Le elezioni di metà mandato, ovvero quelle che in ogni legislatura presidenziale americana si tengono a metà esatta del mandato, si stanno avvicinando ed il prossimo 8 novembre negli USA si voterà per rinnovare 34 seggi senatoriali (su 100) tutta la Camera e 36 governatori su 50. Anche se non si vota per il Presidente, sono elezioni che hanno molta importanza perché se in una delle due camere, ma ancor di più se in tutte e due, il partito del Presidente in carica dovesse perdere la maggioranza è ovvio che i poteri presidenziali verrebbero molto ridotti. Si avrebbe quella situazione definita volgarmente “anatra zoppa” per indicare un Presidente preda dei vincoli posti dai parlamentari.
In Italia se ne parla molto poco. Al di là di quel che dicono i sondaggi, da prendere con le molle anche in USA, che prevedono la rimonta dei repubblicani, in questo articolo mi soffermo su due fatti che possono sembrare di colore a che aiutano a capire un po’ meglio la politica americana, molto interna ma che qualche risvolto lo ha anche in campo internazionale.
Donald Trump dall’inizio della scorsa primavera ha dato vita a quello che viene chiamato il Save America Rally, una serie di comizi tenuti al sabato sera in località periferiche delle grandi città o nelle campagne vicine ad un aeroporto in una specie di mini stadio montato al momento. Ovvero il palco dell’oratore, le tribune di fianco montate su tubi (tipo i nostri tubi Innocenti) ed il prato davanti. A questi comizi hanno sempre partecipato molte migliaia di persone, l’ultimo si è tenuto sabato scorso a Minden nel Nevada con l’usuale folla.
Da noi sarebbe inimmaginabile, per fare un esempio che ad un comizio di chiusura di campagna elettorale di Letta o della Meloni previsto per le 9 di sera, alle 5 del pomeriggio la gente si accinga a prendere posto sulle tribune magari con bibite e popcorn. Negli USA succede e viene raccontato: sabato una TV via cavo ha raccontato tutto il comizio in diretta dalle 6 del pomeriggio ora locale pur essendo previsto solo per le 10 di sera l’intervento di Trump.
L’ho seguito per un po’ e devo dire di esser stato meravigliato: un sottopancia fisso diceva: D. Trump parlerà alle 10 pm, l’altro diceva semplicemente: in diretta da Minden, NV, con un contatore che segnava l’ora del momento e scandiva i minuti. Cosa proiettavano? Interviste casuali ai vari partecipanti, chiedendo da dove arrivavano, cosa pensavano e così via. Ogni tanto interviste a qualche commentatore politico dei media locali. La parte più bella, almeno per un italiano, era osservare il pubblico, colorato in calzoncini estivi, famiglie con bambini, un senso di allegria contagioso, nessuna faccia arrabbiata. Quando Trump ha parlato ovviamente le telecamere erano fisse su di lui.
Trump si è molto concentrato sulla guerra in Ucraina e ha detto testualmente: “Dobbiamo esigere l’immediata negoziazione di una fine pacifica della guerra in Ucraina o finiremo nella terza guerra mondiale e non rimarrà nulla del nostro pianeta” aggiungendo poi: “Purtroppo ci sono delle persone stupide, molto stupide, che non comprendono cosa significa la potenza distruttiva delle armi nucleari e i danni che possono causare”.
L’altro fatto di cui poco si è parlato in questi giorni, è che l’FBI per la seconda volta ha dichiarato che ci sono prove sufficienti per procedere all’incriminazione del figlio di Biden, Hunter, per traffici illeciti con la Cina e con l’Ucraina. Per le stranezze e la complessità della giustizia USA la decisione se accettare o no le prove, quindi procedere all’incriminazione e istruire un processo, tocca ad un giudice del Delaware nominato da Trump.
Anche nel Partito Democratico che, a differenza dei repubblicani oggi più che mai identificati con Trump, è più variegato, ci si prepara ovviamente alle elezioni di midterm e nessuno si rassegna a considerare la partita come già persa. Ora nei Dem USA l’insofferenza verso i fondamentalisti, siano ambientalisti, siano i fautori dell’esportazione della democrazia a tutti i costi, sta montando forte. Infatti la stragrande maggioranza dei candidati democratici che correranno alle prossime elezioni sono moderati, molto lontani dalla Alexandria Octasio Cortez e dalla stessa speaker della camera Nancy Pelosi. Molti candidati è come se dicessero “fermiamoci un attimo, non esageriamo”.
In quest’ottica potrebbe spiegarsi il cambio di linguaggio sull’Ucraina, il fatto che i servizi segreti americani abbiano accusato apertamente apparati dello stato Ucraino dell’attentato in Russia alla figlia di Dugin, Daria, non è un segnale da poco. Così come l’irritazione velata fatta trapelare sul fatto che i vertici militari ucraini fanno troppo spesso di testa loro. Altro fatto di rilievo, la rete privata satellitare Starlink del miliardario Elon Musk per qualche giorno è stata inaccessibile agli ucraini, ed è un fatto di non poco conto perché tramite quella rete gli ucraini hanno potuto conoscere le dislocazioni e le manovre dei russi.
Sembra che per una volta, in occasione delle elezioni, i due partiti siano concordi nel non volere una guerra totale (l’incriminazione e il processo a Hunter Biden sarebbero devastanti per la politica estera americana) e questo farebbe ben sperare, soprattutto per noi europei. Ma di qui all’8 novembre manca ancora molto.
In Italia se ne parla molto poco. Al di là di quel che dicono i sondaggi, da prendere con le molle anche in USA, che prevedono la rimonta dei repubblicani, in questo articolo mi soffermo su due fatti che possono sembrare di colore a che aiutano a capire un po’ meglio la politica americana, molto interna ma che qualche risvolto lo ha anche in campo internazionale.
Donald Trump dall’inizio della scorsa primavera ha dato vita a quello che viene chiamato il Save America Rally, una serie di comizi tenuti al sabato sera in località periferiche delle grandi città o nelle campagne vicine ad un aeroporto in una specie di mini stadio montato al momento. Ovvero il palco dell’oratore, le tribune di fianco montate su tubi (tipo i nostri tubi Innocenti) ed il prato davanti. A questi comizi hanno sempre partecipato molte migliaia di persone, l’ultimo si è tenuto sabato scorso a Minden nel Nevada con l’usuale folla.
Da noi sarebbe inimmaginabile, per fare un esempio che ad un comizio di chiusura di campagna elettorale di Letta o della Meloni previsto per le 9 di sera, alle 5 del pomeriggio la gente si accinga a prendere posto sulle tribune magari con bibite e popcorn. Negli USA succede e viene raccontato: sabato una TV via cavo ha raccontato tutto il comizio in diretta dalle 6 del pomeriggio ora locale pur essendo previsto solo per le 10 di sera l’intervento di Trump.
L’ho seguito per un po’ e devo dire di esser stato meravigliato: un sottopancia fisso diceva: D. Trump parlerà alle 10 pm, l’altro diceva semplicemente: in diretta da Minden, NV, con un contatore che segnava l’ora del momento e scandiva i minuti. Cosa proiettavano? Interviste casuali ai vari partecipanti, chiedendo da dove arrivavano, cosa pensavano e così via. Ogni tanto interviste a qualche commentatore politico dei media locali. La parte più bella, almeno per un italiano, era osservare il pubblico, colorato in calzoncini estivi, famiglie con bambini, un senso di allegria contagioso, nessuna faccia arrabbiata. Quando Trump ha parlato ovviamente le telecamere erano fisse su di lui.
Trump si è molto concentrato sulla guerra in Ucraina e ha detto testualmente: “Dobbiamo esigere l’immediata negoziazione di una fine pacifica della guerra in Ucraina o finiremo nella terza guerra mondiale e non rimarrà nulla del nostro pianeta” aggiungendo poi: “Purtroppo ci sono delle persone stupide, molto stupide, che non comprendono cosa significa la potenza distruttiva delle armi nucleari e i danni che possono causare”.
L’altro fatto di cui poco si è parlato in questi giorni, è che l’FBI per la seconda volta ha dichiarato che ci sono prove sufficienti per procedere all’incriminazione del figlio di Biden, Hunter, per traffici illeciti con la Cina e con l’Ucraina. Per le stranezze e la complessità della giustizia USA la decisione se accettare o no le prove, quindi procedere all’incriminazione e istruire un processo, tocca ad un giudice del Delaware nominato da Trump.
Anche nel Partito Democratico che, a differenza dei repubblicani oggi più che mai identificati con Trump, è più variegato, ci si prepara ovviamente alle elezioni di midterm e nessuno si rassegna a considerare la partita come già persa. Ora nei Dem USA l’insofferenza verso i fondamentalisti, siano ambientalisti, siano i fautori dell’esportazione della democrazia a tutti i costi, sta montando forte. Infatti la stragrande maggioranza dei candidati democratici che correranno alle prossime elezioni sono moderati, molto lontani dalla Alexandria Octasio Cortez e dalla stessa speaker della camera Nancy Pelosi. Molti candidati è come se dicessero “fermiamoci un attimo, non esageriamo”.
In quest’ottica potrebbe spiegarsi il cambio di linguaggio sull’Ucraina, il fatto che i servizi segreti americani abbiano accusato apertamente apparati dello stato Ucraino dell’attentato in Russia alla figlia di Dugin, Daria, non è un segnale da poco. Così come l’irritazione velata fatta trapelare sul fatto che i vertici militari ucraini fanno troppo spesso di testa loro. Altro fatto di rilievo, la rete privata satellitare Starlink del miliardario Elon Musk per qualche giorno è stata inaccessibile agli ucraini, ed è un fatto di non poco conto perché tramite quella rete gli ucraini hanno potuto conoscere le dislocazioni e le manovre dei russi.
Sembra che per una volta, in occasione delle elezioni, i due partiti siano concordi nel non volere una guerra totale (l’incriminazione e il processo a Hunter Biden sarebbero devastanti per la politica estera americana) e questo farebbe ben sperare, soprattutto per noi europei. Ma di qui all’8 novembre manca ancora molto.
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