La politica per la Pace



Cesare Palombi    6 Marzo 2023       0

Ad Assisi, Città della Pace, pochi giorni fa all'inaugurazione della Scuola di formazione Socio-Politica Giuseppe Toniolo ha svolto una interessante relazione il professor Ugo Villani sulla guerra in Ucraina e quali possibili vie di pace.

Prendendo atto della non volontà dell'occidente rifiutando a priori la proposta di pace cinese, che lo stesso presidente dell'Ucraina Zelensky era disposto a discutere, il professore propone una iniziativa dal basso delle società civili occidentali per sostenere la possibilità di una soluzione diplomatica.

Personalmente, citando Erasmo da Rotterdam: "una pace iniqua è sempre migliore di una guerra equa", credo vada posto in primis il valore della vita umana.

Non solo il partito Insieme, ma tutti i cattolici democratici rilancino la proposta del professor Zamagni come incipit di un tavolo di confronto, che si apra da Assisi su iniziativa della Fondazione Toniolo, e convochi le parti politiche tutte, le rappresentanze: dei sindacati, delle aggregazioni laicali cattoliche e del terzo settore. per offrire un luogo di 'Pace' dove aprire la stagione della diplomazia e far tacere i cannoni: "Trasformeranno le loro spade in aratri e le lance in falci. Le nazioni non saranno più in lotta tra loro e cesseranno di prepararsi alla guerra." (Isaia 2,4).

Quali dunque i punti qualificanti di una proposta volta ad ottenere, un accordo di pace positiva?

Il profesor Zamagni ne indica sette:

Primo. Neutralità dell’Ucraina che rinuncia all’ambizione nazionale di entrare nella NATO, ma che conserva la piena libertà di diventare parte dell’UE, con tutto ciò che questo significa. Una risoluzione delle NU deve essere adottata per assicurare meccanismi di monitoraggio internazionali per il rispetto degli accordi di pace.

Secondo. L’Ucraina ottiene la garanzia della propria sovranità, indipendenza, e integrità territoriale; una garanzia assicurata dai 5 membri permanenti delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia, UK, USA) oltre che dall’UE e dalla Turchia.

Terzo. La Russia conserva il controllo de facto della Crimea per un certo numero di anni ancora, dopodiché le parti cercano, per via diplomatica, una sistemazione de jure permanente. Le comunità locali usufruiscono di accesso facilitato sia all’Ucraina sia alla Russia; oltre alla libertà di movimento di persone e risorse finanziarie.

Quarto. Autonomia delle regioni di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina, di cui restano parte integrante, sotto i profili economico, politico, e culturale.

Quinto. Accesso garantito a Russia e Ucraina ai porti del Mar Nero, per lo svolgimento delle normali attività commerciali.

Sesto. Rimozione graduale delle sanzioni occidentali alla Russia in parallelo con il ritiro delle truppe e degli armamenti russi dall’Ucraina.

Settimo. Creazione di un Fondo multilaterale per la ricostruzione e lo sviluppo delle aree distrutte e seriamente danneggiate dell’Ucraina, un fondo al quale la Russia è chiamata a concorrere sulla base di predefiniti criteri di proporzionalità. (L’esperienza storica del Piano Marshall è di aiuto a tale riguardo).


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