
A Marzabotto i nazisti uccisero 770 civili. A Sant’Anna di Stazzema tedeschi e repubblichini ne avevano sterminati 550. Della Seconda guerra mondiale sono le maggiori atrocità ricordate in Italia, insieme alle Fosse Ardeatine: lì vennero uccise 335 persone, dieci per ognuno dei 33 soldati tedeschi – altoatesini, per la precisione – uccisi nell’attentato partigiano di via Rasella. Dieci a uno, una crudeltà rimasta nella memoria.
Ricordiamoci questi numeri prima di leggere quelli contenuti nell’articolo riportato sotto, dove il giornale israeliano "Haaretz" conferma e approfondisce il dato dei morti a Gaza fornito dalle autorità palestinesi: 17.700 morti, di cui almeno 7000 bambini.
La strage dei terroristi di Hamas il 7 ottobre aveva causato 1200 morti, oltre ai 240 civili presi in ostaggio.
Non bastano 12 palestinesi uccisi per ogni israeliano?
A quale numero di morti si placherà la sete di vendetta del governo Netanyahu?
Alle vittime dei bombardamenti aspettiamo di aggiungere quelle della fame e delle epidemie?
E quanti lutti e dolori futuri porterà inevitabilmente l’odio di chi ha visto i propri cari, la propria casa, la propria vita distrutta sotto le bombe?
Prendiamo atto che la risoluzione ONU per imporre il cessate il fuoco immediato a fini umanitari è stata bloccata dal veto degli Stati Uniti (astenuto il Regno Unito) di fronte al compatto voto favorevole degli altri 13 Paesi membri del Consiglio di sicurezza.
Non dobbiamo però stupirci se gli equilibri mondiali si stanno spostando, se i BRICS da 5 che erano diventano 11 dal 1° gennaio prossimo (comprendendo quasi metà della popolazione mondiale), se con loro preferiscono rapportarsi le altre nazioni asiatiche e i Paesi africani, insofferenti verso la supremazia occidentale, americana o francese che sia.
E l’Europa unita – nata per costruire la pace dopo le macerie umane, morali e materiali delle guerre del Novecento – è penosamente divisa e silente, se non per scodinzolare alla potenza di oltre Atlantico. Che tristezza…
Il quotidiano israeliano “Haaretz” ha pubblicato uno studio da cui emerge che i bombardamenti indiscriminati in corso da parte di Israele a Gaza hanno provocato il più alto numero di civili uccisi come mai accaduto in precedenza in una guerra negli ultimi anni.
Bombardamenti che hanno provocato finora oltre 17.700 morti in maggior parte donne e bambini, stando alle cifre fornite dal Ministero della salute della Striscia di Gaza. I bambini uccisi sarebbero più di 7000.
Secondo la ricerca di Haaretz, nel corso delle tre precedenti campagne militari condotte da Israele a Gaza, nel periodo 2012-2022, il rapporto tra le morti civili e il totale delle persone uccise negli attacchi aerei si aggirava intorno al 40%. Ma in questa occasione, con l’operazione Swords of Iron (Spade di Ferro), si registra l’impennata al 61%, e così Haaretz parla di uccisioni “senza precedenti”. Il giornale israeliano sostiene che le cifre ci raccontano del più alto bilancio di morti tra civili in tutti i conflitti verificatisi nel mondo nel corso del XX secolo, in cui quelle dei non militari rappresentavano circa la metà dei morti.
“La conclusione generale – scrive il quotidiano- è che le estese uccisioni di civili non solo non contribuiscono in alcun modo alla sicurezza di Israele, ma contengono anche le basi per indebolirla ulteriormente. Gli abitanti di Gaza che emergeranno dalle rovine delle loro case e dalla perdita delle loro famiglie cercheranno una vendetta che nessun sistema di sicurezza sarà in grado di sopportare”.
Lo studio giunge proprio mentre sono esplose vibrate polemiche in tutto il mondo contro gli Stati Uniti che hanno posto il veto ad una risoluzione presentata dinanzi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la richiesta di un cessate il fuoco e nel momento in cui altri organi d’informazione israeliani sostenevano che lo Stato ebraico sta deliberatamente distruggendo le abitazioni di Gaza “per causare vittime civili di massa nella speranza che la gente si rivoltasse contro i governanti di Hamas” e per spingere la popolazione palestinese ad abbandonare la Striscia.
Intanto, Carl Skau, vicedirettore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha affermato che la popolazione di Gaza sta letteralmente morendo di fame. Solo una frazione delle forniture necessarie è riuscita ad entrare nella Striscia, e nove persone su 10 non possono mangiare tutti i giorni.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
Ricordiamoci questi numeri prima di leggere quelli contenuti nell’articolo riportato sotto, dove il giornale israeliano "Haaretz" conferma e approfondisce il dato dei morti a Gaza fornito dalle autorità palestinesi: 17.700 morti, di cui almeno 7000 bambini.
La strage dei terroristi di Hamas il 7 ottobre aveva causato 1200 morti, oltre ai 240 civili presi in ostaggio.
Non bastano 12 palestinesi uccisi per ogni israeliano?
A quale numero di morti si placherà la sete di vendetta del governo Netanyahu?
Alle vittime dei bombardamenti aspettiamo di aggiungere quelle della fame e delle epidemie?
E quanti lutti e dolori futuri porterà inevitabilmente l’odio di chi ha visto i propri cari, la propria casa, la propria vita distrutta sotto le bombe?
Prendiamo atto che la risoluzione ONU per imporre il cessate il fuoco immediato a fini umanitari è stata bloccata dal veto degli Stati Uniti (astenuto il Regno Unito) di fronte al compatto voto favorevole degli altri 13 Paesi membri del Consiglio di sicurezza.
Non dobbiamo però stupirci se gli equilibri mondiali si stanno spostando, se i BRICS da 5 che erano diventano 11 dal 1° gennaio prossimo (comprendendo quasi metà della popolazione mondiale), se con loro preferiscono rapportarsi le altre nazioni asiatiche e i Paesi africani, insofferenti verso la supremazia occidentale, americana o francese che sia.
E l’Europa unita – nata per costruire la pace dopo le macerie umane, morali e materiali delle guerre del Novecento – è penosamente divisa e silente, se non per scodinzolare alla potenza di oltre Atlantico. Che tristezza…
Il quotidiano israeliano “Haaretz” ha pubblicato uno studio da cui emerge che i bombardamenti indiscriminati in corso da parte di Israele a Gaza hanno provocato il più alto numero di civili uccisi come mai accaduto in precedenza in una guerra negli ultimi anni.
Bombardamenti che hanno provocato finora oltre 17.700 morti in maggior parte donne e bambini, stando alle cifre fornite dal Ministero della salute della Striscia di Gaza. I bambini uccisi sarebbero più di 7000.
Secondo la ricerca di Haaretz, nel corso delle tre precedenti campagne militari condotte da Israele a Gaza, nel periodo 2012-2022, il rapporto tra le morti civili e il totale delle persone uccise negli attacchi aerei si aggirava intorno al 40%. Ma in questa occasione, con l’operazione Swords of Iron (Spade di Ferro), si registra l’impennata al 61%, e così Haaretz parla di uccisioni “senza precedenti”. Il giornale israeliano sostiene che le cifre ci raccontano del più alto bilancio di morti tra civili in tutti i conflitti verificatisi nel mondo nel corso del XX secolo, in cui quelle dei non militari rappresentavano circa la metà dei morti.
“La conclusione generale – scrive il quotidiano- è che le estese uccisioni di civili non solo non contribuiscono in alcun modo alla sicurezza di Israele, ma contengono anche le basi per indebolirla ulteriormente. Gli abitanti di Gaza che emergeranno dalle rovine delle loro case e dalla perdita delle loro famiglie cercheranno una vendetta che nessun sistema di sicurezza sarà in grado di sopportare”.
Lo studio giunge proprio mentre sono esplose vibrate polemiche in tutto il mondo contro gli Stati Uniti che hanno posto il veto ad una risoluzione presentata dinanzi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la richiesta di un cessate il fuoco e nel momento in cui altri organi d’informazione israeliani sostenevano che lo Stato ebraico sta deliberatamente distruggendo le abitazioni di Gaza “per causare vittime civili di massa nella speranza che la gente si rivoltasse contro i governanti di Hamas” e per spingere la popolazione palestinese ad abbandonare la Striscia.
Intanto, Carl Skau, vicedirettore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha affermato che la popolazione di Gaza sta letteralmente morendo di fame. Solo una frazione delle forniture necessarie è riuscita ad entrare nella Striscia, e nove persone su 10 non possono mangiare tutti i giorni.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
Un genocidio peggio di quello della Guerra del 45 … anche perché credo non finirà mai
L’escalation della violenza, prima nei villaggi israeliani di confine, poi nella Striscia di Gaza, non solo allontana la soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese, ma crea ulteriori difficoltà nelle relazioni tra l’Occidente e il Resto del Mondo.
Dalla fine della guerra fredda si assiste a una lunga guerra mondiale “a pezzi”. Per fermarla e per evitare che possa ulteriormente estendersi, vi è l’esigenza di ricercare un nuovo fondamento per le relazioni internazionali che coinvolga su basi di pari dignità gli Stati Uniti e i suoi allegati, e le altre potenze di questo secolo. Un processo per la costruzione di una nuova era di pace che però, affinché possa procedere, richiede un profondo cambio di mentalità nelle classi dirigenti occidentali.
Fenomeno da circo, gl oltre 12.000 razzi lanciati da Gaza sulla testa di Israele dal massacro del 7 cosa sono, noccioline? Questi lanci sono il vero bombardamento indiscriminato. E gli oltre 3.500 feriti causati dai razzi da Gaza il 7 non contano? Tra parentesi i tuoi 17.000 morti sono numeri al lotto forniti da Hamas (che comprendono ad esempio i 500 presunti morti di un ospedale mai esploso) e soprattutto queste cifre gonfiate ad arte non distinguono tra terroristi di Hamas e popolazione civile. Capisco che sia complicato uscire dalla lurida propaganda ma purtroppo per te invece i 1.500 morti del 7 erano tutti civili inermi. Vergognati sodale di Hamas
I numeri al lotto sono in linea con quelli denunciati da ONU e Croce Rossa, e vedo – basta leggere l’articolo riportato – che viene confermato anche da media israeliani. Certo è che i toni e il contenuto di questo commento sono estranei all’equilibrio e alla serietà cui ci ha abituati questo sito.
Egr. A. Risso,
ne basterebbero anche solo 17 di morti, se teniamo presente che ogni morte violenta è una perdita per l’umanità a partire fin da Abele. Per far cessare il tutto basterebbe che Hamas, che è la causa iniziale e scatenante e che non si deve tralasciare per opportunismo, basterebbe, dicevo, che Hamas restituisse gli ostaggi, almeno quelli che non ha ancora ucciso, e si arrendesse. Non le pare?
La soluzione dei due Stati retoricamente sbandierata in ogni dichiarazione pubblica da parte di politici, attori, calciatori, opinionisti assortiti è sempre più lontana. Come ricostruire l’unità territoriale della Cisgiordania punteggiata da molteplici “coriandoli” che corrispondono agli insediamenti colonici? Quale forza e credibilità hanno oggi i “moderati” dell’Autorità nazionale palestinese? La politica Israeliana del divide et impera ha cercato con successo di indebolirla e di creare una frattura insanabile fra l’Autorità e Hamas favorendo la crescita si quest’ultima (il fiume di denaro che dal Qatar o tramite il Qatar affluisce a Gaza è sempre stato veicolato con discrezione dai servizi israeliani): scelta di successo di cui già Rabin ebbe a dolersi poco prima di cadere sotto i colpi di un estremista ultraortodosso (noi italiani dovremmo internazionalizzare il detto “nutri la serpe in seno ti renderà veleno”, la saggezza popolare potrebbe essere di qualche utilità alla geopolitica). Forse oggi occorrerebbe da parte di Israele e dei suoi principali alleati il coraggio di derubricare Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche con cui “non è possibile discutere” nè avviare una trattativa politica a tutto tondo (altra cosa è un negoziato contingente inteso alla liberazione degli ostaggi catturati durante lo sconcertante blitz del 7 ottobre). Forse in questo caso piantare un cuneo a dividere e allontanare la componente politica di Hamas rafforzandola da quella militare sarebbe davvero utile al contrario del dannoso e inopportuno isolamento a cui l’ANP, oggi comunque screditata agli occhi degli stessi palestinesi, fu condannata. Mi chiedo: in un’ottica politica a un’organizzazione che comunque è stata legittimata dal voto popolare a Gaza conviene perseguire la strada della contrapposizione violenta scontando oltretutto l’isolamento nel lungo periodo rispetto alle altre nazioni arabe? Il vuoto della politica araba, constatano molti osservatori, è in qualche modo colmato dalla centralità della questione palestinese e su questo fa affidamento Hamas proponendosi come soggetto pivotale capace di ridefinire, sia pure parzialmente, le regole del gioco mediorientale forte dell’appoggio interessato dell’Iran. E’ in parte vero, ma la scelta di sottoscrivere gli accordi di Abramo non è forse un segno di risveglio e di crescita politica dei Paesi che vi avrebbero aderito? Il nuovo embrionale ordine regionale che gli accordi avrebbero generato è stato seppellito sotto le atrocità del 7 ottobre e dei conseguenti bombardamenti su Gaza oppure è soltanto temporaneamente sospeso? E nell’ambito degli accordi la questione palestinese non potrebbe trovare finalmente una composizione? In prospettiva naturalmente giacché la struttura concreta di una tale soluzione, la formula dei due Stati è purtroppo compromessa come abbiamo detto, è tutta da costruire; si tratterebbe di una cornice logica in cui imbastire un negoziato di ampio respiro consegnando all’oblio la scellerata volontà di distruzione dell’entità sionista. Certamente una simile prospettiva non piacerebbe all’ala militare di Hamas ma potrebbe restituire pieni poteri alla componente politica riconducendola su un terreno razionale se non ancora di moderazione: ciò che si sarebbe dovuto fare e colpevolmente non si è fatto con l’ANP guidata da Abu Mazen. La guerra, la tremenda guerra senza tregua che infuria crudelmente sui civili di Gaza (che dovranno restare nella striscia, l’Egitto non vuole una massa di milioni di profughi nel Sinai precariamente pacificato) sortirà l’effetto di indurre le parti a rendersi conto che gli opposti estremismi disegnano traiettorie senza sbocchi?