Al Meeting il primo, penoso, confronto tra leader



Guido Puccio    23 Agosto 2022       1

Per avere una idea di ciò che ci attende in questa campagna elettorale basterebbe, e ne avanza, il primo confronto svoltosi ieri al Meeting di Rimini tra i leader dei partiti.

Il Meeting è uno dei rari eventi di grande spessore civile, culturale e religioso che è ormai patrimonio questo Paese, già intontito dai talk-show televisivi serali a raffica. L’incontro del giorno di apertura, peraltro, dedicato alla “Forza della libertà e la riconquista della pace” è stato di una ricchezza e di una attualità straordinarie (da segnalare l’intervento del giornalista russo Alexander Archangel’skij). Oltre naturalmente ad altri incontri che si susseguono in queste ore dove la qualità non è solo quella dei protagonisti che intervengono ma anche degli argomenti sapientemente scelti.

Questa qualità purtroppo non c’è stata nell’incontro “Nella diversità per il bene comune” che di fatto ha aperto la campagna elettorale con l’intervento dei leader delle principali forze politiche in competizione, tutti insieme appassionatamente. E ciò, nonostante il conduttore fosse il mite direttore del “Corriere della Sera” Luciano Fontana, e nonostante il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini avesse introdotto l’incontro ponendo tre domande secche agli invitati: sui partiti (che non ci sono più); sulla scuola; sul lavoro. Tre domande, tra l’altro, sostenute da una presentazione appassionata.

Sono intervenuti nell’ordine e in rigorosa successione alfabetica Di Maio, Letta Lupi, Meloni, Rosato, Salvini e Tajani.

Nessuno ha risposto alle sollecitazioni di Vittadini se non genericamente, quasi ognuno avesse la sua scaletta pronta indipendentemente dalle domande.

Sui partiti, che di fatto sono stati sostituiti da comitati elettorali, nessuno ha detto niente.

Su scuola e lavoro figuriamoci: promesse perentorie, aumenti degli stipendi agli insegnanti evocati da Letta, slogan, frasi ad effetto già lette e sentite, ricerca dell’applauso modulando i toni, spunti prudentissimi di polemica, denunce di situazioni non più sostenibili: quasi fossero tutti osservatori esterni, mentre sei su sette sono stati a lungo al governo.

Si è sentito di tutto: dal prezzo del gas che ora turba i sonni, al presidenzialismo sul quale purtroppo la Meloni continua ad insistere (debole la risposta di Letta), dai rapporti con l’Europa alla sanità, dal reddito di cittadinanza alla guerra in corso (sulla quale per fortuna Salvini non ha parlato). Naturalmente ognuno, rendendosi conto di essere ospiti di un movimento ecclesiale, non ha lesinato accalorate parole sui temi sensibili come quelli della scuola paritaria e del diritto alla vita. Complice il fatto, non certo incoraggiante, che ognuno aveva disposizione non più di quattro minuti.

Visti da lontano i leader, che più chi meno, facevano venire alla mente il gatto e la volpe di collodiana memoria. Un “battesimo di campagna elettorale” come lo ha definito il moderatore, francamente penoso.

(Tratto da www.politicainsieme.com)


1 Commento

  1. Mi chiedo perché al meeting non si sia organizzato un incontro (con collegamento on line naturalmente ) col Papa che si è limitato a inviare un messaggio sul tema della guerra in Ucraina. La mia sensazione è che la granitica coerenza evangelica intrecciata con la sapiente capacità di lettura della realtà politica internazionale propria della diplomazia vaticana sia considerata ingombrante. Recentemente, voce dal sen fuggita, il ministero degli esteri turco ha dichiarato che alcuni paesi Nato non auspicano una conclusione pacifica del conflitto: Zelensky, presidente di un paese che ha cacciato dal parlamento alcuni partiti democraticamente votati dal popolo( altro che Orban, che pure non è un agnellino) parla apertamente di vittoria e di reconquista della Crimea. La nostra campagna elettorale, seppur compressa nelle tempistiche, potrebbe rappresentare l’occasione preziosa per un dibattito sofferto e approfondito sulla politica estera e sulla “postura” dell’Italia all’interno ovviamente del blocco occidentale (sarebbe folle mettere in discussione le opzioni di fondo in termini di schieramenti, ma una discussione plurale sarebbe una ricchezza e non un segno di debolezza). Invece nulla di tutto questo. Accuse ridicole reciproche (tu ti sei fatto fotografare con Putin, tu hai cenato nella sua dacia, tu hai firmato accordi….), invocazioni messianiche ai rigassificatori (mentre in Germania zitti zitti riaprono le centrali a carbone: e le rinnovabili?), nessun abbozzo serio di una politica industriale che brilla per la sua assenza da alcuni decenni nel nostro Paese.

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