Il ricordo della guerra in Russia e in Italia



Giuseppe Mila    22 Aprile 2021       0

Lo scorso anno il calendario segnò esattamente 75 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e come tutti sappiamo questa ricorrenza, a causa del coronavirus, fu ricordata un po’ sottotono.

Dopo un altro anno passato, un anno in cui la dichiarata pandemia si è appropriata in modo totale della nostra vita, spesso anche alcuni avvenimenti importanti vengono dimenticati.

Facciamo un piccolo ripasso: nel 2020 sono stati ormai 75 gli anni che l’Europa vive in pace ed è da fine aprile - inizio maggio del 1945 che la Germania nazista firmò la resa senza condizioni.

In Italia la fine della guerra si festeggia il 25 aprile, anche quest’anno presumo senza grandi celebrazioni pubbliche. In tutta l’Europa orientale e in Russia invece la fine della guerra si festeggia il 9 maggio. In realtà la resa incondizionata fu firmata a Berlino dal feldmaresciallo Keitel nella tarda serata dell’otto maggio, ma per la differenza di fuso orario a Mosca era già il nove. Per questo la ricorrenza avviene in questo giorno. Questa festa è sicuramente la più importante per la Russia, più del 1° maggio e del 17 ottobre, e basta ricordare un solo un motivo per comprenderlo. La Russia ebbe più di 21 milioni di morti. Per fare un paragone la Germania nazista ne ebbe un po’ più di sette milioni.

La Festa della Vittoria, così si chiama, è festeggiata oltre che in Russia in altri 14 Paesi dell’Europa Orientale e dell’Asia Minore, come ad esempio il Turkmenistan ma è festeggiata anche in Israele. In quest’ultimo Paese, con delibera della Knesset (il Parlamento Israeliano), è festa nazionale dal 2017.

Durante l'esistenza dell'Unione Sovietica, il Giorno della Vittoria era festeggiato in tutti i Paesi del blocco orientale, diventando una festa ufficiale a partire dal 1965. La guerra è diventata un tema di grande importanza nel cinema, in letteratura, lezioni di storia a scuola, nei mass media e le arti. Negli anni ‘90 invece sull’onda di un certo revisionismo il Giorno della Vittoria era commemorato sottotono. Molto è cambiato invece da quando in Russia il capo dello stato è Vladimir Putin, governante amatissimo in Europa occidentale specie dai movimenti sovranisti e di una certa destra. Putin sotto la sua presidenza ha iniziato a rilanciare il prestigio storico e culturale della Russia e le feste e commemorazioni nazionali sono diventati una componente importante di ciò. Il festeggiamento del 60 ° anniversario del Giorno della Vittoria in Russia nel 2005 è diventata la più grande festa nazionale e popolare dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ma è nel 2015 che il 70º anniversario della vittoria sulla Germania nazista ha fatto mostra di grande orgoglio nazionale con una imponente parata i cui numeri parlano da soli. Vi parteciparono infatti 16mila soldati russi, 1.300 militari da 10 Paesi, circa 200 mezzi corazzati, 150 aerei ed elicotteri da combattimento sfilarono a Mosca in quella che è stata la più imponente parata della Russia contemporanea.

Lo scorso anno nonostante fossero 75 gli anni da commemorare, anche “zar Putin” ha dovuto fare i conti con la pandemia, ma come si può vedere da un video su youtube (CLICCA QUI) l’attenzione mediatica è stata alta, così come la partecipazione popolare, con canti alle finestre dove ognuno esponeva la foto dei propri cari persi nella Seconda guerra mondiale. Il video ovviamente ha una parte girata dal vivo e una parte costruita (ad esempio, a un certo punto si vede un famoso cantante russo alla finestra) ma il risultato e il messaggio non cambiano.

In aggiunta posso testimoniare per esperienza diretta che anche chi oggi vive in Ucraina, Moldavia e altri ex Stati del Patto di Varsavia, pur guardando e desiderando vivere in Occidente, quando si parla della Seconda guerra mondiale, tutti hanno profonda ammirazione per quello che fece l’Armata Rossa. Chi ancora ha i nonni che vi combatterono o li ha conosciuti in vita, dice con orgoglio: “Il nonno è stato uno di quelli che è arrivato a Berlino”.

In Europa occidentale invece oggi la situazione è un po’ diversa, e spesso anche a livello istituzionale l’Europa in alcuni suoi organismi, equipara vergognosamente vittime e carnefici.

In Italia con la complicità delle istituzioni, è stato sdoganato il fascismo e oggi, in special modo, da parte di tanti leoni da tastiera si insulta in modo infamante la storia dei partigiani e della Resistenza, relegando l’antifascismo a macchietta da canticchiare nelle ricorrenze comandate.

In Russia oggi, nonostante sia completamente cambiato il governo e non ci sia più l’Unione Sovietica, dopo più di tre quarti di secolo l’antifascismo è ancora il valore fondante della nazione. L’antifascismo viene insegnato nelle scuole, così come il rispetto e la “venerazione” per la generazione che ha sacrificato tutto, spazzando via i nazisti dall’Europa. E non come in Italia, dove i monumenti dei partigiani vengono vandalizzati e insozzati di svastiche, con i partigiani quasi a doversi scusare di essere morti. Per nulla.


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