ROMpicapo



    14 Maggio 2019       1

Parliamo di Rom. Quelli così definiti oggi dal “politicamente corretto”, che anni fa li chiamava “nomadi” mentre la gente, al nord e al sud, ha continuato a chiamarli comunemente “zingari”. Va detto che questo termine è via via diventato spregiativo. Non è che gli interessati si attirino simpatie, dediti come sono, in larghissima parte, all’accattonaggio e al furto, oltre ad avere un rapporto problematico con l’uso del sapone... E più che problematica è la convivenza e gestione dei campi Rom, concentrati di degrado e sporcizia, in periferie italiche già degradate di loro.

Succede ora che a Roma una famiglia Rom di origine bosniaca, con 12 figli, accetti un progetto di inserimento sociale concordato con i servizi sociali. E il trasferimento da un campo nomadi a un alloggio popolare. Apriti cielo! Dal malcontento del vicinato si passa al presìdio dei neofascisti, alle minacce fisiche, all’intervento della forza pubblica, al can-can mediatico fomentato dai Salvini-boys al grido di “Prima gli Italiani”. La sindaca Raggi ha cercato, poverina, di spiegare i perché della scelta, ma è stata travolta da una politica beluina che ormai solletica solo gli istinti più bassi, né la coscienza né la ragione.

Premesso che per assegnare una casa popolare esistono in ogni dove criteri precisi e conseguenti graduatorie (determinate dalla gravità del bisogno, dal numero di minori e/o disabili nel nucleo famigliare, dal rapporto persone/vani, e così via) andiamo però al nocciolo della questione. E qui ognuno può dare la propria risposta. I Rom, i loro campi, la loro gestione creano ricorrenti e seri problemi. Come si risolvono?

Con il rispetto delle regole di convivenza civile, mandando i loro figli a scuola, con progetti di inserimento nel tessuto sociale e lavorativo, con il progressivo svuotamento dei campi. Questa è la soluzione 1, la più faticosa, che chiameremo “legalità e integrazione”.

Oppure con l’uso delle ruspe, con la distruzione in favor di telecamere di un campo nomadi facendo poi finta di non vedere e non sapere dove andranno le famiglie sgomberate. Tanto ciò che importa è ottenere consenso additando un comodo bersaglio. Questa è la soluzione 2, che chiameremo “facile demagogia".

Poi, nella testa di qualcuno ci sarebbe ancora la soluzione 3. Quella che un imbianchino austriaco, diventato famoso in Germania tanti anni fa, chiamò “soluzione finale”. Continuando nella discesa della malapolitica verso gli inferi, prima o poi arriverà chi metterà la faccia per riproporla...


1 Commento

  1. Occorrerebbero progetti “educativi”. Proposta: offrire agli ospiti dei campi ROM strumenti e formazione per mettere in atto una vera raccolta differenziata e un’attività di riciclo del rifiuto. Da ricettacoli di ogni monnezza e da bombe ecologiche (ci si lamentava degli inceneritori: ma i fumi, controllati, dei termovalorizzatori assomigliano all’aria di Courmayeur al confronto dei roghi di via Germagnano) si trasformerebbero i campi in esempi virtuosi. I rom che battono gli italiani in rispetto dell’ambiente. Una sfida per tutti! Purtroppo chi ha sempre fra i denti la parola diritti dimentica di pronunciare il termine doveri. Diritti umani dei Rom? certo ma anche responsabilità e doveri. Questa è la vera integrazione.

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