Giorgio Merlo, Giuseppe Novero – Le parole che contano



Aldo Novellini    15 Dicembre 2022       1

“Le parole che contano, conversazioni contemporanee” (Edizioni lavoro) di Giorgio Merlo e Giuseppe Novero, è un libro che svolge una riflessione sulla nostra società. Lo evidenzia nella prefazione il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, parlando di un mosaico che spazia sui principali temi del nostro tempo.

Un percorso che si snoda lungo undici interviste, ciascuna caratterizzata da una parola chiave: politica, identità, etica, valori, giustizia ma anche straniero, comunità, giovani, condivisione, tutela sociale e populismo. I due autori pongono le domande e gli interlocutori, la cui esperienza di vita si collega, in qualche modo, alla parola prescelta provano a fornire delle risposte.

I termini prescelti, che fanno da filo conduttore nelle diverse interviste, sono in larga parte quelli che più alimentano il dibattito pubblico e che, in fondo, per quello che rappresentano, accompagnano più di tanti altri la nostra stessa esistenza. Tra gli intervistati troviamo  mons. Derio Olivero, Giancarlo Caselli, Guido Bodrato, Annamaria Furlan. Il personaggio interpellato ci offre le proprie considerazioni sul termine preso in esame, meditando sulla sua portata sia nella nostra vita quotidiana che nella società odierna. Parole essenziali su cui viene fatto il punto. Mai, ovviamente, in maniera apodittica, poiché si tratta, sempre e comunque, della personale interpretazione offerta dal singolo intervistato. Ne scaturiscono però tanti motivi per possibili approfondimenti. Elementi su cui innestare successive elaborazioni, a supporto di un ragionamento, fosse anche con motivazioni diverse e contrarie rispetto a quanto è stato affermato.

Si parla quindi di povertà e di disuguaglianze, di una democrazia rappresentativa in crisi, di una giustizia spesso incapace di essere giusta, di una precarietà esistenziale che fa intravedere il futuro più come una minaccia che come una promessa, di una deriva populista che pone a rischio la stessa convivenza civile. Un populismo spesso alimentato dal ceto politico stesso. Coglie bene l'essenza di questo fenomeno l'ex segretario Udc, Marco Follini, con l'esempio di una classe dirigente che invece di mantenere saldo il timone come farebbe un buon ammiraglio veste inopinatamente i panni del pirata e anziché guidare la nave sulla giusta rotta la mette addirittura in pericolo.

Una classe politica che abdica ai suoi compiti perché priva di solidi ancoraggi culturali e forse anche etici. Il gesuita Francesco Occhetta fa notare che la politica non può ridursi a mera funzionalità, dimenticando di essere una forma dello spirito umano. <<Il mondo – sottolinea - ha bisogno di politiche di pace e pacificate. Su questo versante tocca ai cattolici agire, pensare e dare l'esempio. Laicamente e senza imposizioni, ma con le armi della convinzione e dell'esempio quotidiano>>.

Parole che contano, dunque, e che possono magari aiutarci a riflettere anche su un certo individualismo edonista che ha pervaso la nostra società. Una traiettoria nella quale sembra talvolta smarrirsi il senso del “noi”, di un grande progetto collettivo, a profitto invece di una dimensione dominata da un “io”, nel quale non si riesce poi a trovare risposte adeguate. Lo ricorda Johnny Dotti, pedagogista ed imprenditore sociale, parlando di condivisione: <<il bene più grande non è la strada dei diritti individuali; è la strada del sentire concreto comune>>.


1 Commento

  1. Ogni qualvolta vengono affrontate le questioni esposte nel volume, ottimamente recensito dall’articolista, si ripropone l’irrisolto problema degli elettori e degli eletti.
    Tuttavia,se é innegabile che sono gli elettori a scegliere i loro rappresentanti, lo è altrettanto che i rappresentati dovrebbero essere consapevoli del loro dovere di essere “migliori” dei loro elettori, soprattutto tenendo conto dell’interesse generale, con programmi di lungo respiro e non piegati ad interessi meramente elettorali.
    Inoltre, gli eletti dovrebbero darsi il coraggio di andare anche contro le aspettative degli elettori se queste confliggessero con l’interesse generale.

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