Nelle settimane scorse è stato evidente come Matteo Renzi, l’altro Matteo della Lega e Fedez abbiano fatto spesso un oggettivo ed interessato “gioco di squadra”. Frequentemente, si sono scambiati commenti e critiche. Il risultato è che i due Matteo sono stati ancora di più sui giornali e Fedez pure. Quest’ultimo, gioisce per la crescita dei “like” sui social come dell’aumento delle entrate. Così, non è da escludere che, con la ripresa dopo le ferie, il “giochetto” sia destinato a riproporsi.
Molti temi seri, a partire dal Ddl Zan, sono stati ridotti a battute, a punture di spillo, a “vaffa” più o meno sinceri. La logica richiederebbe però che, se i contendenti davvero volessero essere coerenti con la disistima dichiarata verso l’interlocutore, non si parlassero più. Ma si sa, la ricerca di pubblicità è un po’ come il mezzo sigaro toscano di una volta, o il titolo di cavaliere che portavano a dire a Giolitti: non si negano a nessuno.
Il dramma è che i grandi organi di stampa, i “giornaloni”, finiscono per abbeverarsi a questa fonte. Ci propinano discussioni, chiamiamole così, che davvero non meriterebbero neppure quella che un tempo si chiamava in tipografia una riga di piombo. Si vede che non hanno di meglio da seguire tra quello che succede al mondo.
Siamo nell’era del digitale: tutti comunicatori di noi stessi. Nascono fenomeni del tutto nuovi fino a poco tempo fa. Se ad Hyde Park, in quello che ancora oggi è conosciuto come lo Speakers’ Corner (l’“angolo degli oratori”), la domenica mattina, e solo la domenica mattina, salendo su una sedia, o su di uno sgabello, tutti potevano dire quel che volevano, oggi è tutto più comodo: basta un computer o un telefonino digitale. Un’occasione che soddisfa anche le pulsioni di alcuni in preda ad evidenti disturbi psichiatrici più o meno gravi.
Peccato che di mezzo ci vada anche la serietà della politica, oramai ridotta comunque sempre più a battute e a slogan. Ma persino quello splendido dono che ci ha dato la tecnologia in modo da poter essere, finalmente, liberi comunicatori di noi stessi senza mediazioni. Basta saperne approfittare, però, per portare un vero contributo a un’autentica crescita, propria e degli altri. Per quel che vediamo per ora, però, politici ed “influencer” finiscono solo per impoverire il confronto.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
Molti temi seri, a partire dal Ddl Zan, sono stati ridotti a battute, a punture di spillo, a “vaffa” più o meno sinceri. La logica richiederebbe però che, se i contendenti davvero volessero essere coerenti con la disistima dichiarata verso l’interlocutore, non si parlassero più. Ma si sa, la ricerca di pubblicità è un po’ come il mezzo sigaro toscano di una volta, o il titolo di cavaliere che portavano a dire a Giolitti: non si negano a nessuno.
Il dramma è che i grandi organi di stampa, i “giornaloni”, finiscono per abbeverarsi a questa fonte. Ci propinano discussioni, chiamiamole così, che davvero non meriterebbero neppure quella che un tempo si chiamava in tipografia una riga di piombo. Si vede che non hanno di meglio da seguire tra quello che succede al mondo.
Siamo nell’era del digitale: tutti comunicatori di noi stessi. Nascono fenomeni del tutto nuovi fino a poco tempo fa. Se ad Hyde Park, in quello che ancora oggi è conosciuto come lo Speakers’ Corner (l’“angolo degli oratori”), la domenica mattina, e solo la domenica mattina, salendo su una sedia, o su di uno sgabello, tutti potevano dire quel che volevano, oggi è tutto più comodo: basta un computer o un telefonino digitale. Un’occasione che soddisfa anche le pulsioni di alcuni in preda ad evidenti disturbi psichiatrici più o meno gravi.
Peccato che di mezzo ci vada anche la serietà della politica, oramai ridotta comunque sempre più a battute e a slogan. Ma persino quello splendido dono che ci ha dato la tecnologia in modo da poter essere, finalmente, liberi comunicatori di noi stessi senza mediazioni. Basta saperne approfittare, però, per portare un vero contributo a un’autentica crescita, propria e degli altri. Per quel che vediamo per ora, però, politici ed “influencer” finiscono solo per impoverire il confronto.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
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