Palestina: alle radici dell’odio



Giuseppe Ladetto    26 Ottobre 2023       2

Rilanciamo l’interessante scritto di Ladetto, che l’autore ha pubblicato come commento all’ultimo articolo di Paolo Girola, in quanto necessario per comprendere l’origine della questione israelo-palestinese, un bubbone irrisolto da 75 anni.

La decisione dell’ONU del 1948 di dividere la Palestina in due piccoli Stati, “come ci sembra saggia oggi, e folle la risposta araba che la rifiutò e fu sconfitta” viene detto nell’articolo di Paolo Girola. Ma è facile dare giudizi a posteriori, senza interrogarsi su come si presentavano i fatti a quel tempo.

“Una terra senza popolo per un popolo senza terra” è stato lo slogan che ha posto le basi del conflitto fra arabi e immigrati ebrei, e poi tra palestinesi e israeliani.

La Palestina sotto mandato britannico aveva una superficie di 26.625 kmq e una popolazione, ai primi del Novecento, di circa 700.000 abitanti, (nella quasi totalità arabi musulmani, drusi e cristiani). A titolo di confronto, la Sardegna, con una superficie di 24.100 kmq, all’epoca aveva circa 800.000 abitanti, e nessuno in Italia la considerava una terra vuota, senza popolo. Aggiungo che, sul finire dell’Ottocento, gli ebrei in Palestina erano solo alcune migliaia, di recente immigrazione.

Come mai nei secoli la presenza ebraica si era dissolta? L’emigrazione dal territorio che definiamo oggi Palestina era già cominciato ai tempi in cui sovrani ellenistici (tolomei e seleucidi) si contendevano tale terra, ma è diventato un esodo dopo che le due grandi rivolte ebraiche vennero soffocate nel sangue da Tito, nel 70 d.C., e da Adriano, nel 135 d.C. In particolare, un editto di Adriano bandì dal paese tutti gli ebrei sopravvissuti alla repressione e non fatti schiavi.

Dopo la dichiarazione di Balfour del 1917, prese inizio una crescente (e sempre più contrastata dai palestinesi) immigrazione ebraica che si fece un fiume impetuoso alla fine della Seconda guerra mondiale. In Palestina, ad inizio del 1948, secondo un censimento delle Nazioni Unite, la popolazione araba era di 1.237.000 persone, quella ebraica di 608.000. E qui giunse la proposta di spartizione dell’ONU.

Allo Stato di Israele vennero assegnati 14.910 kmq (56%), a quello arabo 11.500 kmq (43,2%), alla Zona internazionale, comprensiva di Gerusalemme (ove abitavano 200.000 persone, metà arabi e metà ebrei) poche centinaia di kmq (meno dell’1%).

Perché venne assegnata una quota significativamente maggiore a Israele quando gli ebrei erano la metà degli arabi? Si disse che una parte cospicua (40%) del territorio assegnato ad Israele era costituito dalle terre aride o desertiche del Negev, ma si trascura che erano di pertinenza israeliana la quasi totalità delle terre coltivabili (con l’80% dei terreni cerealicoli), situate nel tratto costiero, e le principali risorse idriche del paese. Inoltre, terre desertiche, sia pure di minore estensione, erano presenti anche nella parte araba.

Rilevante è stato un altro fatto. Nel territorio ove era maggioritaria la presenza ebraica, vivevano, in villaggi rurali, circa 400.000 arabi, e l’ONU li conteggiò (unitamente alla popolazione ebraica) per definire la dimensione del territorio da assegnare allo Stato di Israele senza però stabilire con chiarezza il loro destino. Anche se non detto esplicitamente, quegli arabi dovevano continuare a risiedere dove erano sempre vissuti, ma per Israele andavano espulsi per far posto al crescente numero di coloro che, nei porti europei, erano in attesa di partenza verso la nuova patria. E così ben preso (a inizio 1948) si cominciò a procedere alle espulsioni. Il massacro della popolazione del villaggio di Deir Yassin ad opera di uomini dell’Irgun e della Banda Stern (con l’appoggio di reparti dell’Haganah), avvenuto nell’aprile del 1948 (prima della nascita dello Stato di Israele, e dello scoppio della guerra) terrorizzò gli arabi e ne determinò un massiccio esodo. Fu questo fatto una delle principali cause del conflitto. Quando esso prese inizio, l’ONU impose una tregua e volle rendersi conto di quanto accadeva sul campo, inviando come mediatore il conte Bernadotte (diplomatico, nipote del re di Svezia). Questi però venne presto ucciso da alcuni uomini della Banda Stern (fra i quali c’era Yitzhak Shamir futuro primo ministro), e di fatto l’ONU finì per lavarsene le mani senza più fare nulla.

La ripartizione del territorio prevista dalle Nazioni Unite era palesemente iniqua e inaccettabile per gli arabi. Perché fu presa una tale decisione di parte? L’opinione pubblica occidentale vedeva negli immigrati ebrei gli scampati all’olocausto, ed era mossa da un sentimento di partecipazione all’impresa di quanti volevano costruirsi un proprio paese. Inoltre, molti europei, schierandosi con gli israeliani, cercavano di far dimenticare le proprie responsabilità, e il coinvolgimento o la colpevole disattenzione rispetto alle allora ancora recentissime politiche antisemite e i crimini che ne erano conseguiti.

Tutto comprensibile. Ma perché dovevano essere i palestinesi a pagarne il prezzo?


2 Commenti

  1. Giuseppe Ladetto parte da una mia frase su quanto è attuale la decsione ONU del 1948 che divideva la Terra Santa in due fra Arabi e Ebrei. Lo ringrazio delle ricostruzioni storiche , ma ovviamente nel mio articolo non ero entrato nei particolari eidenziando quanto fosse opportuno (non dico giusto) il principio dei due Stati, oggi da quasi tutti, compreso il nostro governo, invocato come soluzione di un dramma che si trascina da decenni. Se allora fosse stato accettato era comunque sempre meglio dell’attuale situazione in cui si trova l’Autorità palestinese con un territorio a macchia di leopardo che non può essere considerato la base per uno Stato e con la striscia di Gaza in mano ad Hamas. Un vecchio proverbio che si dovrebbe sempre applicare alla politica è che “il meglio è nemico del bene”. Le politiche di Netanyahu con la mano libera agli insediamenti di coloni israeliani nei territori palestinesi hanno l’oiettivo di rendere impossibile uno Stato palestinese in Cisgiordania. Ho l’impressione che l’obiettivo dei politici israeliani più oltranzisti e di buona parte dell’opinione pubblica è fare della sola Gaza una mini entità palestinese, fortemente controllata da Israele. IL problema oggi è di raggiungere una qualche tregua in cambio degl ostaggi, e fare una politica di raffozamento dell’Autorità palestinese cercando di aiutare a far emergere leader più credibili e favorendo politiche di sviluppo economico. Ma la maggioranza di Israele è d’accordo?

  2. Se questa è la storia. Ha ragione Hamas. Distruggiamo Israele. Mi sembra preoccupante che i Popolari arrivino a questa conclusione. Ma anche da noi regna la confusione.

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