L’Australia dei migliori e Djokovic



Beppe Mila    21 Gennaio 2022       0

Nella recente telenovela che ha visto protagonisti il tennista numero 1 al mondo Novak Djokovic e il governo australiano alcune cose sarebbero da tenere a mente.

Non parlerò di come ha agito il tennista, perché le star a quei livelli non appartengono più al genere umano, sia che pratichino sport o siano idoli musicali o divi del cinema. Quando penso che con il denaro che in una decina d’anni ha girato intorno ai contratti di Ronaldo e Messi si sarebbero potuto costruire almeno tre nuovi ospedali ogni discussione sarebbe solo un esercizio semantico. Saranno pure brave le star, però a loro si concede troppo.

Detto ciò, nella vicenda australiana sono emersi con prepotenza due fattori rimasti finora in sordina.

Djokovic è un serbo, certamente ama il suo Paese e probabilmente sarà anche nazionalista, ma da qui a farlo passare amico dei macellai di Srebrenica, come certa stampa si è subito affrettata a fare, ne corre. La Serbia avrebbe molto di cui lamentarsi, perché 20 anni fa nella guerra del Kosovo è stata umiliata e violentata. Uso il termine violentata perché è quello più corrispondente alla realtà. Come tutti sappiamo, diversi militari italiani che sono stati dislocati come forza di pace in quell’area dei Balcani hanno contratto gravi patologie tumorali per l’esposizione alle radiazioni dei delle bombe sganciate in gran quantità dagli aerei della NATO. Ordigni descritti eufemisticamente così: arricchiti con uranio impoverito.

Ora se pensiamo che dei militari si sono ammalati anche soltanto con una esposizione limitata nel tempo, proviamo ad immaginare cosa vivranno i residenti, in special modo i bambini che per loro natura giocano nella terra. Non penso sia una cosa di cui l’Occidente debba vantarsi. In più la guerra, ovvero la distruzione della Serbia è servita a ben poco. Tutti i comandanti della forza di pace ammettono che il Kosovo è il più grande mercato europeo a cielo aperto per il traffico di droga e di esseri umani.

Mi pare quindi ovvio che la Serbia continui a coltivare ed esprimere il proprio sentimento nazionale e faccia sentire la propria voce in vibrante difesa di un loro connazionale che ai loro occhi ha subito un sopruso.

Veniamo ora all’Australia, Paese leader per modernità, democrazia e livello di vita. Ebbene, questa vicenda ha fatto venire alla luce anche due fatti per nulla edificanti.

Il primo è che nel cuore di una città moderna come Melbourne vi è un centro di detenzione per migranti (che possono rimanervi anche più anni) di cui nessuno sapeva nulla, come dicono degli attivisti per i diritti civili intervistati di fronte a questa struttura dal “Financial Times”: “È incredibile che i richiedenti asilo siano stati rinchiusi negli ultimi due anni proprio nel cuore di Melbourne, e ci sia voluta una controversia tra tennisti per far luce sulla situazione”, ha osservato Claire Gomez, una delle manifestanti.

Inoltre, in spregio a qualsiasi norma del diritto internazionale, il governo di Canberra gestisce centri di detenzione offshore a Nauru e Papua Nuova Guinea per i boat people che vengono intercettati mentre cercano di raggiungere il Paese. Per meglio chiarire: bot people = barconi dei migranti, centri di detenzione offshore = prigioni su isole deserte. Vi ricordano forse il film Papillon?

Del resto un Paese con un governo che si può definire dei migliori, già nel passato si era macchiato di un grave scandalo: quello degli orfani tolti dagli orfanotrofi londinesi e mandati in Australia in campi agricoli rivelatisi poi molto simili a colonie penali. Dal 1930 al 1970 circa 150.000 orfani o appartenenti a famiglie povere furono inviati per ripopolare il Paese e dovettero subire violenze ed abusi. Soltanto nel 2009 il Governo Australiano con il premier Kevin Rudd chiese pubblicamente scusa per questa tragedia. L’hanno successivo lo fece il premier inglese Gordon Brown.

Come spesso capita nella storia, a volte non sarebbe male diffidare “dei migliori”. Sarebbe anche bene che tutti gli attivisti per i diritti umani e l’inclusione, oltre a schernire Djokovic storpiandone il nome da Novak a Novax, che un pensierino lo rivolgessero pure all’Australia.


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