Se vincono gli “altri” cattolici



Carlo Baviera    19 Settembre 2018       0

Mi sia permesso dilungarmi su una vicenda che non ci riguarda direttamente, dal punto di vista amministrativo, ma che può servire per alcune considerazioni conclusive. Mi ha colpito settimane fa l’articolo di Luca Diotallevi (già Segretario delle Settimane Sociali dei Cattolici) a seguito delle elezioni comunali di Terni, in cui sostiene che hanno <vinto i cattolici… ma si tratta degli “altri” cattolici>: una frase forte. Perché questa reazione e questo dividere nello stesso campo?

La tesi di Diotallevi è che pur non essendo la prima volta che Terni ha un sindaco cattolico, è “la prima volta che Terni ha un sindaco che brandisce la propria religione”. Inoltre sostiene che “questa vittoria potrebbe apparire una conseguenza prevedibile”, perché “dalla fine degli anni ’80 alcune istituzioni ecclesiali (e la Chiesa locale nel suo insieme) avevano conquistato uno spazio importante nel dibattito pubblico cittadino” e con un convegno del 2008 sul “futuro della città” questa presenza si era trasformata in una vera e propria leadership culturale. E qualcuno potrebbe immaginare che da un protagonismo culturale sia maturato un successo politico. “Però sbaglierebbe di grosso. Il cattolicesimo portato a palazzo Spada dalla maggioranza a controllo leghista è l’“altro” cattolicesimo ternano (o uno degli <altri>)”.

“Politicamente non è di alcun interesse chiarire quale dei due sia quello <vero> o quello migliore. Si tratta invece di riconoscere che il crescente ruolo socio-culturale di una parte del cattolicesimo ternano è stato politicamente sterile, mentre un cattolicesimo senza Concilio, senza riunioni, senza programmi, un cattolicesimo tutto umori e nostalgie ha avuto un ruolo politico importante e trovato spazio nella coalizione vincente”.

Cosa possiamo imparare da questa vicenda? si chiede l’articolista (e la cosa serve per tutta l’Italia). “Non certo che non basta aver ragione per vincere: è cosa nota. Le buone idee sono la migliore premessa per buoni risultati, è vero, ma i buoni risultati vengono in futuro”. Oggi invece, si sostiene, gli elettori non ne possono più di pazientare, non possono fare a meno di dare la precedenza all’espressione della rabbia e del disgusto verso il passato. Inoltre, si può imparare “proprio osservando il campo dei cattolici <che avevano – e hanno – ragione> e che non hanno vinto”: questa parte di cattolici ha compiuto tanti errori, e la lista degli errori dei cattolici “che avevano – e hanno – ragione” è lunga. Vediamo l’elenco proposto da Diotallevi:

1.Per troppo tempo si è accettata una sudditanza alla sinistra “reale”. Eppure è stato così, e si è dato appoggio a un sistema di potere che andava invece combattuto e battuto.

2.Più di recente, troppo a lungo si è indugiato sperando in Renzi. (A Terni e non solo lì, il suo riformismo si è spento. Renzi ha coperto quelli che doveva combattere).

3.Per troppo tempo si è ignorato che in politica le idee contano il 30% e l’organizzazione il 70%. In politica le idee danno senso e valore all’organizzazione, ma non la sostituiscono.

Poi, nell’elenco, una colpa che sembra più ecclesiale che della politica (ma dobbiamo ricordare che nell’articolo si ragiona di credenti laici, appartenenti ad associazioni del mondo cattolico, che si sono impegnati, pur assumendo la propria autonoma responsabilità, nell’ambito politico):

4.Nel 2008, dopo il successo “quasi egemonico” del convegno sulla città, era chiaro a tutti che il cattolicesimo dovesse fare su se stesso un’analisi lucida come quella condotta sulla città, e dar luogo a una riforma dei propri comportamenti e dei propri modi di operare non meno severa e profonda di quella che si chiedeva alla città. “Gli obiettivi e i percorsi furono effettivamente formulati. Il laicato e non pochi preti ne erano fermamente convinti”. Alcuni, compresa una parte del clero, “esitarono o resistettero. Le conseguenze sono tristemente note”.

Ho indugiato su tutto questo ragionamento, in quanto mi sembra che se i cattolici “giusti” (come vengono individuati nell’articolo), quelli impegnati nelle strutture e negli organismi ecclesiali, quelli provenienti dall’associazionismi, coloro che si dedicano quotidianamente alle opere caritative e catechistico/formative, non hanno avuto il risultato sperato (la cosa è abbastanza generalizzata) è necessario riflettere sugli errori indicati da Diotallevi (per Terni, ma validi ovunque): non essere a rimorchio di nessuno portando, anche se all’interno di un partito o di un’alleanza, le proprie specifiche originalità e programmi, cambiare profondamente classe dirigente e metodi pur fedeli alle proprie radici, tornare ad una organizzazione capillare in ascolto delle persone e delle periferie;  e aggiungerne altri, ognuno per il proprio contesto.

Ciò su cui invece tutti (si parla sempre nell’ambito del cattolicesimo che non si astrae dalla vita civile e sociale) siamo chiamati ad interrogarci e a correggerci, è la qualità dell’annuncio, la capacità di spiegare ai <praticanti> i motivi ed educare al significato delle opere di carità che vengono compiute dalle Parrocchie (non elemosina, ma inizio dell’impegno per la giustizia e l’equità sociale); a formare al bene comune, senza ulteriori perdite di tempo; a insistere nel richiamare tutti a vivere la fede non come fatto individualistico o per avere un ulteriore merito come cittadini corretti, ma come provocazione a mettere in gioco la propria vita per gli altri, a schierarsi con i più deboli o indifesi, a difendere sempre la dignità delle persone qualunque sia la loro religione, la loro provenienza, il loro lavoro, la loro lingua, i loro costumi.

So che questo in politica o a livello amministrativo non basta; servono concretezza, programmi realizzabili, competenza, capacità di rappresentare le persone e le loro esigenze, generosità e disponibilità di  impegno, ma prima di ciò, per chi si dice cristiano, conta la capacità di capire se la fede dei politici è solo sbandierata e strumentalizzata oppure se è base di servizio per le popolazioni a cui ci si rivolge. E la comunità tutta dei credenti deve aiutare sempre a mettere in pratica questo discernimento.


Il primo dei commenti

Lascia un commento

La Tua email non sarà pubblicata.


*