Ormai è un fatto quasi scientifico. Quando si evoca oggi la DC, dopo anni e lustri di criminalizzazione politica, giornalistica, culturale, editoriale e televisiva, di norma c'è una lettura caricaturale, goliardica se non addirittura carnevalesca di quella storica esperienza politica. Tutti si sentono simpaticamente democristiani, quasi tutti apprezzano lo stile e la prassi dei vecchi democristiani, molti esaltano la qualità e addirittura le virtù di quella classe dirigente. Fatto questo tributo, però, se appena qualcuno ne accenna maldestramente a una riproposizione nell'attuale contesto politico italiano, seppur in forma aggiornata e rivista, arrivano con una prontezza immediata i siluri contro un progetto politico neo o post democristiano.
Insomma, la DC va benissimo, anzi addirittura è oggetto di celebrazioni e di ricercata convegnistica ai massimi livelli. Più si celebra e si commemora e meglio è. Come ha dimostrato l'ultima piroetta politica del nostro Presidente del Consiglio ad Avellino. Ad una condizione, però: che il tutto rimanga nell'alveo della nostalgia comica e del divertimento nei salotti televisivi e nei commenti giornalistici. Cosi c'è la possibilità di invitare il Cirino Pomicino di turno accompagnato dall'indimenticabile inno del Biancofiore e fare allegramente quattro battute e due risate su quel partito che tutti carnevalescamente rimpiangono ma che quasi tutti politicamente respingono e ripudiano.
Ora, è abbastanza semplice arrivare a una banale conclusione. E cioè, i cultori e i critici più spietati della esperienza della Democrazia cristiana e della presenza politica organizzata dei cattolici democratici e popolari non sono affatto spartiti né, tanto meno, hanno cambiato opinione. Semplicemente hanno trasformato la loro critica politica spietata e senza appello in una sorta di simpatica e gioviale rilegittimazione caricaturale e nostalgica. Atteggiamenti, entrambi, che sono comunque accomunati da un filo rosso: e cioè, quell'esperienza politica, culturale, di governo non potrà essere portata ad esempio e come modello per guidare un grande Paese come il nostro. È il vecchio vizio illuministico e giacobino della cultura dominante nella politica italiana, che storicamente individua nei cattolici una riserva importante per la società ma non abilitata a governare il Paese.
Insomma, la DC va benissimo, anzi addirittura è oggetto di celebrazioni e di ricercata convegnistica ai massimi livelli. Più si celebra e si commemora e meglio è. Come ha dimostrato l'ultima piroetta politica del nostro Presidente del Consiglio ad Avellino. Ad una condizione, però: che il tutto rimanga nell'alveo della nostalgia comica e del divertimento nei salotti televisivi e nei commenti giornalistici. Cosi c'è la possibilità di invitare il Cirino Pomicino di turno accompagnato dall'indimenticabile inno del Biancofiore e fare allegramente quattro battute e due risate su quel partito che tutti carnevalescamente rimpiangono ma che quasi tutti politicamente respingono e ripudiano.
Ora, è abbastanza semplice arrivare a una banale conclusione. E cioè, i cultori e i critici più spietati della esperienza della Democrazia cristiana e della presenza politica organizzata dei cattolici democratici e popolari non sono affatto spartiti né, tanto meno, hanno cambiato opinione. Semplicemente hanno trasformato la loro critica politica spietata e senza appello in una sorta di simpatica e gioviale rilegittimazione caricaturale e nostalgica. Atteggiamenti, entrambi, che sono comunque accomunati da un filo rosso: e cioè, quell'esperienza politica, culturale, di governo non potrà essere portata ad esempio e come modello per guidare un grande Paese come il nostro. È il vecchio vizio illuministico e giacobino della cultura dominante nella politica italiana, che storicamente individua nei cattolici una riserva importante per la società ma non abilitata a governare il Paese.
L’eredità democristiana è un lascito impegnativo. Non si addice ai saltimbanchi della politica. I cultori del nulla (il nuovo?! Il cambiamento?! Altre amenità?) nemmeno sanno cosa sia la partecipazione, la dottrina sociale della Chiesa, il senso delle istituzioni… lasciamoli ai loro post ed ai loro selfy. La politica è altro. La mancanza di riferimenti per i cattolici democratici è un disastro per il nostro panorama politico.
Bell’articolo e bel commento di Stefano Godizzi. Bravi!