Conte, il mediano



    7 Giugno 2018       5

Il titolo non vi tragga in inganno. Non parliamo di Conte Antonio, oggi allenatore di grido dopo una bella carriera da calciatore, proprio nel ruolo di mediano. Ci riferiamo invece a un suo conterraneo pugliese, Conte Giuseppe, docente di Diritto e da qualche giorno Presidente del Consiglio. Un homo novus della politica nostrana, uscito dal cilindro di Di Maio e accettato da Salvini come punto di mediazione per la carica di Governo più alta. Appunto, “mediazione”. Non sappiamo se dovrà e potrà fare il mediatore, ad esempio nella mission impossible per contemperare flat-tax e reddito di cittadinanza. Ma di sicuro il professore si colloca come mediano tra i due leader dei partiti di maggioranza, “stelle” della squadra di governo. Foggiano, con cattedra a Firenze, pregresse simpatie a sinistra (disse lui stesso) prima di avvicinarsi ai 5 Stelle, è il poco che sappiamo di lui. Non siamo soliti esprimere giudizi su chi non conosciamo. E non ci facciamo condizionare dalla lettura del curriculum (ahi!) per giudicare una persona e un politico.

Quindi vedremo nel corso del cammino quanto vale, che idee ha e come le realizza.

Certo è che l’esordio in Parlamento ci ha lasciato perplessi (eufemismo). Passi il fatto di chiedere a Di Maio se una certa cosa la può dire oppure no: se avrà capacità e autonomia oppure se sarà solo “un pupazzo nelle mani dei partiti” (copyright Del Rio) ce lo dirà il tempo.

Ma come può un professore universitario salito alla Presidenza del Consiglio uscirsene alla Camera con la frase “mi ha addolorato nei giorni scorsi l’attacco alla memoria di un congiunto del presidente Mattarella sui social, adesso non ricordo esattamente...”? Basta essere un cittadino che ascolta i tiggì per ricordarsi di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia nel 1980. La storia, prima di riscriverla, bisognerebbe almeno conoscerla, specie se riguarda così dolorosamente da vicino l’attuale Presidente della Repubblica.

Tra chi inciampa nelle buche (Raggi), nelle bottiglie di piazza San Carlo (Appendino), nei congiuntivi (Di Maio), o nei congiunti (Conte), i pentastellati riescono puntualmente a dar prova di pressappochismo e incompetenza.

A dar retta a De Gregori nella sua La leva calcistica della classe '68, “non è da questi particolari che si giudica un giocatore”. Sarà, ma se il buon giorno si vede dal mattino...


5 Commenti

  1. Niente affatto: Antonio Conte era proprio un mediano.
    Piuttosto “Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”
    è un verso di Francesco De Gregori da “La leva calcistica del ’68”.
    Per la precisione.
    😉

  2. E’ vero!
    Siamo di fronte ad un governo “del cambiamento”. Non ricordo un professore universitario diventare Presidente del Consiglio con due “tutor”!
    La gaffe sul fratello di Sergio Mattarella dimostra che ne ha proprio bisogno.

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