Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
La rapida accelerazione degli eventi relativi alla guerra in Ucraina richiede una particolare attenzione. Tra gli altri pare a me trascurato il "piano di pace", o sedicente tale, proposto all'attenzione degli attori mondiali da parte della Cina. Tanto particolarmente esaltato dal sistema dei mass-media internazionali (non ultimo il nostro) quanto "bevuto e digerito" senza i necessari approfondimenti. La Cina, dopo le pressioni europee e occidentali ma non a seguito di esse, ha presentato ai governi dei principali Paesi interessati dagli eventi, per tramite della visita diretta dei propri diplomatici, un Articolato di 12 punti, preciso e dettagliato, definito affrettatamente dal citato sistema mediatico Piano di Pace per l'Ucraina. Un meticoloso approfondimento del tema attraverso i siti ufficiali consente di meglio precisare la natura dell'Articolato. Uso la definizione ufficiale cinese che parla di "Position Paper", cioè di un documento che definisce la questione Ucraina una "wenti", tradotto, un problema, una questione; presentando una possibile soluzione integrata in una serie di situazioni legate a equilibri internazionali da ridefinire secondo le intenzioni cinesi. In sintesi il documento esprime la posizione della Cina corrispondente ad un nuovo ordine mondiale multilaterale imperniato sul proprio ruolo di mediazione. Chiara la volontà ambiziosa di sostituire gli USA nel ruolo di poliziotto del globo.
Lo scenario di partenza contempera un aggressore, la Federazione Russa; un aggredito, l'Ucraina; i Paesi del mondo occidentale uniti nel sostenere politicamente, umanitariamente e militarmente il Paese aggredito; la Cina con un atteggiamento di "neutralità filo-russa"; i Paesi non allineati comprendenti, tra gli altri, India, Pakistan, Iran, Sud Africa, Iraq; i Paesi in accordo con la Federazione Russa, tra i quali Bielorussia, Corea del Nord, Siria. Appare di tutta evidenza come la grave anomalia che rallenta le soluzioni diplomatiche è dovuta alla circostanza non banale rappresentata dal fatto che la Federazione Russa è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, in altre parole il luogo dove siedono i Paesi vincitori della Seconda guerra mondiale, protagonisti degli accordi di Yalta nel 1945. Per la precisione la Federazione Russa occupa il seggio già dell'Unione Sovietica di Stalin e la Repubblica Popolare di Cina occupa il seggio di Taiwan (Repubblica di Cina) dal 1971.
Lo scenario attuale vede il Paese aggredito letteralmente raso al suolo nelle "Oblast" meridionali; milioni di profughi accolti dai Paesi europei; migliaia di deportati in Russia; minori "trafugati" con l'inganno in Russia; crimini di guerra da parte russa di vario genere riconosciuti dagli organismi internazionali; una condanna di Putin da parte del Tribunale Penale Internazionale con sede a L'Aja; una sconfitta militare della Russia sul campo, in rapporto agli obiettivi e accreditata dall'enorme divario di forze militari e di mezzi tra aggressore ed aggredito; una eroica resistenza degli Ucraini che combattono per la loro Patria; militari russi inviati al fronte come carne da macello; civili russi che protestano e tentano la fuga (e non conosciamo tutta la reale situazione); una inaspettata reazione dei resistenti russi ostili al dittatore; la solita retorica dissimulativa russa; continui bombardamenti missilistici russi su obiettivi civili; vari tentativi diplomatici ostaggio della situazione all'ONU precedentemente descritta; la annunciata controffensiva ucraina (già iniziata con vari "diversivi") e in ultimo, proprio perché più importante la missione Vaticana annunciata da papa Francesco. Non torno sulle responsabilità dei vari attori, ne abbiamo già dibattuto ampiamente.
Lo scenario futuribile è assai complicato da definire, occorre riflettere congiuntamente sulle attività e ambizioni geopolitiche ed economiche dei vari astanti mondiali unitamente a un ripasso storico metodico. In sintesi muovendo le considerazioni a partire dai cinque "membri permanenti" si può affermare che gli USA vogliono mantenere il ruolo di regia mondiale, ruolo ausiliato dal vassallaggio britannico, teso a indebolire l'Europa (Brexit docet), la Francia manifesta improbabili ruoli da "grandeur" mediatrice senza "arte né parte", la Federazione Russa vorrebbe ricostruire un ruolo da potenza mondiale ma con il suo PIL, espressione del fallimento del socialismo reale e del capitalismo oligarchico, è riuscita solo a mettere in difficoltà i clienti europei e a diventare vassallo cinese.
La Repubblica Popolare Cinese merita una sintesi attenzionata in forma diversa. La lunga marcia cinese muove da lontano. Jiang Zemin avviò la stagione del "capitalismo comunista" alla fine dello scorso millennio, con indubbi risultati. Aprì le porte della Cina agli imprenditori occidentali, comprando brevetti, "avviamenti" e messa in servizio (complici per l'Italia allora D'Alema e Ciampi). Deviò i corsi dei fiumi a fini energetici, industrializzò il Paese sfruttando combustibili fossili al prezzo che oggi conosciamo (nel 2001 in quel di Fiesole, guardato con sufficienza da Letta, Pistelli & C., preconizzai questi esiti a Michele Salvati). Traghettò il paese nel WTO (presidente Ruggero) e beneficiò del "rientro in sede" di Hong Kong, allora la piazza finanziaria delle arrembanti "tigri asiatiche", tutto ciò senza contropartita occidentale rispetto ai diritti civili. Ricordiamo Piazza Tienanmen, il controllo di stato delle nascite (con gli omicidi di stato comminati agli incolpevoli neonati "illegali" attraverso siringhe nel cervello), la deportazione obbligata dei contadini nelle fabbriche, la "campagna acquisti" nell'Africa sud sahariana ricca di materie prime e metalli preziosi (senza contropartita sociale per i residenti). In verità una contropartita c'è: i cinesi ci stanno comprando a suon di valige piene di denaro contante. E noi vendiamo tutto! Oggi la Cina compete con gli USA non solo per il dominio del mondo ma soprattutto per il primato della produzione interna lorda. Senza ledere i diritti di ognuno di scegliersi il proprio modello di sviluppo pare a me una totale assenza di lungimiranza favorire simili percorsi in un mondo globalizzato e interdipendente. In particolare senza chiedere il rispetto di regole condivise, ovviamente con la sola finalità del ritorno economico. Molto liberale, molto liberista ma per nulla sostenibile. La storia ci invita a riflettere sui ruoli di Nixon e Kissinger negli anni settanta circa lo sdoganamento della Cina all'ONU e sui ruoli della famiglia Bush e di Clinton alla fine dello scorso millennio.
Oggi la Repubblica Popolare di Cina continua il metodo confuciano dell'"attesa operosa sulla riva del fiume", aspettando il passaggio successivo e continuativo dei cadaveri degli avversari. Il "Position Paper" né è una prova accertata. Certo non è suo interesse favorire un prolungamento del conflitto ucraino, l'eccessivo logoramento dei "clienti" commerciali europei e del competitor statunitense non gioverebbe alla bilancia commerciale né al proprio sviluppo: troppo logoramento no, quanto basta per indebolire e distrarre. Ecco quindi dopo un anno di guerra determinarsi le condizioni per un ruolo da mediatore: forzando un po' ma non troppo la situazione nello stretto di Taiwan attraverso esibizioni muscolari controllate. Gli USA mantengono un equilibrio di forze navali nello stretto tali da dissuadere ogni eccesso. Oggi la Repubblica Popolare di Cina tiene sotto scacco (virtuale) gli USA contemporaneamente sullo scacchiere europeo orientale e nel mare cinese, senza forzare rapporti inevitabilmente necessari; si garantisce approvvigionamenti strutturali di gas e petrolio dalla Federazione Russa attraverso la sua politica di neutralità filo-russa; mantiene rapporti di buon vicinato con il mondo occidentale tramite prudenti e oculati voti alle risoluzioni (o a parte di esse) dell'ONU; sviluppa rapporti di interessenza politica ed economica con i Paesi non allineati o comunque di area asiatica, tenta la promozione di rapporti di cooperazione con i paesi europei (la via della seta). In sintesi ha una chiara visione del proprio ruolo geopolitico nel terzo millennio. Gli USA non sono distratti nel seguire queste evoluzioni, solo un po' appesantiti da un ruolo egemone di lungo corso che necessita di un continuo aggiornamento di pensiero e di attenzione, oltre che di denari e investimenti. Il pericolo più importante promana dalla crisi della democrazia che condividono con i partner europei ed occidentali in genere. La quale rimanda all'incapacità di governare le "società del benessere". E l'Europa? Ha una visione comune di geopolitica e geoeconomia? Ha piena avvertenza della sfida del terzo millennio portata dalla "rivoluzione informatica" alimentata dalle nuove tecnologie militari e civili bisognose di metalli preziosi estratti dalle terre rare? Oltre alla crisi di democrazia e all'incapacità di governare le "società del benessere" che trascina con sé lo squilibrio dei modelli di Welfare-State europei, condivide con gli USA una decadenza di pensiero e di qualità del personale politico ed in generale di classe dirigente all'apparenza ineluttabile, comunque ostaggio di multinazionali e poteri vari, economici e non solo. In una parola l'Europa Politica semplicemente non esiste.
Tuttavia penso che la strada per risorgere da tanto disfacimento sia segnata. Occorre acquisirne la consapevolezza. Penso che l'Europa politica delineata da De Gasperi, Schumann e Adenauer, già prefigurata da Sturzo e Monnet sia ormai una inderogabile necessità, per il mondo e per i popoli europei, vittime di una forzata transizione dalla stagione dei doveri alla prefigurata era dei diritti, scollegati da qualsiasi etica morale. Le ragioni della sintesi morale, civile, culturale, politica, economica, sociale e di libera convivenza dei popoli europei trovano fondamento nell'era di molto antecedente al periodo "carolingio", l'era romanica e congiuntamente cristiana che, partendo da Roma, superò la civiltà celtica preesistente, unificando l'Europa dalla penisola iberica alla penisola anatolica e oltre, dalla regione nord sahariana al mare del nord, isola britannica compresa. Ovunque in quelle regioni si trova un ponte, un acquedotto, un arco, una villa, a testimonianza di una civiltà, romanica e poi cristiana capace di permeare gli usi, i costumi, le lingue derivate dal latino (altro che esperanto) senza cancellare tradizioni e culture locali. Tutto servito dal Diritto Romano fondamento di ogni moderno ordine giuridico. Roma "caput mundi", ma anche Italia. Può ripartire da Roma un percorso di unità europea? Certo che sì! Nonostante la peggior classe politica del vecchio continente. Non ci sono solo Meloni, Conte, Letta, Berlusconi, La Russa (sigh!), Salvini, Bonelli. Fortunatamente ci sono anche Mattarella, autorità morale, civile, istituzionale appena insignito del premio Paolo VI da papa Francesco in persona, Draghi, … pochi altri, in vista! Nascosti nei loro ruoli quotidiani invece vi sono molte persone con la testa sul collo e i neuroni funzionanti, liberi e forti come appellava Sturzo, se solo fossero aiutati da un sano "POPOLARISMO" e trovassero appiglio in una sana proposta politica da esso derivante!
Resta in prima fila la guerra in Ucraina. Confido in Papa Francesco e soprattutto nello Spirito Santo che soffia dove vuole e non si sa da dove viene e dove va. Penso realisticamente sulla base degli scenari riflettuti che il Tiranno verrà abbattuto, poco importa se dagli ucraini, dalla resistenza russa, dagli oligarchi stanchi di subire il despota senza vie di uscita o da un drone sfuggito ai controlli. Ciò che si profila è un paese sull'orlo del baratro che andrà aiutato come fu aiutata la Germania post nazista. Probabilmente con le stesse modalità. La regione occidentale ad influenza Statunitense (e forse europea), quella orientale ad influenza Cinese. Usa e Cina non faticherebbero a trovare un accordo, se non l'hanno già trovato. L'Ucraina verrà ricostruita, diverrà a tutti gli effetti membro della Unione Europea e della futura nuova Nato che si occuperà di denuclearizzare il mondo in accordo con la Cina (la cui filosofia di potenza non necessita di nucleare). India, Pakistan, Brasile, Emirati Arabi e tutti gli altri avranno un ruolo nel nuovo ordine internazionale che sostituirà i Patti di Yalta, magari con i Patti di Odessa.......FantaGeoPolitica? Chissà.
La rapida accelerazione degli eventi relativi alla guerra in Ucraina richiede una particolare attenzione. Tra gli altri pare a me trascurato il "piano di pace", o sedicente tale, proposto all'attenzione degli attori mondiali da parte della Cina. Tanto particolarmente esaltato dal sistema dei mass-media internazionali (non ultimo il nostro) quanto "bevuto e digerito" senza i necessari approfondimenti. La Cina, dopo le pressioni europee e occidentali ma non a seguito di esse, ha presentato ai governi dei principali Paesi interessati dagli eventi, per tramite della visita diretta dei propri diplomatici, un Articolato di 12 punti, preciso e dettagliato, definito affrettatamente dal citato sistema mediatico Piano di Pace per l'Ucraina. Un meticoloso approfondimento del tema attraverso i siti ufficiali consente di meglio precisare la natura dell'Articolato. Uso la definizione ufficiale cinese che parla di "Position Paper", cioè di un documento che definisce la questione Ucraina una "wenti", tradotto, un problema, una questione; presentando una possibile soluzione integrata in una serie di situazioni legate a equilibri internazionali da ridefinire secondo le intenzioni cinesi. In sintesi il documento esprime la posizione della Cina corrispondente ad un nuovo ordine mondiale multilaterale imperniato sul proprio ruolo di mediazione. Chiara la volontà ambiziosa di sostituire gli USA nel ruolo di poliziotto del globo.
Lo scenario di partenza contempera un aggressore, la Federazione Russa; un aggredito, l'Ucraina; i Paesi del mondo occidentale uniti nel sostenere politicamente, umanitariamente e militarmente il Paese aggredito; la Cina con un atteggiamento di "neutralità filo-russa"; i Paesi non allineati comprendenti, tra gli altri, India, Pakistan, Iran, Sud Africa, Iraq; i Paesi in accordo con la Federazione Russa, tra i quali Bielorussia, Corea del Nord, Siria. Appare di tutta evidenza come la grave anomalia che rallenta le soluzioni diplomatiche è dovuta alla circostanza non banale rappresentata dal fatto che la Federazione Russa è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, in altre parole il luogo dove siedono i Paesi vincitori della Seconda guerra mondiale, protagonisti degli accordi di Yalta nel 1945. Per la precisione la Federazione Russa occupa il seggio già dell'Unione Sovietica di Stalin e la Repubblica Popolare di Cina occupa il seggio di Taiwan (Repubblica di Cina) dal 1971.
Lo scenario attuale vede il Paese aggredito letteralmente raso al suolo nelle "Oblast" meridionali; milioni di profughi accolti dai Paesi europei; migliaia di deportati in Russia; minori "trafugati" con l'inganno in Russia; crimini di guerra da parte russa di vario genere riconosciuti dagli organismi internazionali; una condanna di Putin da parte del Tribunale Penale Internazionale con sede a L'Aja; una sconfitta militare della Russia sul campo, in rapporto agli obiettivi e accreditata dall'enorme divario di forze militari e di mezzi tra aggressore ed aggredito; una eroica resistenza degli Ucraini che combattono per la loro Patria; militari russi inviati al fronte come carne da macello; civili russi che protestano e tentano la fuga (e non conosciamo tutta la reale situazione); una inaspettata reazione dei resistenti russi ostili al dittatore; la solita retorica dissimulativa russa; continui bombardamenti missilistici russi su obiettivi civili; vari tentativi diplomatici ostaggio della situazione all'ONU precedentemente descritta; la annunciata controffensiva ucraina (già iniziata con vari "diversivi") e in ultimo, proprio perché più importante la missione Vaticana annunciata da papa Francesco. Non torno sulle responsabilità dei vari attori, ne abbiamo già dibattuto ampiamente.
Lo scenario futuribile è assai complicato da definire, occorre riflettere congiuntamente sulle attività e ambizioni geopolitiche ed economiche dei vari astanti mondiali unitamente a un ripasso storico metodico. In sintesi muovendo le considerazioni a partire dai cinque "membri permanenti" si può affermare che gli USA vogliono mantenere il ruolo di regia mondiale, ruolo ausiliato dal vassallaggio britannico, teso a indebolire l'Europa (Brexit docet), la Francia manifesta improbabili ruoli da "grandeur" mediatrice senza "arte né parte", la Federazione Russa vorrebbe ricostruire un ruolo da potenza mondiale ma con il suo PIL, espressione del fallimento del socialismo reale e del capitalismo oligarchico, è riuscita solo a mettere in difficoltà i clienti europei e a diventare vassallo cinese.
La Repubblica Popolare Cinese merita una sintesi attenzionata in forma diversa. La lunga marcia cinese muove da lontano. Jiang Zemin avviò la stagione del "capitalismo comunista" alla fine dello scorso millennio, con indubbi risultati. Aprì le porte della Cina agli imprenditori occidentali, comprando brevetti, "avviamenti" e messa in servizio (complici per l'Italia allora D'Alema e Ciampi). Deviò i corsi dei fiumi a fini energetici, industrializzò il Paese sfruttando combustibili fossili al prezzo che oggi conosciamo (nel 2001 in quel di Fiesole, guardato con sufficienza da Letta, Pistelli & C., preconizzai questi esiti a Michele Salvati). Traghettò il paese nel WTO (presidente Ruggero) e beneficiò del "rientro in sede" di Hong Kong, allora la piazza finanziaria delle arrembanti "tigri asiatiche", tutto ciò senza contropartita occidentale rispetto ai diritti civili. Ricordiamo Piazza Tienanmen, il controllo di stato delle nascite (con gli omicidi di stato comminati agli incolpevoli neonati "illegali" attraverso siringhe nel cervello), la deportazione obbligata dei contadini nelle fabbriche, la "campagna acquisti" nell'Africa sud sahariana ricca di materie prime e metalli preziosi (senza contropartita sociale per i residenti). In verità una contropartita c'è: i cinesi ci stanno comprando a suon di valige piene di denaro contante. E noi vendiamo tutto! Oggi la Cina compete con gli USA non solo per il dominio del mondo ma soprattutto per il primato della produzione interna lorda. Senza ledere i diritti di ognuno di scegliersi il proprio modello di sviluppo pare a me una totale assenza di lungimiranza favorire simili percorsi in un mondo globalizzato e interdipendente. In particolare senza chiedere il rispetto di regole condivise, ovviamente con la sola finalità del ritorno economico. Molto liberale, molto liberista ma per nulla sostenibile. La storia ci invita a riflettere sui ruoli di Nixon e Kissinger negli anni settanta circa lo sdoganamento della Cina all'ONU e sui ruoli della famiglia Bush e di Clinton alla fine dello scorso millennio.
Oggi la Repubblica Popolare di Cina continua il metodo confuciano dell'"attesa operosa sulla riva del fiume", aspettando il passaggio successivo e continuativo dei cadaveri degli avversari. Il "Position Paper" né è una prova accertata. Certo non è suo interesse favorire un prolungamento del conflitto ucraino, l'eccessivo logoramento dei "clienti" commerciali europei e del competitor statunitense non gioverebbe alla bilancia commerciale né al proprio sviluppo: troppo logoramento no, quanto basta per indebolire e distrarre. Ecco quindi dopo un anno di guerra determinarsi le condizioni per un ruolo da mediatore: forzando un po' ma non troppo la situazione nello stretto di Taiwan attraverso esibizioni muscolari controllate. Gli USA mantengono un equilibrio di forze navali nello stretto tali da dissuadere ogni eccesso. Oggi la Repubblica Popolare di Cina tiene sotto scacco (virtuale) gli USA contemporaneamente sullo scacchiere europeo orientale e nel mare cinese, senza forzare rapporti inevitabilmente necessari; si garantisce approvvigionamenti strutturali di gas e petrolio dalla Federazione Russa attraverso la sua politica di neutralità filo-russa; mantiene rapporti di buon vicinato con il mondo occidentale tramite prudenti e oculati voti alle risoluzioni (o a parte di esse) dell'ONU; sviluppa rapporti di interessenza politica ed economica con i Paesi non allineati o comunque di area asiatica, tenta la promozione di rapporti di cooperazione con i paesi europei (la via della seta). In sintesi ha una chiara visione del proprio ruolo geopolitico nel terzo millennio. Gli USA non sono distratti nel seguire queste evoluzioni, solo un po' appesantiti da un ruolo egemone di lungo corso che necessita di un continuo aggiornamento di pensiero e di attenzione, oltre che di denari e investimenti. Il pericolo più importante promana dalla crisi della democrazia che condividono con i partner europei ed occidentali in genere. La quale rimanda all'incapacità di governare le "società del benessere". E l'Europa? Ha una visione comune di geopolitica e geoeconomia? Ha piena avvertenza della sfida del terzo millennio portata dalla "rivoluzione informatica" alimentata dalle nuove tecnologie militari e civili bisognose di metalli preziosi estratti dalle terre rare? Oltre alla crisi di democrazia e all'incapacità di governare le "società del benessere" che trascina con sé lo squilibrio dei modelli di Welfare-State europei, condivide con gli USA una decadenza di pensiero e di qualità del personale politico ed in generale di classe dirigente all'apparenza ineluttabile, comunque ostaggio di multinazionali e poteri vari, economici e non solo. In una parola l'Europa Politica semplicemente non esiste.
Tuttavia penso che la strada per risorgere da tanto disfacimento sia segnata. Occorre acquisirne la consapevolezza. Penso che l'Europa politica delineata da De Gasperi, Schumann e Adenauer, già prefigurata da Sturzo e Monnet sia ormai una inderogabile necessità, per il mondo e per i popoli europei, vittime di una forzata transizione dalla stagione dei doveri alla prefigurata era dei diritti, scollegati da qualsiasi etica morale. Le ragioni della sintesi morale, civile, culturale, politica, economica, sociale e di libera convivenza dei popoli europei trovano fondamento nell'era di molto antecedente al periodo "carolingio", l'era romanica e congiuntamente cristiana che, partendo da Roma, superò la civiltà celtica preesistente, unificando l'Europa dalla penisola iberica alla penisola anatolica e oltre, dalla regione nord sahariana al mare del nord, isola britannica compresa. Ovunque in quelle regioni si trova un ponte, un acquedotto, un arco, una villa, a testimonianza di una civiltà, romanica e poi cristiana capace di permeare gli usi, i costumi, le lingue derivate dal latino (altro che esperanto) senza cancellare tradizioni e culture locali. Tutto servito dal Diritto Romano fondamento di ogni moderno ordine giuridico. Roma "caput mundi", ma anche Italia. Può ripartire da Roma un percorso di unità europea? Certo che sì! Nonostante la peggior classe politica del vecchio continente. Non ci sono solo Meloni, Conte, Letta, Berlusconi, La Russa (sigh!), Salvini, Bonelli. Fortunatamente ci sono anche Mattarella, autorità morale, civile, istituzionale appena insignito del premio Paolo VI da papa Francesco in persona, Draghi, … pochi altri, in vista! Nascosti nei loro ruoli quotidiani invece vi sono molte persone con la testa sul collo e i neuroni funzionanti, liberi e forti come appellava Sturzo, se solo fossero aiutati da un sano "POPOLARISMO" e trovassero appiglio in una sana proposta politica da esso derivante!
Resta in prima fila la guerra in Ucraina. Confido in Papa Francesco e soprattutto nello Spirito Santo che soffia dove vuole e non si sa da dove viene e dove va. Penso realisticamente sulla base degli scenari riflettuti che il Tiranno verrà abbattuto, poco importa se dagli ucraini, dalla resistenza russa, dagli oligarchi stanchi di subire il despota senza vie di uscita o da un drone sfuggito ai controlli. Ciò che si profila è un paese sull'orlo del baratro che andrà aiutato come fu aiutata la Germania post nazista. Probabilmente con le stesse modalità. La regione occidentale ad influenza Statunitense (e forse europea), quella orientale ad influenza Cinese. Usa e Cina non faticherebbero a trovare un accordo, se non l'hanno già trovato. L'Ucraina verrà ricostruita, diverrà a tutti gli effetti membro della Unione Europea e della futura nuova Nato che si occuperà di denuclearizzare il mondo in accordo con la Cina (la cui filosofia di potenza non necessita di nucleare). India, Pakistan, Brasile, Emirati Arabi e tutti gli altri avranno un ruolo nel nuovo ordine internazionale che sostituirà i Patti di Yalta, magari con i Patti di Odessa.......FantaGeoPolitica? Chissà.
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