Giorgio Merlo – Cattolici al centro



Aldo Novellini    2 Febbraio 2025       3

“Cattolici al centro” (ed. Marcianum Press), ultimo libro di Giorgio Merlo, tra i pochi esponenti politici odierni a credere ancora nella cultura politica per alimentare il dibattito con tematiche meritevoli di riflessione. In questione è un nuovo protagonismo dei cattolici democratici nell'arena pubblica, da troppi anni - dopo la scomparsa della Dc – privi di un preciso, e ben percepibile, punto di riferimento.

Inutile ripercorrere le vicende che posero fine, forse troppo frettolosamente, all'esperienza democristiana che Merlo, ma non solo, ritiene ormai improponibile nel contesto politico e sociale di oggi. Al tempo stesso però c'è più che mai bisogno di cogliere, per attualizzarli, alcuni elementi di quella vicenda.

Ecco allora riferirsi all'attenzione verso il territorio, ad un più avveduta selezione della classe dirigente, al rispetto istituzionale. Elementi - tanto comuni al ceto politico della Prima repubblica quanto pressoché sconosciuti a quello odierno - che erano il naturale modus vivendi tra i ranghi della democrazia cristiana. Manca alla politica attuale quella capacità di dialogare a tutto tondo con tutti i segmenti della società, cercando di trovare un filo conduttore finalizzato all'interesse generale. Il tutto senza alzare i toni e meno che mai contrapponendo le istituzioni una alle altre.

Si tratta, insomma, di recuperare modalità di governo del Paese forti delle proprie competenze e di un'autentica conoscenza dei problemi. Presupposto per un progetto, solidale ed interclassista, di sviluppo democratico. Un percorso, che potrebbe dirsi, democristiano senza più la Dc.

Ma quanto risulta davvero fattibile una simile prospettiva? Oltre che fattibile Merlo ci dice che essa è necessaria per il futuro del Paese. C'è peraltro da chiedersi, rispetto all'analisi dell'autore, se il bipolarismo sia proprio da rigettare totalmente o se invece non occorra dargli una diversa conformazione. Magari più orientata al centro che non alle estreme. E se sia davvero impensabile una ricomposizione del cattolicesimo politico sotto un'unica insegna partitica.

Al netto di questi interrogativi non si può che concordare con Merlo sul fatto che l'Italia di oggi abbia bisogno di un ritorno a politiche di centro. Un centro che sia luogo di incontro tra culture diverse, con una coerente politica delle alleanze ed una seria elaborazione di idee e programmi per il Paese. E chi se non il cattolicesimo democratico è in grado di sostenere al meglio questa prova? Perché una ritrovata presenza pubblica del cattolicesimo impegnato in politica significa un saldo ancoraggio europeista; un federalismo solidale lontano anni luce dall'autonomia differenziata che spacca l'Italia; una visione economica, capace di evitare gli eccessi liberisti senza cadere nel vecchio statalismo. Un patrimonio culturale, fondato sulla centralità della persona, le cui radici affondano nel popolarismo sturziano, che può davvero rappresentare il vero e più efficace antidoto rispetto alla duplice sfida sovranista e populista.

Occorre infine dirsi che per dischiudere pienamente questo orizzonte è necessario giungere ad una legge elettorale proporzionale senza rigidità maggioritarie. Il proporzionale con la rappresentatività che garantisce, resta il sistema più adatto per favorire l'ascesa e la tutela degli interessi dei ceti subalterni nella vita democratica. Un modello che potrebbe rivelarsi utile anche a contrastare l'astensionismo dilagante.


3 Commenti

  1. Sono pienamente d’accordo sull’analisi proposta da Giorgio nel cercare di mitigare un bipolarismo divenuto troppo muscolare a causa del crescente populismo. Urgente modificare la legge elettorale, togliendo alle segreterie dei partiti e ridando ai territori la selezione dei migliori candidati. Tornare al proporzionale e alle preferenze, nei prossimi anni e’ un’ illusione, contrastata dalla destra e perche’ e’ stata cancellata da un referendum che ha avuto il 98 per cento dei consensi da parte dei partecipanti. Ci sono altri meccanismi correttivi: il ritorno al mattarellum e primarie fatte per legge come proposto da Parisi trent’ anni fa

  2. Il degrado del discorso politico ha raggiunto un livello talmente infimo che, l’evocazione di stagioni politiche passate e dei loro protagonisti, pare quasi il rimpianto per un’età dell’oro tramontata irrimediabilmente.
    Tuttavia, la politica si occupa di persone-cittadini alle prese con problematiche che richiedono soluzioni nel l’immediato e proposte per l’avvenire.
    La gravità del momento esige che si arrivi, in tempi ragionevolmente brevi, alla definizione di un accordo condiviso, elettorale e di programma,
    che si proponga come l’alternativa alle forze attualmente al potere, in grado di dare voce e fiducia ai tanti che credono e si battono per il cambiamento,e ai tanti sopraffatti dalla sfiducia e rifugiati nell’astensione.
    Il proporzionale, certamente, potrebbe ovviare, almeno in parte, all’irriducibilità di di visioni e proposte ma è altrettanto vero che, con pragmatico realismo, ispirandosi in qualche modo alla tattica della raccogliticcia coalizione di governo, si punti, primariariamente, al conseguimento del consenso elettorale, rimandando ad un secondo momento la discussione e la composizione delle differenze.
    Può sembrare un’utopia ma la gravità del momento richiede rapidità e un quid di disinvoltura.

  3. Ciò che mi crea fastidio è il continuo riferimento al Centro, che in un sistema bipolare come luogo politico non esiste. De Gasperi parlava della DC come di un centro che guarda a sinistra. Dove c’era il PCI Togliattiano… Credo si debba, per chiarezza, utilizzare un modo diverso per confrontarsi. Ci sono più sinistre, quella socialista liberale, quella di matrice sturziana, l'”altra sinistra” di noi repubblicani, e quella ancora viva di matrice marxista leninista. Che hanno in comune l’attenzione per i tanti, rispetto alla destra che si occupa dei pochi.

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