Jeffrey Sachs: una diversa visione del mondo



Massimo Brundisini    27 Agosto 2024       1

Confesso di nutrire una profonda ammirazione per Jeffrey Sachs, economista della Columbia University, sicuramente uno spirito libero. Il professor Sachs, presidente del Sustainable development solutions network (Sdsn), nonché uno dei massimi esperti mondiali di sviluppo economico e di lotta alla povertà, non teme di andare, con le sue idee, in controtendenza rispetto alla versione dei fatti mondiali che ci viene propinata dalla maggior parte dei nostri media. Avevo già in precedenza commentato alcune sue prese di posizione (CLICCA QUI). Cercherò qui di individuare i punti salienti del suo pensiero, riassunto in questa frase, che ritengo possa essere condivisa dai più: “Il sistema geopolitico mondiale non ci sta dando ciò che vorremmo o di cui abbiamo bisogno”.

Sachs viene molto spesso in Italia e sarà ospite d’onore e relatore al Sesto Festival Nazionale dell’Economia Civile. L’importante evento, che si terrà a Firenze dal 3 al 6 ottobre, ha un titolo molto evocativo: L’ora di partecipare. Ricordo che il professore, di origini ebraiche, è Membro delle Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

Sachs ha affidato al suo sito una lunga riflessione sul prossimo Summit del futuro in programma il 22 e 23 settembre alle Nazioni Unite. Il vertice – ha ricordato – parte dal presupposto che è necessario ridefinire una nuova strategia globale su una rotta già segnata, cioè quella dell’Agenda 2030 e dai suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il confronto ruoterà intorno a cinque argomenti principali, “tutti correlati al multilateralismo”: lo sviluppo sostenibile, l’obiettivo della pace, il controllo delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’emancipazione dei giovani e delle generazioni future, la riforma dell’architettura delle Nazioni unite.

Per Sachs ognuno di questi temi è minacciato da crisi che non possono essere risolte dai singoli Paesi. Per quanto riguarda il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, la sfida principale è la finanza globale. Se la metà più povera del mondo, è la sua analisi, non avrà accesso a finanziamenti a lungo termine e a basso costo, l’Agenda 2030 non sarà realizzata. Per quanto riguarda la pace, il punto centrale oggi è la partita che si gioca tra grandi potenze: “Gli Stati Uniti sono in competizione con Russia e Cina. Gli USA mirano al primato in Europa sulla Russia e al primato in Asia sulla Cina. Russia e Cina resistono agli Stati Uniti. Il risultato è la guerra (in Ucraina) o il rischio di guerra (in Asia orientale)”, scrive Sachs, auspicando un’ONU più forte che freni le spinte al “militarismo e alla politica di potenza”.

In un’intervista, ha poi precisato quelle che sono le sue idee sulla situazione geopolitica generale, con un’attenzione particolare per il destino dell’Europa e con un’esortazione all’Italia: la sua è un’analisi estremamente lucida e coraggiosa.

L’Europa ha rinunciato alla propria sicurezza, alla propria autonomia e al proprio benessere economico assecondando gli Stati Uniti nell’allargamento della NATO all’Ucraina e alla Georgia (nonostante le forti riserve dei leader europei al vertice NATO di Bucarest del 2008); abbandonando gli accordi Minsk II, nonostante il cosiddetto Processo di Normandia (in base al quale Francia e Germania avrebbero dovuto essere i garanti proprio del Minsk II); assecondando il rovesciamento del Presidente ucraino Viktor Yanukovych nel febbraio 2014 (nonostante avesse raggiunto un accordo con lui per indire elezioni anticipate in Ucraina nel 2014); e non sostenendo una fine negoziata del conflitto ucraino nell’aprile 2022, quando era in discussione una bozza di accordo tra Russia e Ucraina (osteggiata da Stati Uniti e Regno Unito). In breve, l’Europa ha rinunciato alla propria politica estera, consentendo persino la distruzione del Nord Stream 2, voluta dagli Stati Uniti, senza proferire parola.

Tutto questo ha lasciato l’Europa indebolita, vulnerabile e paralizzata, con Bruxelles e le principali capitali europee che hanno semplicemente eseguito gli ordini di Washington. Il cambiamento non avverrà dagli Stati Uniti.

Il cambiamento deve avvenire dall’Europa. L’interesse del continente europeo risiede nella fine negoziata della guerra in Ucraina, nel ripristino dei legami economici con la Russia, nella fine della paura estremista e della russofobia e in una relazione indipendente e sana con la Cina. Tutto questo è possibile, ma non avverrà dagli Stati Uniti. Deve partire dalla stessa Europa.

Esamina poi la realtà dei fatti: i 30 anni di ricerca dell’unipolarismo da parte dei neocon sono stati un disastro per gli Stati Uniti dal punto di vista militare, diplomatico, economico, finanziario, sociale e della sicurezza nazionale. Più che di un singolo evento politico, gli Stati Uniti hanno bisogno di un ripensamento basato sulle lezioni degli ultimi 30 anni e sulle realtà odierne all’interno degli Stati Uniti e a livello globale.

E, rivolto all’Italia:” Lavorate per la pace, per il commercio, siate all’altezza della tradizione e della reputazione di una delle più grandi culture e di uno dei luoghi più belli e creativi del mondo. Tutte le strade portano a Roma, tranne che in guerra. L’Italia è un luogo da assaporare in pace”.

Magari optando per il “non allineamento”, aggiungo io.

(Tratto da www.politicainsieme.com)


1 Commento

  1. L’eccesso dei DEM porterà guerre e distruzioni in tutto il mondo. Il solido Governo di Giorgia Meloni è stato lodato da Mario MONTI, ma con le seguenti proposte migliorative acquisirebbe ulteriore prestigio:
    a) limitare l’acquisto di armi
    b) orientare le risorse alla salvaguardia del territorio,
    c) favorire la nascita di bambini (culle vuote)
    d) costruire case popolari con specifiche di solidità, idonee per abitanti indisciplinati,
    e) espellere chi non ha diritto d’asilo, con la limitazione il pericoloso islamismo
    f) bandire le ONG
    g) Fitto si sta dimostrando un ottimo Ministro, lo si vedrebbe bene anche come commissario UE!
    h) Kamala Harris, è una radicale pericolosa, si paventerebbero enormi danni a livello interno e internazionale qualora dovesse essere eletta il prossimo novembre, punta su aborto libero e diritti dei gay. Il fatto positivo è che Robert F. Kennedy, Jr. politico e avvocato, si ritira e appoggia Trump, voltando ormai da tempo le spalle ai DEM, “diventati il partito della guerra, della censura, della corruzione. Sono certo che molti politici DEM lo seguiranno. Nonostante la pressione surrettizia dei giudici, Giorgia Meloni ha aperto la strada virtuosa del buon governo ed è guardata con interesse anche oltre oceano.
    Diversi i passaggi dedicati alla politica estera della Harris. Dopo avere ricordato come Trump abbia ‘sminuito’ la Nato e in pratica “detto alla Russia che poteva fare quello che voleva”, perché è un amico dei dittatori, la Harris ha aggiunto: “Quando sarò presidente, gli Stati Uniti resteranno più che mai accanto all’Ucraina e insieme alla Nato e ai nostri partner europei”. A mio avviso, se questo accadesse decreterebbe sventure e la fine dell’UE, perché ne Russia, ne Israele e ne l’Europa acconsentirebbero l’anarchia islamica e delle minoranze etniche. Di tutto ciò è bene che la parte sana della Chiesa Cattolica, se ne faccia una ragione, rinunciando ad una politica che innegabilmente non sta creando successo anzi genera molta confusione con una linea altalenante conservatrice e progressista nello stesso tempo. Esempio negativo: è salpata da Trapani, forte della benedizione di Bergoglio che su Casarini e compagni ha invocato la benedizione della Madre Celeste: «Vi auguro il meglio e invio la mia benedizione all’equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes. Il tema dell’immigrazione va affrontato razionalmente: ciò comporta la necessità di tenere conto, in primo luogo, dei dati quantitativi (numero di persone coinvolte, carico demografico e risorse dei territori di accoglienza, ecc.). È quanto fa Stephen Smith, in Fuga in Europa (Einaudi 2018), trattando il tema dell’emigrazione africana verso l’Europa, non solo sulla base dei dati numerici attuali, ma estendendo lo sguardo ai prossimi decenni. Nel 2050, gli europei saranno 450 milioni e gli africani 2,5 miliardi. Smith smentisce quindi il credo diffuso sull’identità dei migranti che sarebbero persone poverissime, disperate o quasi alla fame. Senza contare che di questo passo saremo islamizzati e sottomessi da persone che oltretutto ci odiano. Auspico a Jeffrey D. SACHS, che affronti anche questo tema interconnesso con la fine delle guerre, durante l’importante evento, che si terrà a Firenze dal 3 al 6 ottobre, dovrà essere presente e non mancare, il segretario delle Nazioni Unite, se non altro per onorare Giorgio LA PIRA, l’artefice della pace tra USA e Vietnam che fu amico di Ho Chi Minh!

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