Ucraina, quali prospettive?



Aldo Novellini    18 Marzo 2022       1

Prima di tutto, occorre fermare la guerra. Prima che sia troppo tardi per farlo. Non vogliamo neanche pensare che il presidente russo, Vladimir Putin si lanci in un'escalation che, a quel punto, ci farebbe piombare in un conflitto generalizzato. Peraltro anche il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, eroico nella sua leadership in un Paese assediato, deve rendersi conto che è impossibile per l'Occidente aderire alla richiesta di una no fly zone. Significherebbe giungere ad uno scontro diretto tra Russia e Stati Uniti; in pratica la Terza guerra mondiale.

Con questo non si sta dicendo che aggressore ed aggredito sono messi sullo stesso piano: i fatti parlano chiaro e si sa benissimo di chi sono le responsabilità. Si vuole però dire che adesso bisogna trovare una via di uscita e che essa prevede necessariamente qualche forma di compromesso. Già, ma che di tipo? Quale può essere il punto di caduta per questi due contendenti che si stanno affrontando duramente?

La grande novità di questi ultimi giorni è la constatazione da parte di Zelensky che per l'Ucraina non c'è spazio nella Nato. Una presa di coscienza di notevole caratura politica che c'è da sperare venga colta da Mosca. Per ora russi ed ucraini nei loro incontri - visto il clima, è già positivo che si siano incontrati – hanno soltanto confermato la distanza che li separa. E' emersa una narrazione opposta e, per certi versi, almeno da parte russa, del tutto infondata. Anzi, totalmente assurda. Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, che pure è ritenuto un moderato (figurarsi gli altri), forse immaginando che l'Ucraina sia una semplice provincia moscovita e non una nazione indipendente, ha addirittura negato l'invasione. Il lupo, insomma, che come nella favola di Fedro incolpa l'agnello.

Al di là di tutto, e fermo restando che è impossibile fare previsioni sul futuro di questo conflitto, è lecito iniziare a chiedersi come uscirne. In un recente editoriale sul Sole 24 Ore, Ugo Tramballi poneva una secca alternativa: Finlandia o Bielorussia. Analisi azzeccata. Per l'Ucraina sembrano prospettarsi questi due possibili scenari: Helsinki, la neutralità, o Minsk, l'asservimento. Probabile che Putin auspichi la seconda ipotesi: rovesciare Zelensky ed installare un governo fantoccio con un Quisling ucraino al suo servizio. Un figuro del tutto simile all'originale Vidkun Quisling, il famoso collaborazionista dei tedeschi nella Norvegia del 1940. Un figuro che come accadde al suo predecessore nordico, non riuscirà a tenere in pugno l'Ucraina. Dopo questa strenua resistenza, ben oltre il limite del possibile, è infatti da scartare che gli ucraini possano piegarsi ad un leader amico di Putin. In ogni modo per i russi sarebbe una vittoria di Pirro, dovendosi confrontarsi con una popolazione ostile perennemente pronta alla guerriglia e al sabotaggio.

La seconda ipotesi è quella di un'assoluta neutralità: Finlandia, per l'appunto. E Zelensky accantonando la Nato sta probabilmente avvicinandosi a questa soluzione che non esclude l'approdo nell'Unione europea. Quanto al Donbass, si tratta, come si è già detto, di verificare la volontà della maggioranza dei suoi abitanti. Una modalità che se gestita con una libera consultazione, sotto lo sguardo di osservatori Onu, potrebbe risolvere molte cose. Forse se Kiev avesse concesso per tempo qualche forma di autonomia alle regioni russofone la situazione non si sarebbe radicalizzata fino a questo punto.

Adesso è comunque giunto il momento di fare dei passi concreti verso una soluzione concordata. E per intraprendere questo cammino sembra necessaria la presenza di un mediatore. Va lodata la buona volontà di Israele e della Turchia ma pare difficile che possa bastare. Serve un salto di qualità. Dovrebbe magari muoversi la Cina che ne guadagnerebbe in prestigio. Oppure ci vorrà un intervento dell'Onu, con un arbitraggio internazionale che agevoli la ricerca dell'indispensabile compromesso. Fermarsi prima del baratro è vitale per tutti. Anche per la Russia.


1 Commento

  1. E’ desiderio generalizzato che al più presto inizi una trattativa che faccia cessare questa orrenda mattanza.
    Tuttavia, passato, almeno in parte, lo stordimento causato da questa improvvisa deflagrazione bellica, viene da chiedersi come mai l’Occidente in generale e tutti gli Stati che lo compongono abbiano sottovalutato le probabili reazioni che sarebbero seguite all’implosione dell’ex URSS.
    Alla luce della storia della nascita della Russia e dell’ex impero zarista c’era da attendersi che, dopo il tracollo dell’URSS con la perdita di imponenti territori da sempre considerati parte integrante dell’impero russo, si sarebero risvegliati antichi e radicati sentimenti di rivalsa ammantati di suggestioni religiose.
    E’ un imprevisto ritorno alle politiche imperiali dell’Ottocento-Novecento che ci pone di fronte ad un tragico anacronismo.

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