Povera Giorgia…



    3 Aprile 2023       1

Come se non le bastassero i migranti che sbarcano a migliaia (alla faccia di Salvini…) e i ritardi nel PNRR, che ridurranno sensibilmente i miliardi in arrivo dall’Europa, la premier Giorgia Meloni si trova a dover fronteggiare un problema grave, evidente e senza soluzione.

La guerra in Ucraina? Ma no!… Sul tavolo internazionale si è prontamente accodata al mainstream atlantista, è entrata nel coro della NATO legittimandosi a Washington e nelle cancellerie europee. Problema risolto.

Il vero limite della povera Giorgia è la pochezza della classe dirigente del suo partito. Sono ormai tante le conferme. Prima il fratello d’Italia fiero difensore del 41 bis che per lucrare un po’ di visibilità politica attaccando l’opposizione rivela dati sensibili e fa sapere all’universo mondo il pensiero dei mafiosi al 41 bis. Poi il ministro dell’Istruzione che minaccia provvedimenti contro la preside del Liceo di Firenze che ha scritto una bella lettera di sostegno ai suoi studenti che hanno subito una aggressione di giovani neofascisti. E ancora il manager pubblico di fresca nomina governativa che per presentarsi in azienda non trova di meglio che parafrasare il discorso con cui Mussolini si assunse la paternità del delitto Matteotti. Ora il mitico Ignazio La Russa che riscrive da par suo un pezzo di storia partigiana attirandosi la sacrosanta indignazione di chi quei fatti li conosce solo per averli semplicemente studiati.

Sembrava difficile far peggio nella scelta del Presidente del Senato dopo aver avuto su quello scranno madama Elisabetta Alberti Casellati, una di quelle convinte che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak. Eppure Ignazio è già stato in grado di dimostrarsi peggiore, perché non riesce neppure a capire che la carica ricoperta impone un atteggiamento consono. A partire dal non partecipare a trasmissioni da Bar Sport della politica che fanno scadere la seconda carica dello Stato a livello di frequentatore della Sagra della birra dopo il terzo boccale.

Che la Meloni abbia un drammatico problema di classe dirigente affidabile lo sappiamo da tempo, anche solo guardando al piano locale: la sua rappresentante di punta in Piemonte, l’Augusta Montaruli, assurta al governo come Sottosegretario all’Università e Ricerca, si è vista confermata la condanna definitiva a un anno e mezzo per gli allegri rimborsi accumulati quando era consigliere regionale. Che poi si sia dimessa dal governo, come ha fatto l’apologeta del duce dalla presidenza di 3-I, e che La Russa abbia fatto una penosa retromarcia con deboli scuse, sono tutte toppe che non possono nascondere il buco nero della cultura parafascista e dell’etica ballerina che alligna nella destra al potere.

Va però detto con onestà che lo scadimento della rappresentanza è un fatto riscontrabile in tutti i partiti della Seconda Repubblica, frutto inevitabile delle liste bloccate con i “nominati” che tanto piacciono ai capi partito: quando la fedeltà conta più del merito, i lacchè si sostituiscono ai “liberi e forti”. E a proposito di maggiordomi sciocchi: uno degli opinionisti di destra, spuntati come funghi negli ultimi mesi nei salotti televisivi, ha sostenuto che le battute sui musici pensionati di via Rasella sono state pronunciate dal La Russa politico, che non va confuso con il La Russa presidente del Senato. Come se cambiando cappello cambiasse la testa...


1 Commento

  1. Nostalgico di quelli che si occupano principalmente degli uteri in affitto, dei diversamente uomini o diversamente donne e che dopo il declino dei democristiani del dopoguerra hanno brillato nella gestione della cosa pubblica. Io, invece, con speranza osservo se lasciano in pace questa giovane donna che, nonostante gli alleati scadenti e riottosi, sta cercando di mettercela tutta per farsi rispettare nello scacchiere internazionale. Ora date anche a me, vecchio Sturziano, la patente di nostalgico fascista. E’ il solito mestiere dei nostalgici comunisti!

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