La volpe dorotea e il gatto radicale



    9 Gennaio 2023       1

Per chi si appassiona alla telenovela del PD, ha destato clamore il divorzio tra Dario Franceschini e Piero Fassino, i due caporioni di Areadem, la corrente che ha sempre determinato gli assetti di vertice del partito.

Quella vecchia volpe di Piero, arrivato alla settima legislatura (con l’accortezza di presentarsi in Veneto alle ultime politiche e in Emilia alle penultime, per non sembrare eterno al potere nella sua Torino che gli preferì la Appendino come sindaco) ha risposto al richiamo della Ditta, rappresentata oggi dalla candidatura Bonaccini nelle primarie che decideranno il nuovo segretario Dem. E per dare più forza alla sua scelta ha fondato una nuova corrente, che ha chiamato “Iniziativa democratica”.

Bel nome. Non molto originale, però. Perché così si chiamava la corrente di Amintore Fanfani che governò la DC degli anni ‘50 e da cui nacquero poi i dorotei, il corpaccione moderato del partito: come è noto, più interessato al potere e meno all’elaborazione culturale. Nell’evoluzione dei tempi, una caratteristica distintiva della Seconda Repubblica e dei suoi politici di riferimento, Fassino tra i primi. Altro che post-comunista! Qualcuno ha ironizzato sul “non moriremo democristiani” urlato tanti anni fa dal “Manifesto”, ma ci pare sbagliato: Piero ha dimostrato di meritare ad honorem il titolo di “Doroteo del terzo millennio”.

Non meno interessante l’evoluzione di quel gattone di Franceschini, abilissimo nell’annusare il vento e posizionarsi nel modo a lui più conveniente. Lo si potrebbe definire un post-andreottiano, una sorta di doroteo esasperato, capace per il potere di compiere scelte clamorose, come Andreotti riuscì a passare in soli 4 anni dalla guida di governi di centrodestra con i liberali al governo di solidarietà nazionale con il PCI. E infatti Dario non ci ha fatto mancare il coup de théatre: appoggerà Elly Schlein, che “incarna una nuova sinistra, puntata sui diritti civili, sull’ambientalismo, è giovane, molto mediatica (…). Bisogna provarci con lei, che è una sveglia”. Non è difficile capire che il residuo caporrente di Areadem vede nella Schlein la risposta PD a Giorgia Meloni e ritaglia per sé il ruolo di eminenza grigia della giovane corregionale. Che lei sia una evidente ed emblematica rappresentante di ciò che è diventato il PD, un partito radicale di massa, non lo turba affatto, anzi: “Dobbiamo capire che questa è la stagione della radicalità”, sentenzia Franceschini sul “Corriere”.

Schlein potrebbe benissimo vestire i panni della nuova Emma Bonino. Chissà se il ferrarese completerà la sua trasformazione, da ammiratore di don Mazzolari e Zaccagnini, a epigono di Marco Pannella?

P.S. Sarebbe interessante sapere se i cattodem che continuano a guardare imperterriti al PD considerano sempre Dario un punto di riferimento o se cominciano ad avere qualche dubbio...


1 Commento

  1. Bellissimo, non fa una piega… ma i cattodem non si sveglieranno mai, sino alla catastrofe finale, ormai molto vicina, non solo del PD ma di tutta la democrazia italiana.
    P.S. A me spaventa molto una come la Schlein che punta ad esser la Meloni di sinistra. Molto, molto , molto. E’ come se avessimo assieme Emma Bonino, Alexandria Octasio Cortez e Alan Friedman in una sola persona.

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