Antiputiniani o antirussi: è bene chiarirsi le idee



Giuseppe Ladetto    29 Marzo 2024       6

Nei rapporti internazionali, ci troviamo di fronte a una situazione molto pericolosa per gli sviluppi che ne possono scaturire. Sentiamo fare dai leader massimi mondiali dichiarazioni che sembrano palesare una perdita di autocontrollo e di lucidità, mentre più che mai è indispensabile mantenere i nervi saldi e usare la ragione, mettendo da parte la propaganda, cercando di verificare le varie asserzioni e ponendosi degli interrogativi.

I L’Occidente combatte la dittatura di Putin, e non la Russia

Nelle rappresentazioni in vigore, si auspica una Russia convertita ai valori dell’Occidente, pronta a diventarne partner, una volta abbattuto il regime putiniano. Si sostiene che un tale evento sarebbe potuto accadere già a partire dagli anni Novanta se in Russia non fosse giunto al potere Putin, un autocrate nazionalista, determinato a ricostruire un impero riconquistando le terre già facenti parte dell’URSS.

Francamente ho un diverso ricordo di quel periodo. L’Unione Sovietica aveva perso la Guerra fredda, essendo stata incapace di sostenere la competizione con gli USA sul terreno delle tecnologie antimissilistiche spaziali, voluta da Ronald Reagan. In seguito, il presidente George Bush senior, rendendosi conto dei rischi che sempre accompagnano la dissoluzione di un impero, dimostrò molta prudenza e pragmatismo nei confronti della Russia. Comprese che non doveva essere umiliata, e che bisognava accompagnare la fragile libertà riconquistata dai Paesi dell’Est Europa con comportamenti non provocatori nei confronti dei russi, evitando iniziative da loro interpretabili come minacce.

Ma con Bill Clinton l’atteggiamento del governo americano mutò radicalmente allineandosi sostanzialmente alle direttive della dottrina Brzezinski. Il nemico storico doveva essere ulteriormente indebolito (malgrado Boris Eltsin fosse totalmente prono alle continue richieste, o meglio, ingerenze americane), approfittando della caotica situazione interna del Paese, e fomentando i potenziali nazionalismi etnici presenti nell’area ex sovietica. Prese così inizio quella politica, poi seguita da George Bush junior, da Barack Obama e da Joe Biden, tesa ad inasprire i rapporti con la Russia con i continui allargamenti della NATO verso Est, con il ritiro statunitense dal trattato ABM e il posizionamento dello scudo spaziale in Polonia e Romania (atto che ha rotto un pluridecennale equilibrio nucleare).

George Kennan (diplomatico americano di lunga carriera, padre della politica di contenimento dell’URSS) denunciò nel 1997 l’errore grave che stava facendo il proprio Paese con l’estensione della NATO ai Paesi già nell’orbita sovietica, e prefigurò tutto quanto è avvenuto in seguito: una Russia umiliata e con la sensazione di una minaccia incombente su di sé avrebbe rotto con l’Occidente, e ne sarebbe derivata una nuova guerra fredda. Parliamo di un’epoca in cui Vladimir Putin era uno sconosciuto, essendo entrato in scena nel 1999.

Le cose sarebbero andate diversamente se fosse stata mantenuta l’accorta prudenza di Bush senior nei rapporti con la Russia? Non ne abbiamo la certezza, ma è molto probabile.

II Con Putin al potere, ci sarebbe stata comunque una involuzione in senso autoritario e dispotico della Russia

Certo la Russia non è, e non diventerà, una liberaldemocrazia. La sua storia e cultura, le dimensioni e le caratteristiche del Paese richiedono una guida forte, ma non necessariamente destinata a diventare una autocrazia o una dittatura. Ricordiamoci che, con Eltsin al vertice del Paese, il ricorso alla manipolazione delle consultazioni elettorali, il totale controllo dei media da parte dei vari oligarchi suoi amici e lo spregiudicato utilizzo degli strumenti del potere erano una costante, senza che in Occidente qualcuno abbia mai sollevato obiezioni o critiche. Con Putin, le cose sono inizialmente notevolmente migliorate, poi ci sono stati consistenti passi indietro su vari terreni. Certamente, nel portare a un rafforzamento del potere personale e a una conseguente involuzione autoritaria, hanno avuto peso gli atti ostili e/o la percezione di minacce provenienti da oltreconfine. Un fenomeno che, in analoghe circostanze, vediamo capitare in ogni Paese, in misura più o meno rilevante.

III La Russia è una minaccia per il suo potenziale militare

Sentiamo dire da autorevoli politici europei che la Russia è una minaccia per i propri Paesi, nessuno dei quali può escludere di essere da essa attaccato, ma nello stesso tempo le medesime persone si dicono convinte che l’Ucraina, se adeguatamente sostenuta con armi, sconfiggerà la Russia. Non c’è alcun senso in queste affermazioni che fanno dubitare delle facoltà logiche di chi le fa: infatti, una Russia che possa essere sconfitta dall’Ucraina non rappresenta un soggetto in grado di minacciare alcun Paese occidentale, e meno che mai l’insieme di questi o anche solo di quelli dell’UE.

Come già detto in altro articolo (Ritornare alla realtà dei numeri), un abisso separa la rilevantissima spesa militare dei Paesi della NATO (oltre il 70% di quella mondiale), nonché il potenziale demografico, economico e tecnologico da essi posseduto rispetto agli analoghi parametri della Russia. Solo il possesso di armi nucleari di quest’ultima ha impedito, per ora, un intervento diretto occidentale in Ucraina. dove la Russia ha agito sentendosi (a torto o a ragione) minacciata.

IV La Russia va fermata innanzitutto perché la sua condotta viola l’ordine internazionale fondato sul diritto e sui valori liberaldemocratici

Non c’è coerenza tra queste affermazioni e il comportamento dell’Occidente. Quest’ultimo è stato anch’esso protagonista di violazioni di detto diritto come, ad esempio in Kosovo, dove la NATO è intervenuta senza alcun avvallo delle Nazioni Unite, adducendo le stesse motivazioni di Putin per l’intervento nel Donbass (proteggere una popolazione); idem a Grenada, in Iraq (seconda guerra), in Libia e in Siria. Ha, inoltre, chiuso gli occhi di fronte a violazioni perpetrate dagli “amici”: Israele da decenni occupa indisturbata e colonizza territori ottenuti a seguito di una guerra a cui aveva dato inizio.

Si aggiunga, in tema di valori “democratici”, che il Paese leader dell’Occidente è convissuto con regimi dispotici quando gli è convenuto. Fra i firmatari dell’atto fondativo della NATO, c’era il Portogallo di Antonio de Oliveira Salazar; poco dopo il presidente Eisenower ha accolto fra le sue braccia Francisco Franco; anche i colonnelli greci sono stati partner indisturbati. Non parliamo poi delle sanguinarie dittature militari latino americane da Washington promosse e/o sostenute.

V Il regime di Putin è ancora saldo o è prossimo a sfaldarsi sotto la pressione occidentale?

Ancora oggi, i due politici più invisi alla grande maggioranza dei russi sono Michail Gorbacev e Boris Eltsin. Il primo per l’ingenuità della sua condotta in campo internazionale; il secondo per aver svenduto il Paese ai migliori offerenti (quali oligarchi-pirati, avventurieri e imprese straniere), aver aperto la strada alla diffusa corruzione e consentito continue ingerenze occidentali nella vita del Paese.

Oggi Putin riesce ancora a restare in sella, mantenendo un consenso non solo per lo spregiudicato utilizzo degli strumenti di potere di cui dispone, ma soprattutto perché nessuno vuole vedere il ripetersi di quanto è accaduto con Gorbacev ed Eltsin. Anche Alexej Navalny era ben consapevole che in Russia non ci sarebbe stato spazio per un novello Eltsin, o comunque per chi fosse o apparisse manovrato dall’Occidente, e aveva fatto propria una linea di sostegno alla nazione: infatti, nel 2008, difese l’intervento militare russo in Georgia a seguito del tentativo georgiano di occupare la separatista Ossezia del Sud; nel 2014 approvò l’annessione russa senza colpo ferire della Crimea. Solo recentemente, riguardo al conflitto in Ucraina, dopo aver lamentato una “guerra fratricida” fra genti che si riconoscono nella stessa storia e cultura, prese posizione contro l’intervento.

Al momento, il regime tiene. Putin, dopo le recenti elezioni (comunque siano considerate), è più forte. Il Paese è stato in grado di resistere alle pressioni messe in atto dagli occidentali con la rottura degli scambi economici e le sanzioni, mentre, nella guerra in Ucraina, malgrado il crescente sostegno occidentale a Kiev e le annunciate controffensive ucraine, rivelatesi deludenti, le forze russe hanno consolidato le posizioni nei territori occupati.

Certo, Putin non è eterno. Se e quando il regime potrà cadere, è tuttavia questione che riguarda i soli russi, mentre la condotta internazionale dei successori dipenderà essenzialmente dalle istanze geopolitiche del Paese dalle quali chiunque giungerà al potere non potrà discostarsi più di tanto.

Ovviamente quest’ultima considerazione non vale se un eventuale diretto intervento militare occidentale conducesse alla frantumazione della Federazione Russa.

VI È possibile ottenere la caduta del regime senza provocare il crollo e la disintegrazione della Federazione Russa?

Abbiamo visto nella storia che, nelle guerre contrassegnate da uno scontro ideologico, la sconfitta militare non ha comportato solamente la rimozione e sovente la condanna dei responsabili di governo della nazione perdente, ma ha spesso avuto pesanti conseguenze su di essa (ampie amputazione di territori, esodi forzati di popolazioni o la stessa dissoluzione e frammentazione del Paese). Difficilmente potrà essere diverso per una Federazione Russa che molti Paesi occidentali vorrebbero vedere quanto meno fortemente ridimensionata.

VII Quali le conseguenze del protrarsi e/o degli sviluppi della guerra?

In primo luogo, ci sono i pericoli del coinvolgimento, o peggio del diretto intervento, dei Paesi della NATO in una guerra con una potenza che dispone di armi nucleari: questi devastanti strumenti potrebbero essere usati se detta potenza fosse messa nella condizione di sentire minacciata la propria sopravvivenza. Ne scaturirebbe una guerra mondiale con armi nucleari dalle conseguenze micidiali per la vita sul pianeta.

Ci sono inoltre (come ha scritto Giuseppe Davicino) “i costi umani, economici, ambientali altissimi, che hanno generato una situazione di stallo capace di protrarsi indeterminatamente, almeno fintantoché si lasceranno le armi a parlare anziché la diplomazia”. Sono costi, aggiungo, che, in notevole misura, investono anche Paesi non direttamente coinvolti nella guerra.

Se poi (evitato l’impiego di armi nucleari) la guerra terminasse con la sconfitta russa (come auspicato dai leader occidentali), dovremmo chiederci quali sarebbero le conseguenze del collasso e della frammentazione della Federazione Russa. Si creerebbe una situazione di caos, permeata di conflitti fra nuovi soggetti regionali, mossi da rinate pulsioni nazionalistiche su base etnica (visto il mosaico di popoli abitanti quel territorio), con conseguenti spostamenti forzati di popolazioni ed esodi volontari, in parte direzionati anche verso l’Europa occidentale. Nella parte asiatica dell’attuale territorio russo, sarebbe probabilmente la Cina a farsi avanti e ad impossessarsi di risorse certamente utili, se non indispensabili, per l’Europa, ove questa fosse in grado di trovare una convivenza con la Russia.

VIII Considerazioni finali

Al momento attuale, in Europa si guarda alla guerra in corso con sentimenti da tifosi, sentendosi parte coinvolta in un conflitto tra liberaldemocrazia e autocrazia, se non tra buoni e cattivi. Ma Lucio Caracciolo ha più volte ammonito che “interpretare i conflitti territoriali ricorrendo a categorie ideologiche o morali significa condannarsi a non comprendere quanto avviene”. Sarebbe quindi auspicabile una più meditata analisi della situazione, considerando gli interessi geopolitici di tutte le parti, a partire da quelli delle nazioni europee, e avendo sempre presente che mai torto e ragione si separano con un tratto di spada.

Si parla spesso di “pace giusta”. In particolare, il richiamo alla “pace giusta” è stato polemicamente brandito nei confronti di papa Francesco per il suo appello a una trattativa. Tuttavia, ricordo che, fra i requisiti di una pace giusta, dovrebbe esserci anche la volontà degli abitanti dei territori contesi.

Nel frattempo, i conflitti in Ucraina e Terra Santa stanno polarizzando l’attenzione dell’universo politico e mediatico, facendo dimenticare che la lotta più importante per cui è richiesto l’impegno di tutti – destinandovi rilevante parte delle risorse economiche disponibili – è quella contro il riscaldamento climatico, perché altrimenti ne scaturirà un mondo molto più disastrato di quello prodotto dai conflitti in corso.


6 Commenti

  1. L’analisi dell’amico prof. Ladetto mi ricorda due spunti dalla mia esperienza europea.
    Il primo quando tenni nella Mosca Eltsiana dibattiti con funzionari/e sullo sviluppo dei diritti dei consumatori in Russia. Non conoscevano il concetto di libero mercato, ma quello di mercato controllato da una PA ingenua, famelica e onnicontrollante. I giovani sognavano un free market senza regole, che poi permise lo strapotere economico sociale dagli apparatnikj, agli oligarchi. A cui si collego’ il giovane sergente del KGB che trasformarla gracile democratica in autocratura.
    Quando si parlo’ a Bruxelles, in un Convegno cui partecipava AUSE, Asso. Univ. Di Studi Europei, dell’esportazione della democrazia occidentale (in realtà anglo-fraco-statunitense) obiettai che in Paesi che non hanno mai sviluppato forme di potere del popolo (demos- crazia), il potere autocritico entra nel tessuto sociale come una lama nel burro. Mi venne obiettato che la democrazia è la meno peggiore forma di governo ed è dovere dell’Occidente diffonderla in tutto il mondo con la globalizzazione degli scambi. Si vede oggi con quali risultati. Occorre avere pazienza, o meglio rispetto dell’evoluzione delle varie fasi di sviluppo dei popoli (ricordando i corsi e ricorsi stillicidio del sommo Vico) e non esibire una ubris spocchioso, che ha fatto e fa irritare numerosi Paesi o in via di sviluppo (India, Brasile SudAfrica) o nuovi contropoteri a cultura storicamente equivalente (Cina, Paesi arabo-islamici). L’eurocentrismo è finito da tempo!

  2. Articolo di grande lucidità ed espresso con chiarezza.
    Bisognerebbe ora partire dalla ricostruzione di quel difficile puzzle che è l’ espressione della volontà delle popolazioni coinvolte ante invasione e conseguenti deportazioni. Solo l’ONU avrebbe l’autorevolezza di proporre una cosa simile, ma certo non la forza di ottenere il consenso delle parti ad avviare effettivamente l’azione. Sarebbe però forse un utile sasso nello stagno.

  3. Quadro e valutazioni perfette. Bravo, come sempre, Giuseppe Ladetto.
    Machiavelli aveva ragione a dire che al principe conveniva comportarsi da volpe e non da leone. Infatti la volpe quando, giocando di ipocrisia, inganna non ci mette la faccia, e raccoglie il consenso dei superficiali e degli sciocchi che sono sempre pronti a darle una mano cadendo nella trappola che fa apparire come aggredido colui che potrebbe anche essere di fatto un aggressore.
    Al contrario il leone la propria violenza la mette in piazza destando uno scandalo universale aparendo sempre e comunque un aggressore, anche quando non lo è.

  4. Antiatlantici e antiNATO: …….e chiarimento è stato!
    Mentre ascoltavo l’omelia Pasquale di Papa Francesco due frasi restavano impresse nella mia mente: “i bambini nei territori di guerra non ridono più” e “la pace non si fa con le armi né con il riarmo”. Sono d’accordo con il direttore, che Dio ci conservi Papa Francesco ancora a lungo, soprattutto lo tenga lontano dai caffè!.
    Poi mi sono riletto l’articolo in oggetto e né ho concluso che il titolo pertinente non poteva che essere questo: ”Antiatlantici e AntiNATO: ………..e chiarimento è stato!”
    Lo stupore, la sorpresa, il restare esterrefatto e basito nella assenza assoluta di una qualche esecrazione dell’aggressione militare russa in Ucraina e delle atrocità conseguenti commesse. Penso alle migliaia di bambini deportati dai russi e oggetto di trattativa da parte del Vaticano (che ha riconosciuto questo crimine di guerra), in silenzio, nella più completa attività diplomatica che si possa immaginare. Penso al massacro di BUCHA internazionalmente riconosciuto e documentato anche dall’inviata della RAI Stefania Battistini (parte del complotto USA/NATO/atlantici vari anche lei?). Penso ai continui bombardamenti sui civili e sulle infrastrutture necessarie ai bisogni di prima necessità, perpetrate con lucida truculenza come a dire: se non posso riconquistarti ti distruggo, ti anniento! “fasuma da invern”, peggio di “suma pi nent a post”. Ripeto: “nen na parola”!
    E poi il coro, stonato, a seguire, fuori e lontano dalla “partitura Sturziana”. “robi da rastè ‘ncantà!”
    Non è bastato spaccare il capello in quattro per ricercare impossibili giustificazioni ai crimini perpetrati ai danni degli inermi ucraini, si è tentato di spaccare il capello in ottave continuando una impossibile ricerca giustificativa. E allora andiamo a “vederle” queste ottave frutto di una narrativa antioccidentale nel suo complesso.
    I) Bush senior bravo, cattivi tutti coloro che lo hanno seguito. Mah, Clinton è colui che portò Rabin e Arafat a stringersi la mano, priorità in quel frangente storico; Bush junior intervistato in campagna elettorale neanche conosceva i quattro principali teatri di guerra attenzionati dagli USA; Obama ritirò le truppe dai principali teatri di guerra impegnati dagli States, medio oriente compreso, solo ultimo l’Afghanistan (dove l’innesco fu dell’URSS, a scanso di equivoci); circa Biden taccio per rispetto senile. Coma sia possibile sostenere la tesi ma occorrerebbe definirla propaganda, della strategia USA circa l’allargamento a est della Nato per comprimere l’inerme Russia orfana dell’URSS, continua a restare a me ignoto. Ricostruzione storica basata su interpretazioni, in quel tempo gli USA erano impegnati a studiare gli scenari derivanti dall’ipotizzato “scontro tra le civiltà”, rivelatosi tragico nel 2001 con l’attacco alle torri gemelle. Storia non illazione. Comunque riferendosi ai Presidenti USA è precipuo riferirsi alle rispettive “amministrazioni presidenziali”.
    II) Se Eltsin fu manovrato dagli USA contemporaneamente agli oligarchi russi (allora esistono!) la contraddizione è evidente, mi fermo qui. Ricordo solo che fu Putin ad accusare Eltsin di essere un ubriacone, facendolo rinchiudere per disintossicazione dopo essersi fatto nominare capo del governo.
    III) Solo l’arsenale atomico russo sarebbe deterrente rispetto ad un intervento diretto della NATO. Quindi i paesi NATO non sono irrazionali, secondo la narrazione di questo articolo si spingono ai confini russi ma si fermano di fronte all’arsenale. Simile narrazione è destituita di fondamento. I paesi ex sovietici hanno liberamente aderito alla NATO.
    IV) Sul Kosovo eviterei di insistere sul parallelismo USA/Russia, ne ho già scritto in merito al rifiuto di Putin di compartecipare alla forza multilaterale di pace, aggiungo solo anche qui NEANCHE UNA PAROLA SUI MACELLAI SERBI MILOSEVIC E KARADZIC!
    V) Mi sfugge la conoscenza del pensiero della maggioranza dei russi, in quanto la trasparenza delle informazioni provenienti dalla Russia è nota a tutti. Mi limito a ricordare che le “questioni Donbass e Ossezia” sono state “agitate e innescate” dagli uomini del KGB e dagli “agit prop” putiniani, è storia nota, qui si che le informazioni sono arrivate dalle popolazioni locali, ancora oggi intervistabili. Sostenere la propaganda della volontà di autodeterminazione delle popolazioni locali pare fuori luogo.
    VI) Privo di fondamento sostenere che molti paesi occidentali vorrebbero vedere una Russia quantomeno fortemente ridimensionata, fino a ieri si nutrivano di fonti energetiche russe, rimpinguando di euro le esauste casse del Cremlino.
    VII) Vero che le conseguenze di guerre dichiarate dai vari dittatori che hanno attraversato la storia hanno prodotto solo devastazione e costi umani ingenti. Tuttavia accreditare la Nato, gli USA, i paesi occidentali e quindi gli europei di aver provocato tutti i crimini commessi da Putin e dalla sua cerchia di sanguinari consiglieri è confutabile.
    VIII) Considerazioni finali: ripeto, convinto più che mai, che nessuno vuole annichilire la Russia, non è utile a nessuno. Tuttavia se il gruppo oggi al potere al Cremlino insistesse (ed insisterà), la storia la scriveranno i russi stessi abbattendo il dittatore, da soli o con aiuti esterni non importa. Solo allora potrà innescarsi il processo di ristrutturazione del Nuovo Ordine Mondiale multipolare (questione rilevantissima sulla quale tornerò). Altrimenti sarà inevitabile un accordo USA-CINA per porre fine a questo disastro militare e diplomatico, a scapito della Russia con rispettive sfere di influenza. Sempre che l’improbabile confronto Biden/Trump non sconvolga le aspettative riportando Trump al potere, il quale non esiterebbe ad accordarsi con Putin, sacrificando la NATO e soprattutto noi europei, abbandonati al nostro destino, inevitabilmente obbligati ad alzare bandiera bianca. A meno che un sussulto di intelligenza politica non suggerisca di investire su Mario Draghi.
    A questo punto occorre ricordare la natura esclusivamente difensiva della NATO. Ragion per cui la narrativa utilizzata nell’articolo si presta ad interpretazione antiatlantica, antiNATO e anche antieuropea! La pace si costruisce con la diplomazia deponendo le armi, come ci ricorda Papa Francesco. Attendiamo che l’aggressore si fermi. Altrimenti va fermato. Di questa eventualità, da intendersi come estrema ratio, ne parla San Tommaso D’Aquino, la Populorum Progressio di Paolo VI e l’Istruzione Libertatis conscientia (22/03/1986).
    Era necessario intervenire su queste delicatissime questioni, pur in modo succinto, a testimonianza che i “Popolari Sturziani, De Gasperiani e Morotei”, sempre “liberi e forti” e “ribelli per amore” sono ancora qui a presidiare un fumigagnolo culturale di POPOLARISMO che non dovrà mai spegnersi. SCRIPTA MANENT!

  5. Si sta giocando la partita delle relazioni internazionali con dadi truccati: BIDEN, in modo surrettizio ha rotto l’armonia europea (ricorsi storici, l’Ucraina come la Serbia della prima guerra mondiale o Danzica sella seconda). Proposta: Russia nella Nato(globalizzata), Israele e Palestina due stati autonomi con confini separati! Il Vaticano sarebbe disposto a vedere l’Ucraina cedere il controllo del Donbas o di altre parti dell’Ucraina orientale con popolazioni di lingua russa come un modo per porre fine alla guerra. Disperato appello del Papa: “Basta sofferenze per i civili”
    SI TOLGA IL PRETESTO A PUTIN e ZELENKY DI BOMBARDARE, SI PROPONGA UN NEGOZIATO IN QUESTI TERMINI:
    a) Revisione delle sanzioni economiche contro Mosca
    a) Ripristino di rapporti con Mosca
    b) Nuovi rapporti con gli USA
    c) L’ingresso dell’Ucraina nell’UE deve avvenire con referendum dei cittadini UE (L’Ucraina è un Paese immaturo antepone la morte e la distruzione al negoziato proposto Kissinger, con troppi mercenari nazisti pronti a creare seri problemi sociali)
    d) Un errore l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, la loro neutralità avrebbe conferito maggiore sicurezza alla pace mondiale.
    Questa guerra inutile costa 6 Miliardi di USD ogni giorno e 500 mila morti!
    Tutto ciò sembra impossibile per una questione geopolitica. Senza impegno, non si ottiene la “PACE”: il Signore Gesù disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: «C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»»
    (Lc 18,1-8, CEI)
    No armi, dell’Europa e Nato, peggiorano la situazione. L’autorevole ed equa proposta di Henry Kissinger, mi sembra corretta: ha indicato come strada per mettere fine alla guerra ed evitare una escalation il riconoscimento da parte dell’Ucraina dello «status quo ante», con la Russia che controlla formalmente la Crimea e informalmente i territori di Luhansk e Donetsk. Si spera che gli ucraini faranno saggezza per raggiungere la pace. Occorre che la comunità internazionale convinca il cattolico Biden e l’ortodosso Putin a parlarsi tra loro.
    Zelenski per la sua patologica ambizione continua a far morire innocenti, provocare distruzione e ad esporre il mondo alla catastrofe nucleare! Giorgio La Pira fu l’artefice della caduta del muro di Berlino e della pace tra USA e Vietnam (amico di Ho Chi Minh)! “SPES CONTRA SPEM” – Il Papa fa bene ad intervenire! All’Italia un fondo di solidarietà UE, non solo per i danni delle sanzioni ma anche per quelli causati dalle ONG di SOROS, che continua a destabilizzarci! Per tentare di risolvere lo stallo di un confronto nel quadro di un gioco pericoloso, avrebbe dovuto fungere da mediatrice un’Europa con un minimo di dignità politica e diplomatica e non supina esecutrice della volontà USA. Il confronto Est-Ovest, affosserà per decenni la prospettiva d’integrare la Russia con l’Europa, in un sistema di cooperazione internazionale.
    MdL Filippo ARPAIA (lapiriano)

  6. A me pare che Giuseppe Ladetto sia riuscito a mettere molto bene in luce una delle facce meno illuminate dell’intricatissima questione ucraina. Ovvero, quella di che cosa potrebbe succedere nel caso di una completa vittoria dell’Ucraina tale da portare alla disintegrazione della Federazione Russa e alla balcanizzazione di buona parte dell’Eurasia. In tal caso l’Europa sarebbe più sicura? E inoltre, chi eserciterebbe l’egemonia sui territori ex russi, dal cui controllo dipendono gli equilibri mondiali: l’Occidente o la Cina e l’India? Dunque la domanda è, scartando l’ipotesi purtroppo non remota di una sconfitta, sarebbe preferibile la vittoria o un buon accordo a partire da un immediato cessate il fuoco tra le parti? Perché non saranno le armi a risolvere questo conflitto ma la capacità, ricordata dal prof. Oreste Calliano nel suo commento, di avere rispetto dei percorsi di sviluppo del Resto del Mondo al posto di un non più proponibile unilateralismo occidentale la cui anacronistica difesa fu la causa scatenante della guerra ucraina un decennio fa.

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