Tutti gli osservatori attenti – e chi segue le nostre pagine appartiene per certo a questa categoria – hanno ben presente la condizione delicatissima che ci accompagna verso le imminenti elezioni.
L’inopinata e sciagurata caduta del governo Draghi, frutto di un egoistico calcolo di tornaconto elettorale, ha completamente destabilizzato il quadro politico, già in affanno per l’effetto di situazioni determinatesi a livello internazionale e nazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Argomento questo, per inciso, difficile da trattare, in quanto – ferma restante la radicale critica all’aggressione putiniana – ogni ragionamento che tenti di analizzare meglio le cause ed il contesto nel quale la guerra si è sviluppata, viene guardato con sospetto e la stessa posizione del Papa è stata rapidamente silenziata, in un clima di pesante conformismo informativo.
La guerra, poi, ha aperto un vaso di Pandora con effetti tragici, tra i quali primeggia la crisi energetica, le cui conseguenze strutturali mi sembra si tendano a sottovalutare, limitandosi a farne una contingente questione di ristori da scaricare sul governo (in carica) per frenare l’impatto e l’irritazione generati dalle prossime maxi bollette per imprese e famiglie.
Anche in Italia una parte considerevole dell’elettorato sembra orientata a scaricare insoddisfazioni e ansie nel sostegno a formazioni populiste, sovraniste e decisioniste, nell’illusione che problemi intricatissimi possano essere affrontati da gente “decisa” e pronta a tagliare i nodi gordiani. In concreto, dopo l’ubriacatura per Salvini e Grillo-5Stelle sarebbe ora venuto – soprattutto – il momento di Giorgia Meloni e della coalizione da lei guidata. Prospettiva inquietante.
Tra le perplessità sollevate dalla leader di FdI (oltre ad un suo atteggiamento ondivago su molte questioni cruciali, a partire dai rapporti con l’Europa) pesano la volontà dichiarata di introdurre il presidenzialismo e la evidente modestia della sua classe dirigente. Non è questa la sede per riprendere il tema del presidenzialismo, che non da oggi molti vedono come uno strumento per rendere il sistema più stabile e decisionista; sappiamo però che può essere un rimedio peggiore del male e che esistono in Europa altre soluzioni praticate e praticabili, senza insidie nascoste, per raggiungere quegli stessi obbiettivi. La classe dirigente, poi, è quella che è; in un momento gravido di scelte drammatiche per l’economia e i rapporti internazionali, la costringe a fare ricorso a figure esterne, talora discusse, già sperimentate nelle “precedenti” Repubbliche. La stessa Meloni è sicuramente una efficace capo-popolo, una brillante performer da comizi, ma resta difficile vederla nella veste di una statista, in grado di giocare un ruolo autorevole a livello internazionale, rappresentando una potenza medio-piccola come l’Italia; cosa che, in epoche diverse ma recenti, va riconosciuto esser riuscita a Prodi o a Draghi.
Il centrosinistra, essenzialmente il PD, con il problema di non scoprirsi a sinistra, si presenta con una immagine di “centro” piuttosto affievolita; per la scelta delle alleanze e per l’insistenza e l’enfasi con la quale ha sposato in blocco le campagne per i cosiddetti diritti civili. Sembra quindi in difficoltà a riassorbire il malessere di una parte dell’elettorato, specie di quello più moderato.
Questo ruolo potrebbe essere svolto – e probabilmente in parte lo sarà – dal Terzo Polo di Calenda e Renzi, drenando forse anche una parte del voto orientato verso la coalizione della Meloni. L’operazione però mi sembra esser partita almeno in parte con il piede sbagliato, avendo seguito la moda di una personalizzazione spinta del consenso, puntando sull’immagine del leader – Calenda, con un Renzi più defilato – e molto meno su una squadra larga, con collaboratori e candidati credibili. Questa formazione, inoltre, sembra orientata a costituire un rassemblement lib-lab, evocando anche in qualche modo i vecchi PLI e PRI, manifestando invece uno scarso interesse verso la platea di cultura popolare o ex democristiana; e questo anche come frutto della storia personale e politica di Calenda stesso.
Toccando, nello specifico, il problema dei cattolici, e sapendo bene quanto sia difficile utilizzare questo termine in politica, assistiamo al paradosso di un ennesimo ripetersi di esortazioni da parte di autorevoli autorità ecclesiastiche perché questo mondo torni a farsi sentire, in termini di valori e proposte. Come abbiamo letto in differenti scritti comparsi nel tempo su queste pagine e nell’intervista di Giampiero Leo su “La Voce e il Tempo”, raggiungibile dal link a fondo pagina, le esortazioni restano inascoltate o con modesti effetti concreti…
La veloce carrellata di considerazioni fin qui esposte mostra evidente l’impossibilità di esprimere un orientamento univoco sul prossimo voto, fermo restando la necessità di contrastare la crescita della coalizione Meloni-Berlusconi-Salvini.
Nell’attesa di poterci trovare di fronte a offerte politiche più convincenti, più compatibili con valori ed orientamenti del Popolarismo, non resta che puntare sui singoli candidati, in particolare se iscritti ai Popolari del Piemonte. Per restare in ambito torinese due nostri associati, attivi e presenti alle nostre iniziative, sono inseriti nelle liste.
L’amico Stefano Lepri è candidato nel Collegio Uninominale Piemonte 1-U02 per la lista PD, Partito Democratico e anche nel Collegio Plurinominale Piemonte 1-P01, sempre per il PD. Il compito di Stefano risulta certamente impegnativo; siamo però convinti che il buon lavoro fatto in questi anni potrà/dovrà portarlo ad un risultato positivo. Invitiamo tutti gli amici residenti in quel collegio a sostenerlo e farlo votare.
L’amico Giorgio Merlo è invece candidato nel collegio Plurinominale Piemonte 1-U02 per la lista Calenda-Azione-Italia Viva (Terzo Polo): gli auguriamo di riuscire a lavorare proficuamente in quel contesto, riprendendo il suo impegno svolto in questi anni in favore di una rinnovata presenza democratico cristiana e popolare.
Le nostre imminenti elezioni stanno ovviamente polarizzando l’attenzione del dibattito politico interno, e i risultati che si manifesteranno il 25 settembre apriranno probabilmente una fase di grandi turbolenze, sia nel caso in cui confermino i sondaggi effettuati, sia nel caso in cui se ne stacchino. La nostra Associazione si farà carico di creare occasioni di confronto e di dibattito, in presenza e on-line, per valutare gli esiti e le prospettive in campo.
Diamo quindi un caloroso appuntamento ai nostri associati in quelle sedi, augurandoci di poter portare un contributo di comprensione e di visione prospettica condivisa per il futuro.
Qui il link al contributo di Giampiero Leo su “VoceTempo”
L’inopinata e sciagurata caduta del governo Draghi, frutto di un egoistico calcolo di tornaconto elettorale, ha completamente destabilizzato il quadro politico, già in affanno per l’effetto di situazioni determinatesi a livello internazionale e nazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Argomento questo, per inciso, difficile da trattare, in quanto – ferma restante la radicale critica all’aggressione putiniana – ogni ragionamento che tenti di analizzare meglio le cause ed il contesto nel quale la guerra si è sviluppata, viene guardato con sospetto e la stessa posizione del Papa è stata rapidamente silenziata, in un clima di pesante conformismo informativo.
La guerra, poi, ha aperto un vaso di Pandora con effetti tragici, tra i quali primeggia la crisi energetica, le cui conseguenze strutturali mi sembra si tendano a sottovalutare, limitandosi a farne una contingente questione di ristori da scaricare sul governo (in carica) per frenare l’impatto e l’irritazione generati dalle prossime maxi bollette per imprese e famiglie.
Anche in Italia una parte considerevole dell’elettorato sembra orientata a scaricare insoddisfazioni e ansie nel sostegno a formazioni populiste, sovraniste e decisioniste, nell’illusione che problemi intricatissimi possano essere affrontati da gente “decisa” e pronta a tagliare i nodi gordiani. In concreto, dopo l’ubriacatura per Salvini e Grillo-5Stelle sarebbe ora venuto – soprattutto – il momento di Giorgia Meloni e della coalizione da lei guidata. Prospettiva inquietante.
Tra le perplessità sollevate dalla leader di FdI (oltre ad un suo atteggiamento ondivago su molte questioni cruciali, a partire dai rapporti con l’Europa) pesano la volontà dichiarata di introdurre il presidenzialismo e la evidente modestia della sua classe dirigente. Non è questa la sede per riprendere il tema del presidenzialismo, che non da oggi molti vedono come uno strumento per rendere il sistema più stabile e decisionista; sappiamo però che può essere un rimedio peggiore del male e che esistono in Europa altre soluzioni praticate e praticabili, senza insidie nascoste, per raggiungere quegli stessi obbiettivi. La classe dirigente, poi, è quella che è; in un momento gravido di scelte drammatiche per l’economia e i rapporti internazionali, la costringe a fare ricorso a figure esterne, talora discusse, già sperimentate nelle “precedenti” Repubbliche. La stessa Meloni è sicuramente una efficace capo-popolo, una brillante performer da comizi, ma resta difficile vederla nella veste di una statista, in grado di giocare un ruolo autorevole a livello internazionale, rappresentando una potenza medio-piccola come l’Italia; cosa che, in epoche diverse ma recenti, va riconosciuto esser riuscita a Prodi o a Draghi.
Il centrosinistra, essenzialmente il PD, con il problema di non scoprirsi a sinistra, si presenta con una immagine di “centro” piuttosto affievolita; per la scelta delle alleanze e per l’insistenza e l’enfasi con la quale ha sposato in blocco le campagne per i cosiddetti diritti civili. Sembra quindi in difficoltà a riassorbire il malessere di una parte dell’elettorato, specie di quello più moderato.
Questo ruolo potrebbe essere svolto – e probabilmente in parte lo sarà – dal Terzo Polo di Calenda e Renzi, drenando forse anche una parte del voto orientato verso la coalizione della Meloni. L’operazione però mi sembra esser partita almeno in parte con il piede sbagliato, avendo seguito la moda di una personalizzazione spinta del consenso, puntando sull’immagine del leader – Calenda, con un Renzi più defilato – e molto meno su una squadra larga, con collaboratori e candidati credibili. Questa formazione, inoltre, sembra orientata a costituire un rassemblement lib-lab, evocando anche in qualche modo i vecchi PLI e PRI, manifestando invece uno scarso interesse verso la platea di cultura popolare o ex democristiana; e questo anche come frutto della storia personale e politica di Calenda stesso.
Toccando, nello specifico, il problema dei cattolici, e sapendo bene quanto sia difficile utilizzare questo termine in politica, assistiamo al paradosso di un ennesimo ripetersi di esortazioni da parte di autorevoli autorità ecclesiastiche perché questo mondo torni a farsi sentire, in termini di valori e proposte. Come abbiamo letto in differenti scritti comparsi nel tempo su queste pagine e nell’intervista di Giampiero Leo su “La Voce e il Tempo”, raggiungibile dal link a fondo pagina, le esortazioni restano inascoltate o con modesti effetti concreti…
La veloce carrellata di considerazioni fin qui esposte mostra evidente l’impossibilità di esprimere un orientamento univoco sul prossimo voto, fermo restando la necessità di contrastare la crescita della coalizione Meloni-Berlusconi-Salvini.
Nell’attesa di poterci trovare di fronte a offerte politiche più convincenti, più compatibili con valori ed orientamenti del Popolarismo, non resta che puntare sui singoli candidati, in particolare se iscritti ai Popolari del Piemonte. Per restare in ambito torinese due nostri associati, attivi e presenti alle nostre iniziative, sono inseriti nelle liste.
L’amico Stefano Lepri è candidato nel Collegio Uninominale Piemonte 1-U02 per la lista PD, Partito Democratico e anche nel Collegio Plurinominale Piemonte 1-P01, sempre per il PD. Il compito di Stefano risulta certamente impegnativo; siamo però convinti che il buon lavoro fatto in questi anni potrà/dovrà portarlo ad un risultato positivo. Invitiamo tutti gli amici residenti in quel collegio a sostenerlo e farlo votare.
L’amico Giorgio Merlo è invece candidato nel collegio Plurinominale Piemonte 1-U02 per la lista Calenda-Azione-Italia Viva (Terzo Polo): gli auguriamo di riuscire a lavorare proficuamente in quel contesto, riprendendo il suo impegno svolto in questi anni in favore di una rinnovata presenza democratico cristiana e popolare.
Le nostre imminenti elezioni stanno ovviamente polarizzando l’attenzione del dibattito politico interno, e i risultati che si manifesteranno il 25 settembre apriranno probabilmente una fase di grandi turbolenze, sia nel caso in cui confermino i sondaggi effettuati, sia nel caso in cui se ne stacchino. La nostra Associazione si farà carico di creare occasioni di confronto e di dibattito, in presenza e on-line, per valutare gli esiti e le prospettive in campo.
Diamo quindi un caloroso appuntamento ai nostri associati in quelle sedi, augurandoci di poter portare un contributo di comprensione e di visione prospettica condivisa per il futuro.
Qui il link al contributo di Giampiero Leo su “VoceTempo”
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