia abbiamo avuto un uomo con una illuminata visione profetica sul futuro dell’Umanità: quell’uomo è don Luigi Sturzo. Al riguardo rinnovo la sua rivoluzionaria proposta che avevo presentato in un mio precedente articolo (CLICCA QUI).
Riporto di seguito il commento al suo chiarissimo auspicio: “Per arrivare alla completa eliminazione della guerra occorrerebbe per don Sturzo un altro passo audace (oltre ad un più incisivo coinvolgimento delle Nazioni Unite, nda): che un gruppo di Stati, i più coraggiosi e i più civili, fossero disposti a rinunziare a tutte le guerre, a qualunque guerra, senza eccezione o riserve e, contemporaneamente, dichiarassero di volere essere riconosciuti come stati disarmati e neutralizzati, quali ne fossero gli eventi internazionali. Egli auspica che all’interno dell’organizzazione internazionale maturi in alcuni Stati l’impegno a un disarmo unilaterale che apra la strada all’affermazione di idee nuove ed esemplari. È soprattutto necessario un orientamento psicologico dei popoli e degli Stati verso un sistema internazionale che elimini la guerra, come un atto di fede nella pace, e come un mezzo necessario per l’evoluzione della comunità internazionale. Si tratta di una pace che agisce contemporaneamente e in modo complementare sulla politica degli armamenti verso un disarmo reale, sulla politica della relazione fra Stati attraverso tutte le forme possibili di integrazione, cooperazione, unione e organizzazioni internazionali, attraverso la formazione dei cittadini che punti al disarmo delle coscienze. Egli pone a fondamento dell’impegno per la pace una concezione etica internazionale da far maturare nelle coscienze dei popoli”.
A mio parere quello Stato coraggioso, capofila dei rinunciatari alle guerre, potrebbe essere l’Italia, con un nuovo partito di ispirazione cristiana, come accennato nel predetto articolo. La presenza in Italia del Vaticano costituirebbe un’accoppiata vincente. Sarebbe sufficiente un minimo di coraggio politico che andasse al di là dell’atavico timore di scontentare questo o quello, nel nome di un ideale superiore e universale (cioè cattolico).
Tutto quello che posso aggiungere è: se non ora, quando?
(Tratto da www.politicainsieme.com)
Si ripropone allora la vexata quaestio da dirimere, ovvero: il conflitto è insito e inestirpabile nella natura umana, quasi che fosse una sua esigenza fisiologica? O c’è qualcuno ben determinato che, con grande maestria e capacità, interviene sulle vicende umane mettendo zizzania in ogni luogo e occasione possibile, moltiplicando così ad arte le eventuali possibilità di conflitto o, anche peggio, pianificando strategie che producano quelle occasioni?
Personalmente rifiuto la prima ipotesi, ma poi accade che a propendere per la seconda si viene catalogati come complottisti. E allora voglio parlare di due complottisti molto speciali, cioè di due Presidenti degli Stati Uniti.
Il primo dei due è Dwight “Ike” Eisenhower, vincitore sul campo della Seconda guerra mondiale: il 17 gennaio 1961, al momento di accomiatarsi dalla sua carica di Presidente, fece il famosissimo discorso, ricco di grande saggezza e profonda visione, nel quale, dopo aver parlato di pace, metteva in guardia contro il complesso militare-industriale, a suo avviso un’entità molto pericolosa per il futuro degli Stati Uniti e dell’Umanità (CLICCA QUI).
Di seguito le sue parole in proposito: “Nei concili di governo dobbiamo guardarci dall’acquisizione di influenze che non diano garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l’ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro.
Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. Non dobbiamo presumere che nessun diritto sia dato per garantito. Soltanto un popolo di cittadini all’erta e consapevole può esercitare un adeguato compromesso tra l’enorme macchina industriale e militare di difesa ed i nostri metodi pacifici ed obiettivi a lungo termine in modo che sia la sicurezza che la libertà possano prosperare assieme”.
Sono parole di grande lucidità e lungimiranza da parte di un grande uomo che sapeva di cosa stava parlando, e che ritengo non possa essere considerato da nessuno un complottista. Probabilmente non è da escludere che il pericolo paventato da Eisenhower sia ancora molto presente, visto anche l’enorme ammontare delle spese militari. Suggerisco di ascoltare il discorso, sottotitolato, nella sua interezza: sono riflessioni di stringente attualità, testamento di una grandissima personalità, e che ci piacerebbe fossero riprese da qualcuno dei politici attuali.
L’altro Presidente di cui voglio parlare è il suo successore, John Kennedy. In un mio precedente articolo avevo ricordato la struggente ballata che gli era stata dedicata da Bob Dylan (CLICCA QUI).
A questo link si può invece ritrovare quella parte di un suo discorso che, a detta di alcuni, gli costò la vita, sicuramente insieme a tante altre motivazioni (CLICCA QUI).
Di seguito i passaggi che qualcuno potrebbe definire da complottista: “Signore e signori, la parola ‘segretezza’ è ripugnante, in una società aperta e libera. E noi come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e storicamente, alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti, per espandere la sua sfera d’influenza, sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta. E’ un sistema che ha reclutato ampie risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina affiatata, altamente efficiente, che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, operazioni economiche, scientifiche e politiche. Le sue azioni non sono diffuse, ma tenute segrete. I suoi errori non vengono messi in evidenza, ma nascosti, i suoi dissidenti non sono elogiati, ma ridotti al silenzio. Nessuna spesa viene contestata, nessun segreto viene rivelato. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare le controversie fosse un crimine per ogni cittadino. Sto chiedendo il vostro aiuto, nel difficilissimo compito di informare e allertare il popolo americano”.
Kennedy, ricordiamo cattolico, parlò quindi di associazioni segrete che minacciano la democrazia, un discorso da vero complottista, e forse il suo sacrificio ci suggerisce che aveva visto giusto.
Due grandi Presidenti, due grandi uomini, che hanno provato a combattere contro avversari potentissimi. Nel loro nome abbiamo il dovere di continuare quella lotta, avendo ben chiaro come vogliamo che sia il mondo in cui ci piacerebbe vivere, un mondo senza guerre e senza entità negative che ci impongano con protervia, e ricorrendo a tutti i mezzi perfettamente elencati da Kennedy, la loro visione malata, distopica e violenta.
Cosa potremmo fare di concreto? A mio avviso anche in Italia abbiamo avuto un uomo con una illuminata visione profetica sul futuro dell’Umanità: quell’uomo è don Luigi Sturzo. Al riguardo rinnovo la sua rivoluzionaria proposta che avevo presentato in un mio precedente articolo (CLICCA QUI).
Riporto di seguito il commento al suo chiarissimo auspicio: “Per arrivare alla completa eliminazione della guerra occorrerebbe per don Sturzo un altro passo audace (oltre ad un più incisivo coinvolgimento delle Nazioni Unite, nda): che un gruppo di Stati, i più coraggiosi e i più civili, fossero disposti a rinunziare a tutte le guerre, a qualunque guerra, senza eccezione o riserve e, contemporaneamente, dichiarassero di volere essere riconosciuti come stati disarmati e neutralizzati, quali ne fossero gli eventi internazionali. Egli auspica che all’interno dell’organizzazione internazionale maturi in alcuni Stati l’impegno a un disarmo unilaterale che apra la strada all’affermazione di idee nuove ed esemplari. È soprattutto necessario un orientamento psicologico dei popoli e degli Stati verso un sistema internazionale che elimini la guerra, come un atto di fede nella pace, e come un mezzo necessario per l’evoluzione della comunità internazionale. Si tratta di una pace che agisce contemporaneamente e in modo complementare sulla politica degli armamenti verso un disarmo reale, sulla politica della relazione fra Stati attraverso tutte le forme possibili di integrazione, cooperazione, unione e organizzazioni internazionali, attraverso la formazione dei cittadini che punti al disarmo delle coscienze. Egli pone a fondamento dell’impegno per la pace una concezione etica internazionale da far maturare nelle coscienze dei popoli”.
A mio parere quello Stato coraggioso, capofila dei rinunciatari alle guerre, potrebbe essere l’Italia, con un nuovo partito di ispirazione cristiana, come accennato nel predetto articolo. La presenza in Italia del Vaticano costituirebbe un’accoppiata vincente. Sarebbe sufficiente un minimo di coraggio politico che andasse al di là dell’atavico timore di scontentare questo o quello, nel nome di un ideale superiore e universale (cioè cattolico).
Tutto quello che posso aggiungere è: se non ora, quando?
(Tratto da www.politicainsieme.com)
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