Questa terra è nostra da sempre; israeliani e palestinesi



Aldo Novellini    1 Luglio 2025       0

“I palestinesi non hanno mai perso l'opportunità di perdere un'opportunità”. “Israele è la sola democrazia del Medio Oriente”. “Gli arabi nel 1947 rifiutarono il piano di spartizione Onu”. Quante volte abbiamo sentito ripetere, un po' ovunque sui media, queste affermazioni. Talmente tante da finire per credere che siano del tutto vere.

Arturo Marzano nel libro "Questa terra è nostra da sempre, Israele e Palestina" (editore Laterza) ci parla del conflitto mediorientale in modo un po' diverso. Prova cioè a sfatare miti e stereotipi che da sempre accompagnano questa intricata vicenda, che oggi, come non mai, ha assunto tragici contorni dopo l'orribile strage compiuta da Hamas il 7 ottobre 2023 e la crudele ed indiscriminata rappresaglia operata da Israele a Gaza con l'annientamento della popolazione palestinese.

In dieci capitoli, l'autore smonta o per lo meno mette in discussione molte delle narrazioni più in voga. Luoghi comuni spacciati per verità, che poi non reggono alla prova dei fatti. In fondo già il titolo del libro, “Questa terra è nostra da sempre”, è l'emblema più evidente di quanto si sta dicendo, essendo la principale asserzione che accompagna, ed abbruttisce, la storia di questi due popoli. Entrambi, palestinesi ed israeliani, ripetono questa frase in tono apodittico che non ammette repliche, quando la realtà è ben diversa dalla leggenda propalata per vera.

Semmai su quella terra c'erano gli uni e gli altri, nessuno essendone il solo depositario. E invece si sente risuonare lo slogan "dal fiume al mare", sia dalla grancassa israeliana che da quella palestinese. Il fiume è il Giordano e mare il Mediterraneo, la terra in mezzo alle due acque è però una sola, mentre i popoli che la abitano sono due. E il guaio è che ciascuno la vuole solo per sé, senza accettare qualche forma di condivisione che pure sarebbe la vera soluzione per tutti.

Certo, oggi siamo distanti anni luce da qualsiasi soluzione del problema. Mai come adesso, le due parti sono separate da un incolmabile abisso non solo di incomprensione ma financo di odio e rancore. Difficile uscirne in tempi brevi. Forse servirebbe un'iniziativa internazionale, seppure questa carta, già tentata in passato, non abbia prodotto grandi risultati. Una pressione americana sarebbe certamente proficua, ma per ora Washington, continua ad avallare qualsiasi misfatto israeliano. Persino aver trasformato Gaza in un lager a cielo aperto.

E va pur detto, una buona volta per tutte, che l'Autorità nazionale palestinese dovrebbe essa stessa, per essere credibile, scrollarsi di dosso Hamas, organizzazione criminale che ha giocato cinicamente sulla pelle del proprio popolo. Un' organizzazione tollerata, e forse anche foraggiata, per anni da Israele pensando fosse meglio avere a che fare con l'integralismo islamico – tanto familiare perché non dissimile, nel suo fanatismo, da quello di certi rabbini estremisti – piuttosto che confrontarsi con il nazionalismo laico fautore di una patria per i palestinesi.

Impossibile fare previsioni sul futuro. Per intanto Marzano propone di rimuovere equivoci e di far piazza pulita di tutto quel miscuglio di affermazioni - esagerate nella migliore delle ipotesi, false nella peggiore - che confondendo da sempre i termini del problema non contribuiscono a trovare una soluzione. Per complessa e lontana che sia.


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