
L'Associazione Popolari del Piemonte organizza un confronto di opinioni tra cattolici variamente impegnati in politica sul tema
UN'EUROPA SCOMBUSSOLATA
che si terrà a Torino mercoledì 23 aprile, alle ore 17.45 presso la sala conferenze del convento di Sant'Antonio di Padova, nella via omonima al numero 7.
Le ragioni di questa iniziativa sono riassunte di seguito.
Dal secondo dopoguerra i cattolici impegnati in politica, anche se in misura maggioritaria si riconobbero nella DC, erano, dentro e fuori da quel partito, divisi in molteplici filoni culturali e taluni anche approdarono a scelte elettorali diverse. Su due punti però per decenni mantennero una unanimità di vedute:
1) L'Unione Sovietica e il blocco dei Paesi dell'est costituivano un pericolo reale per la salvaguardia della libertà nel nostro Paese. La risposta a questo pericolo venne individuata nella scelta atlantica, ossia nell'adesione alla NATO e nell'alleanza con gli Stati Uniti d'America. Questo non volle dire l’approvazione incondizionata alle singole scelte dagli USA ma questo orientamento strategico di fondo non venne mai messo in discussione.
2) La prospettiva verso la quale tendere era comunque quella dell'unità europea, che comprendeva anche, nel pensiero dei padri fondatori, una difesa comune, la CED. L’ostilità della Francia fece naufragare questo aspetto del progetto.
Tale schema si mantenne immutato almeno sino al 1989. La caduta del muro di Berlino e la progressiva dissoluzione dell'Unione Sovietica aprirono le prime crepe, che si sono nel tempo allargate.
Oggi siamo in presenza di un autentico terremoto che stravolge opinioni consolidate.
La volontà di oligarchie occidentali di resistere al cambiamento verso un mondo ormai multipolare; i complessi rapporti con la Russia, non più sovietica ma che manifesta una rinnovata volontà di potenza; la tragica guerra in Ucraina; l’evidente debolezza politica dell'Unione europea; il minacciato ribaltamento delle posizioni da parte degli Stati Uniti in materia di difesa comune a seguito dell’elezione di Trump e la conseguente proposta di un riarmo del vecchio continente; la tragedia in atto in Palestina, che vede gli Stati Uniti e i principali Paesi europei in evidente radicale disaccordo; il nuovo protagonismo delle grandi potenze asiatiche....
Questi sono solo i passaggi più vistosi del cambiamento epocale in atto. In questo quadro si è persa l’identità di vedute dei democratici popolari di ispirazione cristiana, divisi tra posizioni variamente atlantiste, europeiste, legalitarie, pacifiste.
Riteniamo utile aprire un confronto. Un confronto libero, reso necessario dallo scompaginamento in atto di posizioni consolidate. Noi ci domandiamo come guardino l'evoluzione in corso amici che, pur nella varietà di passate e presenti scelte politiche, sono stati e sono accomunati da un comune riferimento al cattolicesimo politico e hanno condiviso un quadro di politica estera che oggi è stato stravolto.
UN'EUROPA SCOMBUSSOLATA
che si terrà a Torino mercoledì 23 aprile, alle ore 17.45 presso la sala conferenze del convento di Sant'Antonio di Padova, nella via omonima al numero 7.
Le ragioni di questa iniziativa sono riassunte di seguito.
Dal secondo dopoguerra i cattolici impegnati in politica, anche se in misura maggioritaria si riconobbero nella DC, erano, dentro e fuori da quel partito, divisi in molteplici filoni culturali e taluni anche approdarono a scelte elettorali diverse. Su due punti però per decenni mantennero una unanimità di vedute:
1) L'Unione Sovietica e il blocco dei Paesi dell'est costituivano un pericolo reale per la salvaguardia della libertà nel nostro Paese. La risposta a questo pericolo venne individuata nella scelta atlantica, ossia nell'adesione alla NATO e nell'alleanza con gli Stati Uniti d'America. Questo non volle dire l’approvazione incondizionata alle singole scelte dagli USA ma questo orientamento strategico di fondo non venne mai messo in discussione.
2) La prospettiva verso la quale tendere era comunque quella dell'unità europea, che comprendeva anche, nel pensiero dei padri fondatori, una difesa comune, la CED. L’ostilità della Francia fece naufragare questo aspetto del progetto.
Tale schema si mantenne immutato almeno sino al 1989. La caduta del muro di Berlino e la progressiva dissoluzione dell'Unione Sovietica aprirono le prime crepe, che si sono nel tempo allargate.
Oggi siamo in presenza di un autentico terremoto che stravolge opinioni consolidate.
La volontà di oligarchie occidentali di resistere al cambiamento verso un mondo ormai multipolare; i complessi rapporti con la Russia, non più sovietica ma che manifesta una rinnovata volontà di potenza; la tragica guerra in Ucraina; l’evidente debolezza politica dell'Unione europea; il minacciato ribaltamento delle posizioni da parte degli Stati Uniti in materia di difesa comune a seguito dell’elezione di Trump e la conseguente proposta di un riarmo del vecchio continente; la tragedia in atto in Palestina, che vede gli Stati Uniti e i principali Paesi europei in evidente radicale disaccordo; il nuovo protagonismo delle grandi potenze asiatiche....
Questi sono solo i passaggi più vistosi del cambiamento epocale in atto. In questo quadro si è persa l’identità di vedute dei democratici popolari di ispirazione cristiana, divisi tra posizioni variamente atlantiste, europeiste, legalitarie, pacifiste.
Riteniamo utile aprire un confronto. Un confronto libero, reso necessario dallo scompaginamento in atto di posizioni consolidate. Noi ci domandiamo come guardino l'evoluzione in corso amici che, pur nella varietà di passate e presenti scelte politiche, sono stati e sono accomunati da un comune riferimento al cattolicesimo politico e hanno condiviso un quadro di politica estera che oggi è stato stravolto.
Un giudizio che mette tutti d’accordo è il riarmo ragionato e senza sovrapposizioni di eserciti, l’ammiraglio Nato Cavo Dragone sostiene: “Bene la difesa comune, ma non ci sarà un esercito Ue. La guerra non conviene neanche a Mosca, è un azzardo pericoloso, la Russia sta pagando un prezzo altissimo”, le autorità russe sono consapevoli di questa realtà e del fatto che dovranno fare i conti con un dopoguerra non facile”. Cavo Dragone sulla paventata frattura Nato: non vede il rischio! E sulle garanzie per Kiev sottolinea: ”La prima garanzia continueranno a essere le Forze Armate ucraine. Kiev continuerà a ricevere da più paesi sostenitori importanti contributi”. Quanto alle garanzie politiche ”saranno definite da un giusto accordo di pace, che per essere anche duraturo, dovrà essere valido per le parti coinvolte”, preferibilmente sotto egida Onu. Una forza credibile, multinazionale non solo di forze europee, una presenza significativa lungo tutto il confine russo-ucraino”. Quindi più che di esercito comune, si parlerà di missioni che devono avere come comune denominatore forze intercambiabili”. E’ ovvio che l’intento di tutte queste iniziative è quello di conferire all’Europa una maggiore autonomia operativa basata su prodotti e/o tecnologie made in USA. Un mix intelligente (i missili antiaerei Patriot, ad esempio, sono costruiti anche in Germania su licenza americana), ciò permette un’emancipazione più morbida e graduale senza offrire a Trump pretesti per altre escalation anti-europee. (…)