Verità semplici e domande scomode



Paolo Girola    11 Maggio 2022       4

«Nessuno ha la verità in tasca, e la verità è una strada, ma ci sono verità semplici. Gli eroi sono quelli che non uccidono. E guerra più guerra non fa pace» ha critto in un editoriale pieno di semplici ma amare verità il direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio.

Verità semplici eppure così difficili da accettare a Est come a Ovest. Certo le armi servono anche al popolo ucraino per difendersi dall’aggressore russo, ma la guerra per procura che gli USA combattono in Ucraina è innanzitutto per fiaccare il nemico russo e quindi deve durare. I grandi strateghi della guerra e delle armi pensano forse a una resa senza condizioni di Putin, come quella imposta all’Italia fascista nel 1943?

Questo sarebbe più realistico che cercare una tregua a tutti i costi e in tutti i modi?

Provo una amara e preoccupata delusione nel vedere l’Europa e lo stesso governo italiano cobelligeranti.

Si rimprovera al Papa il tentativo di riportare le parti a un tavolo autorevole di trattative. Ma si vogliono vere trattative dalle due parti?

Non è più tempo di insulti al gerarca del Cremlino è tempo di trovare interlocutori anche a Mosca, al di là di Putin. Con intelligenza e purezza politica. C’erano persino nella Germania nazista, ma non furono presi sul serio e così il povero colonnello Stauffenberg, l’eroe che mise la bomba sotto il tavolo di Hitler, fece la fine di centinaia di altri cospiratori abbandonati dagli alleati, invisi a Stalin che la guerra voleva continuarla fino a conquistare l’Europa orientale. E poco gli importava se su milioni di cadaveri di soldati russi (e ovviamente tedeschi). Naturalmente non auspico l’eliminazione fisica di Putin né un colpo di Stato, ma ogni possibile strada per favorire la ripresa di una dialettica democratica in Russia. Ci vorrà del tempo? Né l’impazienza né la violenza sono virtù politiche, disse Maritain.

E ancora il grande filosofo cristiano, mentre infuriava la guerra civile spagnola e si intravvedeva sullo sfondo il secondo conflitto mondiale, ricordava come “ogni guerra è una catena di abissi, di cui solo Dio ha la chiave, e fa anche balenare l’illusione che delle forze oscure, nella bancarotta della ragione, risolveranno l’insolubile”.

Non è realismo quello di Putin che brucia migliaia di vite umane, compresi giovani russi, e risorse che dovrebbe destinare al suo popolo per una oscura volontà di potenza, per un timore codardo dell’altro di fronte al quale spalanca un mondo di tenebra. Ne vale la pena? Tutto questo sangue, questa disperazione, tutta la tragedia consumata: per cosa?

Pensava realmente che la NATO lo avrebbe aggredito? E questo sarebbe un grande leader?

Ma dall’altra anche l’Europa, e con lei la NATO, cioè noi, avevamo solo una strada di fronte? Armarci sempre di più e avvicinarci alla Russia?

E le sanzioni, ora che sono state emesse, non potrebbero essere una efficace contropartita nella ricerca vera della pace?

Perché abbandonare la ragione e la ragionevolezza per la forza?

Perché non pensare che Putin non è la Russia e che la Russia non è Putin?

Di fronte alla guerra le più elementari norme della morale sembrano vuote e farisaiche, eppure la guerra è innanzitutto un male spirituale. Un male che infetta tutti coloro che vi ricorrono.

Questo bisogna dire al popolo russo. La guerra preventiva di Putin è un principio pagano che non può invocare nemmeno il principio della legittima difesa, e porta su di sé la responsabilità dei mali e degli eccessi d’ogni sorta generati dal conflitto.

L’Europa, io penso, avrebbe invece il compito di tirar fuori il popolo ucraino da questa tenebra il più in fretta possibile. Cercare di non prolungare il conflitto in ogni modo.

Purtroppo, quando il male è stato fatto non resta che la scelta fra decisioni terribili.


4 Commenti

  1. C’e un invasore ed un Paese invaso. Ma pensa proprio che gli ucraini combattano c/ terzi ? e quindi assimilabili ai mercenari!!! Certo era più semplice e rapido lasciare mano libera a Putin e trasferire come avevano proposto gli Americani il Presidente eletto democraticamente fuori dall’Ucraina e… il problema era risolto in 8 gg.!!!

  2. Egr. P. Girola,
    va Lei a dire al popolo russo che ‘’la guerra è un male che infetta tutti‘’? Va il sig. M. Tarquinio? Va Papa Francesco che non si è mosso quando si sapeva addirittura l’ora e il giorno dell’aggressione all’Ucraina? Imitando un grande Papa, Leone Magno, quello sì grande, a far disarmare l’Unno di turno? Le sue come quelle di molti altri sono solo parole vane e vuote. Tutti condanniamo la guerra e tutti non la vorremmo. Ma Lei assisterebbe senza far nulla al massacro della sua famiglia e alla distruzione della sua casa? Non riterrebbe un atto d’amore salvare figli e moglie, molto più che un dovere? Ripeto: Lei come M. Tarquinio e molti altri siete capaci solo di parole, stando al caldo dei vostri palazzi!

  3. Non ho subito commentato, ma questi commenti mi ricordano quanto gli allora leader europei in guerra durante la Prima Guerra Mondiale dissero delle parole di papa Benedtto XV sulla “inutile strage”. Persino illustri intellettuali cattolici francesi, in testa Leon Bloy lo criticarono duramente. E in un carteggio fra Massignon e Maritain quest’ultimo racconta scandalzzato di un articolo pubblicato da Bloy in cui definiva il Papa “Pilato XV”. In una lettera al cardinale Billot Maritan commentava: “Sono convinto che quello che è da deplorare non è l’imparzialità della Santa Sede, ma al contario l’attitudine puramente ed esclusiamente nazionalista di molti cattolici e clero dei diversi Paesi”.
    La guerra è un mostro che va fermato all’inizio e non c’è stata la volontà di farlo. Gli Ucraini non combattono ovviamente conto terzi, ma gli Usa, i loro principali sponsor, non hanno mai cercato di farla finire al più presto. Tutti ora ammettono che gli interessi di Usa e Europa divergono.
    Inveve di pensare di menare le mani bisognerebbe tornare alla politica, parlarsi fra popoli e classi dirigenti. Oppure pensiamo che sia inutile? Non vrrei che il secolo XXI fosse per l’Europa come il XIX e fino alla prima metà del XX, un secolo e mezzo di continue guerre di aggressione e ovviamente di difesa, Un periodo in cui ogni controversia o rivendicazione nazional-territoriale si risolveva con le armi (compreso il nostro Risorgimento di cui il facismo fu l’ineviabile epilogo nazionalista).Non sarò mai fra quelli che si mettono l’elmetto e si siedono davanti alla TV.

  4. Egr. P. Girola, se i commenti ricevuti le ricordano quel che successe nella I Guerra Mondiale significa che non ha ben in mente quel che accadde allora. La prima fu una guerra imperialista in un contesto sociale di rivendicazioni nazionaliste completamente diverse dalla invasione di Vladimir Putin alla ricerca della restaurazione di un impero che fu. Non è solo una guerra-aggressione di un’altra nazione libera ed indipendente, ma un progetto assolutamente antistorico, e per questo assolutamente illogico che costa miglia di vittime innocenti, di deportati, di distruzioni e di stragi. Forse val la pena ricordarle che la Russia attuale ha preso parte a ben 13 guerre in dieci anni. Se Lei condivide il programma di V. Putin può sempre andare a dare una mano combattendo con il suo esercito invasore. Quanto a Papa Francesco da cattolico da sempre e penso per sempre rimpiango chi nella Chiesa si limita solo alle parole di fronte alle stragi.

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