Pubblichiamo la relazione del Presidente dimissionario che ha aperto i lavori dell’Assemblea dei Popolari del Piemonte che il 13 novembre ha poi eletto Franco Campia come nuovo Presidente dell'Associazione.
Care amiche, cari amici,
per introdurre la nostra Assemblea come Presidente uscente sono andato a rivedere la relazione del marzo 2019, quando mi avevate rieletto per la terza volta alla guida dell’Associazione.
Almeno i due terzi erano dedicati al rendiconto dell’attività svolta, assai corposa nel triennio 2016-2019, culminato con il Centenario del PPI.
Questa volta ce la caveremo con poche righe.
I nostri incontri su temi di attualità politica ed economica sono stati azzerati dall’avvento della pandemia, e non abbiamo nulla da relazionare. Già prima, a dire in vero, come avevo esplicitato nella precedente relazione in Assemblea, si era notata una minore affluenza che ci aveva consigliato una pausa di riflessione nell’autunno 2019, ma l’esplosione del Covid ha poi risolto alla radice le discussioni in Direttivo sul come rilanciare gli incontri.
È rimasta quindi Rinascita popolare, che ha avuto un sensibile incremento di lettori, come ho scritto l’ultimo 6 aprile nel compleanno della nuova piattaforma web. A quell’articolo (CLICCA QUI) rimando per i numeri che certificano la vitalità della nostra presenza culturale nel mondo piemontese – e non solo, visto che abbiamo anche soci da fuori Regione – che guarda alla “buona politica”.
Grazie al nostro sito abbiamo quindi proseguito nel nostro ruolo di “vestali del Popolarismo”, di coloro che intendono mantenere viva la fiammella di una tradizione politica che continuiamo a ritenere utile, direi necessaria, per uscire dalle tante crisi del nostro Paese.
Malgrado le difficoltà oggettive – abbiamo come sempre lanciato il tesseramento a marzo, in pieno lockdown, quando non si poteva uscire di casa, ad esempio per andare alla posta – abbiamo conservato nel 2020 ben 106 soci, solo una decina in meno rispetto all’anno precedente.
È questo centinaio di persone – siete voi qui riuniti – l’Associazione Popolari del Piemonte. Chi ha guidato il sodalizio in questi anni, chi assumerà il compito di guidarlo per i prossimi anni, sa di dover rappresentare un ampio gruppo di persone, accomunate da ideali e da una comune visione della politica. Di cui ci sarebbe tanto bisogno nelle stanze del potere.
Ci troviamo qui prima della scadenza triennale del mandato in seguito alle mie dimissioni da presidente, presentate ormai un anno fa. Il Covid prima e il periodo estivo ci fanno ritrovare adesso, in autunno, per procedere alla mia sostituzione.
I motivi delle dimissioni sono stati illustrati nella lettera aperta che avevo scritto e pubblicato a suo tempo su "Rinascita popolare" (CLICCA QUI).
Sapete tutti che ho partecipato al percorso costituente di INSIEME, il nuovo partito – democratico, popolare, di ispirazione cristiana – avviato con le adesioni al “Manifesto Zamagni”, e ne sono uno dei dirigenti nazionali, eletti prima dall’Assemblea Costituente poi dal Congresso nazionale.
Avevo in animo, e preannunciato ai componenti del nostro Consiglio Direttivo, che una volta assunto un incarico di rappresentanza nel nascente partito, avrei dato le dimissioni da Presidente dei Popolari per non confondere il piano culturale dell'Associazione – in cui si ritrovano persone che possono liberamente esprimere opzioni partitiche diverse – con quello della politica militante in un partito. Anche se INSIEME in un certo senso si può considerare un partito virtuale, in quanto non ancora sceso nella competizione elettorale, ma che si sta attrezzando per farlo.
Diciamo che ho lasciato un ruolo certo – la presidenza dei Popolari piemontesi, per me di grande prestigio – per uno molto incerto...
Sono stato alla guida dell'Associazione per quasi otto anni, intensi e appassionati, iniziati nel marzo 2013 rilevando il testimone da Guido Bodrato. Il nostro Presidente emerito è stato e continua ad essere per me un prezioso punto di riferimento: sono andato giovedì pomeriggio a trovarlo, abbiamo parlato di politica per due ore filate. Vi saluta tutti, spiritualmente è qui con noi (ha voluto lasciarmi a tutti i costi i soldi per la quota associativa...) ma alla soglia degli 89 anni non si sente più sicuro sulle gambe e preferisce non muoversi da casa. Lo ringrazio ancora per la stima e l'amicizia che mi ha sempre dimostrato, così come ringrazio tutti gli amici che nei tre Consigli Direttivi sotto la mia presidenza hanno fattivamente collaborato alla vita dell'Associazione e alle sue iniziative. Uno speciale ringraziamento a Pino Santise, storico Tesoriere che ringrazio per aver continuato a svolgere il ruolo anche negli ultimi anni, pur con problemi di salute che oggi non ci permettono più di insistere, come fatto l’ultima volta, nella prosecuzione del suo impegno.
Ringrazio tutti i soci – vecchi e nuovi – che con la loro adesione annuale hanno dato forza alla nostra presenza. Un pensiero affettuoso a chi ci ha lasciato negli ultimi due anni, Aurelio Catalano e Paolo Ballesio. Il Covid non ha fatto danni tra le nostre fila, ma i brutti mali purtroppo sì.
Prendo atto degli attestati di stima che mi sono arrivati una volta presentate le dimissioni, e ringrazio chi con scritti e telefonate mi ha manifestato apprezzamento per quanto fatto in questi anni. Sono ricorrenti termini come correttezza, impegno, passione, entusiasmo, gratuità, tutte espressioni di ringraziamento scritte e dette da amici che un po’ mi hanno commosso e che qui ringrazio. Ma il riconoscimento che più apprezzo è quello dell’onestà intellettuale, dell’esser “vergin di servo encomio” – come ha scritto qualcuno –, che sento non solo mio personale, ma che dovrebbe essere un segno distintivo di tutti i “liberi e forti”.
La qualità del nostro dibattito, l'apertura a un confronto politico incentrato sul merito dei problemi, libero da preconcetti e slegato da scelte opportunistiche, sono stati una valida palestra di formazione politica e ci hanno fatti apprezzare anche da persone e ambiti culturali diversi dal nostro.
Tutto l'impegno profuso in questi anni non si esaurisce qui, ma lo continuerò con rinnovata energia in una forma diversa. Non più da semplice osservatore esterno delle vicende politiche, e spesso facile profeta del progressivo decadimento etico, sociale e politico della nostra democrazia. La profonda crisi del Paese ci interpella tutti sulla necessità di passare dall'analisi all'azione concreta.
Questo Paese ha bisogno di Popolarismo, di una politica volta al bene comune, capace di attuare nel presente gli insegnamenti della Dottrina sociale cristiana.
Continuerò ovviamente a essere un socio affezionato e presente, e ad offrire tutta la collaborazione che mi verrà richiesta da chi raccoglierà il testimone, continuando il lavoro di “Rinascita popolare”.
Ma credo che non sia più sufficiente la presenza culturale, il prepolitico. Non bastano più le analisi puntuali, le riflessioni intelligenti e lungimiranti che hanno da sempre caratterizzato il dibattito dei Popolari. Quanta saggezza e quanta capacità di cogliere i limiti e le derive della politica in Italia si trovano in “Rinascita popolare”. Andate a rileggere tanti articoli di anni recenti e lontani, e rimarrete sorpresi della loro lungimiranza e attualità.
Oggi però sono tra coloro che stanno lavorando per costruire un nuovo soggetto politico, per dare a tanti che non vanno più a votare – metà dell’elettorato, oltre metà tra i cattolici praticanti, tanti Popolari – un punto di riferimento elettorale che oggi manca.
Costruire un nuovo partito, ma soprattutto un partito NUOVO…
Non nascondo le difficoltà dell'impresa, ma credo sia giunto il tempo di impegnarsi – con generosità e coraggio – per una nuova stagione dei “liberi e forti”. Almeno questa è la scelta che ho deciso di fare. Nel piccolo della mia esperienza di vita e delle mie capacità, non voglio avere il rimpianto di non aver tentato tutto ciò che avrei potuto per indicare ai miei figli e alle giovani generazioni di questo Paese la strada verso un futuro migliore.
Care amiche, cari amici,
per introdurre la nostra Assemblea come Presidente uscente sono andato a rivedere la relazione del marzo 2019, quando mi avevate rieletto per la terza volta alla guida dell’Associazione.
Almeno i due terzi erano dedicati al rendiconto dell’attività svolta, assai corposa nel triennio 2016-2019, culminato con il Centenario del PPI.
Questa volta ce la caveremo con poche righe.
I nostri incontri su temi di attualità politica ed economica sono stati azzerati dall’avvento della pandemia, e non abbiamo nulla da relazionare. Già prima, a dire in vero, come avevo esplicitato nella precedente relazione in Assemblea, si era notata una minore affluenza che ci aveva consigliato una pausa di riflessione nell’autunno 2019, ma l’esplosione del Covid ha poi risolto alla radice le discussioni in Direttivo sul come rilanciare gli incontri.
È rimasta quindi Rinascita popolare, che ha avuto un sensibile incremento di lettori, come ho scritto l’ultimo 6 aprile nel compleanno della nuova piattaforma web. A quell’articolo (CLICCA QUI) rimando per i numeri che certificano la vitalità della nostra presenza culturale nel mondo piemontese – e non solo, visto che abbiamo anche soci da fuori Regione – che guarda alla “buona politica”.
Grazie al nostro sito abbiamo quindi proseguito nel nostro ruolo di “vestali del Popolarismo”, di coloro che intendono mantenere viva la fiammella di una tradizione politica che continuiamo a ritenere utile, direi necessaria, per uscire dalle tante crisi del nostro Paese.
Malgrado le difficoltà oggettive – abbiamo come sempre lanciato il tesseramento a marzo, in pieno lockdown, quando non si poteva uscire di casa, ad esempio per andare alla posta – abbiamo conservato nel 2020 ben 106 soci, solo una decina in meno rispetto all’anno precedente.
È questo centinaio di persone – siete voi qui riuniti – l’Associazione Popolari del Piemonte. Chi ha guidato il sodalizio in questi anni, chi assumerà il compito di guidarlo per i prossimi anni, sa di dover rappresentare un ampio gruppo di persone, accomunate da ideali e da una comune visione della politica. Di cui ci sarebbe tanto bisogno nelle stanze del potere.
Ci troviamo qui prima della scadenza triennale del mandato in seguito alle mie dimissioni da presidente, presentate ormai un anno fa. Il Covid prima e il periodo estivo ci fanno ritrovare adesso, in autunno, per procedere alla mia sostituzione.
I motivi delle dimissioni sono stati illustrati nella lettera aperta che avevo scritto e pubblicato a suo tempo su "Rinascita popolare" (CLICCA QUI).
Sapete tutti che ho partecipato al percorso costituente di INSIEME, il nuovo partito – democratico, popolare, di ispirazione cristiana – avviato con le adesioni al “Manifesto Zamagni”, e ne sono uno dei dirigenti nazionali, eletti prima dall’Assemblea Costituente poi dal Congresso nazionale.
Avevo in animo, e preannunciato ai componenti del nostro Consiglio Direttivo, che una volta assunto un incarico di rappresentanza nel nascente partito, avrei dato le dimissioni da Presidente dei Popolari per non confondere il piano culturale dell'Associazione – in cui si ritrovano persone che possono liberamente esprimere opzioni partitiche diverse – con quello della politica militante in un partito. Anche se INSIEME in un certo senso si può considerare un partito virtuale, in quanto non ancora sceso nella competizione elettorale, ma che si sta attrezzando per farlo.
Diciamo che ho lasciato un ruolo certo – la presidenza dei Popolari piemontesi, per me di grande prestigio – per uno molto incerto...
Sono stato alla guida dell'Associazione per quasi otto anni, intensi e appassionati, iniziati nel marzo 2013 rilevando il testimone da Guido Bodrato. Il nostro Presidente emerito è stato e continua ad essere per me un prezioso punto di riferimento: sono andato giovedì pomeriggio a trovarlo, abbiamo parlato di politica per due ore filate. Vi saluta tutti, spiritualmente è qui con noi (ha voluto lasciarmi a tutti i costi i soldi per la quota associativa...) ma alla soglia degli 89 anni non si sente più sicuro sulle gambe e preferisce non muoversi da casa. Lo ringrazio ancora per la stima e l'amicizia che mi ha sempre dimostrato, così come ringrazio tutti gli amici che nei tre Consigli Direttivi sotto la mia presidenza hanno fattivamente collaborato alla vita dell'Associazione e alle sue iniziative. Uno speciale ringraziamento a Pino Santise, storico Tesoriere che ringrazio per aver continuato a svolgere il ruolo anche negli ultimi anni, pur con problemi di salute che oggi non ci permettono più di insistere, come fatto l’ultima volta, nella prosecuzione del suo impegno.
Ringrazio tutti i soci – vecchi e nuovi – che con la loro adesione annuale hanno dato forza alla nostra presenza. Un pensiero affettuoso a chi ci ha lasciato negli ultimi due anni, Aurelio Catalano e Paolo Ballesio. Il Covid non ha fatto danni tra le nostre fila, ma i brutti mali purtroppo sì.
Prendo atto degli attestati di stima che mi sono arrivati una volta presentate le dimissioni, e ringrazio chi con scritti e telefonate mi ha manifestato apprezzamento per quanto fatto in questi anni. Sono ricorrenti termini come correttezza, impegno, passione, entusiasmo, gratuità, tutte espressioni di ringraziamento scritte e dette da amici che un po’ mi hanno commosso e che qui ringrazio. Ma il riconoscimento che più apprezzo è quello dell’onestà intellettuale, dell’esser “vergin di servo encomio” – come ha scritto qualcuno –, che sento non solo mio personale, ma che dovrebbe essere un segno distintivo di tutti i “liberi e forti”.
La qualità del nostro dibattito, l'apertura a un confronto politico incentrato sul merito dei problemi, libero da preconcetti e slegato da scelte opportunistiche, sono stati una valida palestra di formazione politica e ci hanno fatti apprezzare anche da persone e ambiti culturali diversi dal nostro.
Tutto l'impegno profuso in questi anni non si esaurisce qui, ma lo continuerò con rinnovata energia in una forma diversa. Non più da semplice osservatore esterno delle vicende politiche, e spesso facile profeta del progressivo decadimento etico, sociale e politico della nostra democrazia. La profonda crisi del Paese ci interpella tutti sulla necessità di passare dall'analisi all'azione concreta.
Questo Paese ha bisogno di Popolarismo, di una politica volta al bene comune, capace di attuare nel presente gli insegnamenti della Dottrina sociale cristiana.
Continuerò ovviamente a essere un socio affezionato e presente, e ad offrire tutta la collaborazione che mi verrà richiesta da chi raccoglierà il testimone, continuando il lavoro di “Rinascita popolare”.
Ma credo che non sia più sufficiente la presenza culturale, il prepolitico. Non bastano più le analisi puntuali, le riflessioni intelligenti e lungimiranti che hanno da sempre caratterizzato il dibattito dei Popolari. Quanta saggezza e quanta capacità di cogliere i limiti e le derive della politica in Italia si trovano in “Rinascita popolare”. Andate a rileggere tanti articoli di anni recenti e lontani, e rimarrete sorpresi della loro lungimiranza e attualità.
Oggi però sono tra coloro che stanno lavorando per costruire un nuovo soggetto politico, per dare a tanti che non vanno più a votare – metà dell’elettorato, oltre metà tra i cattolici praticanti, tanti Popolari – un punto di riferimento elettorale che oggi manca.
Costruire un nuovo partito, ma soprattutto un partito NUOVO…
Non nascondo le difficoltà dell'impresa, ma credo sia giunto il tempo di impegnarsi – con generosità e coraggio – per una nuova stagione dei “liberi e forti”. Almeno questa è la scelta che ho deciso di fare. Nel piccolo della mia esperienza di vita e delle mie capacità, non voglio avere il rimpianto di non aver tentato tutto ciò che avrei potuto per indicare ai miei figli e alle giovani generazioni di questo Paese la strada verso un futuro migliore.
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