
Tristemente, ancora una volta, nell’arco di pochi mesi, ci troviamo ad ospitare sulle nostre pagine, il ricordo di un amico scomparso.
Dopo Guido Bodrato e Paolo Parato, questa volta dobbiamo segnalare agli amici la repentina scomparsa dell’onorevole Michele Zolla, avvenuta il primo gennaio 2024, all’età di 91 anni. Zolla è stato da sempre socio della nostra Associazione Popolari del Piemonte, offrendo un’adesione convinta, accompagnata da contributi scritti, in varia forma, taluni comparsi anche qui su “Rinascita popolare”. Personalmente poi, aggiungo grande dispiacere e commozione perché Michele, oltreché illustre compagno di viaggio e riferimento durante tanti anni di militanza politica, è stato anche un caro amico.
È bene ricordare, innanzi tutto, per sommi capi il percorso da lui seguito negli anni.
Parlamentare lungo cinque legislature consecutive per la Democrazia cristiana ed eletto nella nostra circoscrizione elettorale di Torino-Novara Vercelli, aveva iniziato a muovere i primi passi come consigliere comunale nel suo comune di origine, Armeno, in provincia di Novara. Quando nel 1972 Oscar Luigi Scalfaro con i suoi amici valutò opportuno affiancarsi un secondo candidato nelle elezioni per la Camera dei deputati, la scelta cadde appunto su Zolla, da lungo tempo attivo al suo fianco. Per quella scelta non mancavano altre opzioni, riguardanti amici novaresi a pieno titolo papabili; il nome di Zolla fu probabilmente avvantaggiato anche dal sostegno che gli espressero gli amici di Torino, già allora coordinati dall’indimenticabile Cornelio Valetto.
Zolla superò brillantemente quella prima vicenda elettorale, cui ne seguirono, come ho detto, altre quattro. In tutti quegli anni questo austero gentiluomo piemontese si ritagliò un ruolo importante nella politica romana, ricoprendo numerosi incarichi, tra i quali per due volte quello di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, di vicecapogruppo dei deputati DC nonché di vicepresidente della Camera. Incarichi offertigli a fronte (bisogna pur dirlo, con riferimento ai vari manuali Cencelli) di una collocazione interna al partito in un’area sempre quantitativamennte minoritaria. Certo gli giovò la capacità personale, unita ad un suo stile, caratterizzato da fermezza nelle posizioni espresse ma unito alla particolare affabilità e cortesia nel rapporto con i suoi colleghi parlamentari, di tutte le parti politiche, che infatti gli furono generosi di riconoscimenti.
Come ha scritto di lui da un suo ex collega, l’on. Mario Tassone, “apprezzato da molti per la sua riservatezza, per il suo equilibrio e capacità di mediazione, la sua pacatezza, il commentare comportamenti politici non coerenti con giudizi lontani da eccessi verbosi pur fermi nella non condivisione”.
Rimase sempre unito in un sodalizio di ferro con Oscar Luigi Scalfaro. Quando questi venne eletto alla Presidenza della Repubblica volle avere Zolla al suo fianco, con il ruolo di consigliere speciale, compito che svolse con consumata abilità, una sorta di “antenna” presidenziale per disporre di un quadro aggiornato su orientamenti e sensibilità presenti nel mondo politico e nei media. Un ruolo molto simile a quello attualmente svolto da Gianfranco Astori con il presidente Mattarella, analogia sottolineata dallo stesso Astori in occasione del funerale a Sovazza (Armeno). Come tutti ricordiamo, in quel settennato vi furono anni particolarmente difficili per il Presidente e quindi per Zolla...
Già in precedenza noi “torinesi” avevamo comunque avuto l’opportunità di frequenti incontri con lui per aggiornamento sull’evoluzione del dibattito nelle istituzioni e e nel Partito. Confronti condotti da Michele con una grande efficacia nel passare dal livello generale delle impostazioni che ci accomunavano a quello dell’operatività pratica e delle scelte concrete. Scambi di riflessioni particolarmente utili quando, più tardi, si produssero situazioni delicate e dolorose come la successione di colpi di scena che videro la scomparsa della DC, la nascita del Partito popolare ed infine la confluenza nella Margherita.
Zolla ha sempre mantenuto un doveroso e attento riserbo professionale in particolare nelle fasi in cui ricopriva incarichi delicati, come il sottosegretariato con la responsabilità sui Servizi segreti (le famose “barbe finte”) o appunto di consigliere speciale del presidente Scalfaro. Un riserbo che non gli ha però impedito di trasferirci sue personali valutazioni e molte impressioni di prima mano. Pesco tra i numerosi ricordi quello riguardante i rapporti tra il Presidente e Silvio Berlusconi: quest’ultimo, secondo uno stile che lo accompagnò sempre, esordì con un approccio più che amichevole, confidenziale, suadente, che si raffreddò rapidamente quando comprese che l’interlocutore non era manovrabile secondo i suoi disegni. Dopo la carota, il bastone: quando si arrivò al passaggio successivo, con il rifiuto – sacrosanto – dello scioglimento delle Camere con elezioni anticipate, pur richieste come un atto dovuto da Berlusconi. Richiesta irricevibile, constatato che il Parlamento appariva in grado di esprimere un nuovo governo, come poi avvenne con quello di Dini. L’ostilità si tramutò allora in guerra aperta, con uno scatenamento di fuoco mai visto, per intensità e spregiudicatezza sia nelle aule parlamentari sia, soprattutto, tramite le televisioni e i giornali amici. La tentazione di ripercorrere le vicende di quegli anni, con le ricadute nei periodi successivi sarebbe forte, ma andrebbe al di là di quanto oggi mi propongo.
Zolla, a differenza di una parte consistente di coloro che aderirono al Partito popolare e oggi si muovono dentro ma anche fuori dal Partito Democratico, non proveniva, nella militanza democristiana, dalla Sinistra sociale o dalle sinistre interne variamente denominate ma ha sempre aderito al filone degasperiano, fedele a un’impostazione “centrista”, (tendenzialmente ostile alla collaborazione governativa con il PCI, almeno fino al prodursi dell’eclissi del comunismo politico anche in Italia e alla sua evoluzione nel campo socialista).
La pluralità di orientamenti, espressione però di comuni radici nell’alveo del “cattolicesimo politico” ed in grado di fare sintesi nel partito, è sempre stata una grande ricchezza per la DC prima e per il PPI poi.
Sono molto grato, lo ripeto, all’amicizia di Michele, rimasta viva anche quando, con il passare degli anni, ridusse le attività esterne, mantenendosi però sempre aggiornato e osservatore lucido, grazie alla rete di relazioni costruita nel tempo, generoso di suggerimenti, anche in momenti toccati da scelte difficili.
Torno all’osservazione con la quale ho iniziato queste righe: troppe ma inevitabili le occasioni di ricordare amici scomparsi, che generano rimpianto ma anche la considerazione, un po’ amara, per la qualità di quella classe politica che mi sembra abbia difficoltà a riprodursi ai nostri giorni.
Dopo Guido Bodrato e Paolo Parato, questa volta dobbiamo segnalare agli amici la repentina scomparsa dell’onorevole Michele Zolla, avvenuta il primo gennaio 2024, all’età di 91 anni. Zolla è stato da sempre socio della nostra Associazione Popolari del Piemonte, offrendo un’adesione convinta, accompagnata da contributi scritti, in varia forma, taluni comparsi anche qui su “Rinascita popolare”. Personalmente poi, aggiungo grande dispiacere e commozione perché Michele, oltreché illustre compagno di viaggio e riferimento durante tanti anni di militanza politica, è stato anche un caro amico.
È bene ricordare, innanzi tutto, per sommi capi il percorso da lui seguito negli anni.
Parlamentare lungo cinque legislature consecutive per la Democrazia cristiana ed eletto nella nostra circoscrizione elettorale di Torino-Novara Vercelli, aveva iniziato a muovere i primi passi come consigliere comunale nel suo comune di origine, Armeno, in provincia di Novara. Quando nel 1972 Oscar Luigi Scalfaro con i suoi amici valutò opportuno affiancarsi un secondo candidato nelle elezioni per la Camera dei deputati, la scelta cadde appunto su Zolla, da lungo tempo attivo al suo fianco. Per quella scelta non mancavano altre opzioni, riguardanti amici novaresi a pieno titolo papabili; il nome di Zolla fu probabilmente avvantaggiato anche dal sostegno che gli espressero gli amici di Torino, già allora coordinati dall’indimenticabile Cornelio Valetto.
Zolla superò brillantemente quella prima vicenda elettorale, cui ne seguirono, come ho detto, altre quattro. In tutti quegli anni questo austero gentiluomo piemontese si ritagliò un ruolo importante nella politica romana, ricoprendo numerosi incarichi, tra i quali per due volte quello di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, di vicecapogruppo dei deputati DC nonché di vicepresidente della Camera. Incarichi offertigli a fronte (bisogna pur dirlo, con riferimento ai vari manuali Cencelli) di una collocazione interna al partito in un’area sempre quantitativamennte minoritaria. Certo gli giovò la capacità personale, unita ad un suo stile, caratterizzato da fermezza nelle posizioni espresse ma unito alla particolare affabilità e cortesia nel rapporto con i suoi colleghi parlamentari, di tutte le parti politiche, che infatti gli furono generosi di riconoscimenti.
Come ha scritto di lui da un suo ex collega, l’on. Mario Tassone, “apprezzato da molti per la sua riservatezza, per il suo equilibrio e capacità di mediazione, la sua pacatezza, il commentare comportamenti politici non coerenti con giudizi lontani da eccessi verbosi pur fermi nella non condivisione”.
Rimase sempre unito in un sodalizio di ferro con Oscar Luigi Scalfaro. Quando questi venne eletto alla Presidenza della Repubblica volle avere Zolla al suo fianco, con il ruolo di consigliere speciale, compito che svolse con consumata abilità, una sorta di “antenna” presidenziale per disporre di un quadro aggiornato su orientamenti e sensibilità presenti nel mondo politico e nei media. Un ruolo molto simile a quello attualmente svolto da Gianfranco Astori con il presidente Mattarella, analogia sottolineata dallo stesso Astori in occasione del funerale a Sovazza (Armeno). Come tutti ricordiamo, in quel settennato vi furono anni particolarmente difficili per il Presidente e quindi per Zolla...
Già in precedenza noi “torinesi” avevamo comunque avuto l’opportunità di frequenti incontri con lui per aggiornamento sull’evoluzione del dibattito nelle istituzioni e e nel Partito. Confronti condotti da Michele con una grande efficacia nel passare dal livello generale delle impostazioni che ci accomunavano a quello dell’operatività pratica e delle scelte concrete. Scambi di riflessioni particolarmente utili quando, più tardi, si produssero situazioni delicate e dolorose come la successione di colpi di scena che videro la scomparsa della DC, la nascita del Partito popolare ed infine la confluenza nella Margherita.
Zolla ha sempre mantenuto un doveroso e attento riserbo professionale in particolare nelle fasi in cui ricopriva incarichi delicati, come il sottosegretariato con la responsabilità sui Servizi segreti (le famose “barbe finte”) o appunto di consigliere speciale del presidente Scalfaro. Un riserbo che non gli ha però impedito di trasferirci sue personali valutazioni e molte impressioni di prima mano. Pesco tra i numerosi ricordi quello riguardante i rapporti tra il Presidente e Silvio Berlusconi: quest’ultimo, secondo uno stile che lo accompagnò sempre, esordì con un approccio più che amichevole, confidenziale, suadente, che si raffreddò rapidamente quando comprese che l’interlocutore non era manovrabile secondo i suoi disegni. Dopo la carota, il bastone: quando si arrivò al passaggio successivo, con il rifiuto – sacrosanto – dello scioglimento delle Camere con elezioni anticipate, pur richieste come un atto dovuto da Berlusconi. Richiesta irricevibile, constatato che il Parlamento appariva in grado di esprimere un nuovo governo, come poi avvenne con quello di Dini. L’ostilità si tramutò allora in guerra aperta, con uno scatenamento di fuoco mai visto, per intensità e spregiudicatezza sia nelle aule parlamentari sia, soprattutto, tramite le televisioni e i giornali amici. La tentazione di ripercorrere le vicende di quegli anni, con le ricadute nei periodi successivi sarebbe forte, ma andrebbe al di là di quanto oggi mi propongo.
Zolla, a differenza di una parte consistente di coloro che aderirono al Partito popolare e oggi si muovono dentro ma anche fuori dal Partito Democratico, non proveniva, nella militanza democristiana, dalla Sinistra sociale o dalle sinistre interne variamente denominate ma ha sempre aderito al filone degasperiano, fedele a un’impostazione “centrista”, (tendenzialmente ostile alla collaborazione governativa con il PCI, almeno fino al prodursi dell’eclissi del comunismo politico anche in Italia e alla sua evoluzione nel campo socialista).
La pluralità di orientamenti, espressione però di comuni radici nell’alveo del “cattolicesimo politico” ed in grado di fare sintesi nel partito, è sempre stata una grande ricchezza per la DC prima e per il PPI poi.
Sono molto grato, lo ripeto, all’amicizia di Michele, rimasta viva anche quando, con il passare degli anni, ridusse le attività esterne, mantenendosi però sempre aggiornato e osservatore lucido, grazie alla rete di relazioni costruita nel tempo, generoso di suggerimenti, anche in momenti toccati da scelte difficili.
Torno all’osservazione con la quale ho iniziato queste righe: troppe ma inevitabili le occasioni di ricordare amici scomparsi, che generano rimpianto ma anche la considerazione, un po’ amara, per la qualità di quella classe politica che mi sembra abbia difficoltà a riprodursi ai nostri giorni.
Sono veramente addolorato per la scomparsa di Michele mi ricorda i bei tempi ormai lontani degli incontri in Via De Sonnaz.
Sabato prossimo alle 18 lo farò ricordare dal mio parroco nella parrocchia SS. Annunziata in Alpignano.
Un affettuoso saluto al Presidente.