L’andamento della pandemia da Covid-19, accanto ai gravi problemi di salute, ha generato e genera tutta un’altra serie di emergenze, affrontate con variegati provvedimenti, che si sono susseguiti, a volte contraddittori e poco chiari, con DPCM, D.L. e Ordinanze Ministeriali, Regionali, delle Province Autonome, Comunali.
Tutti atti amministrativi, ad eccezione dei D.L., che spesso hanno dato luogo a ricorsi alla Giustizia Amministrativa Regionale, TAR, che, da Regione a Regione, hanno emanato sentenze a volte contraddittorie.
Aggiungiamo poi il sovrapporsi dei parerei scientifici, dei vari CTS, nazionali e regionali, il Super Commissario Arcuri (nominato, credo, sul concetto “uno vale uno” basta sia “amico”) i Commissari Regionali … il piano vaccinale che parte, forse si forse no …si ha, insomma, l’immagine di un’Italia che, anche per le diverse colorazioni date alla situazione sanitaria delle varie realtà territoriali, fa venire in mente Arlecchino …però l’emergenza Covid19 è stata ed è tutt’altro che una carnevalata e certo il nuovo Governo Draghi dovrà faticare non poco a tirare le fila di questo guazzabuglio emergenziale, per riportare ad unitarietà e sistematicità le gestione dell’emergenza sanitaria, con tutto quello che ne deriva: dall’economia alla mobilità; dalle aperture/chiusure delle varie realtà commerciali, turistiche, sportive, sino alla Scuola che è la questione che coinvolge, direttamente o indirettamente, tutto il Popolo Italiano.
Il problema della “Scuola in sicurezza” è certo complesso poiché attiene sia alla Scuola in senso stretto: dai docenti agli alunni, dalle strutture scolastiche agli arredi ed attrezzature, che a quanto è “esterno” alla Scuola, in primis i trasporti, siano pubblici che privati.
Certo però il problema della “Scuola in sicurezza” è stato affrontato in maniera non adeguata, la metafora carnevalesca di questo sono i “banchi a rotelle”, che però sono stati una “scherzo” costato diverse centinaia di milioni di euro, cosa sulla quale prima o poi si troverà “ un giudice a Berlino”, come suol dirsi con una espressione pregnante di sensi e significati.
Il balletto di aperture e chiusure delle Scuola, in specie delle Secondarie Superiori, non solo di questo grado scolastico, l’utilizzo della DAD e la sua demonizzazione, le contrapposte richieste di studenti, famiglie e docenti, di apertura e di chiusura, hanno portato ad un a situazione davvero caotica, che il nuovo governo, i nuovi ministro della P.I., della Sanità e delle Regioni, faticheranno, certo, a risolvere.
In questi giorni la situazione si è fatta vieppiù difficile, in alcune aree del Paese ove, subito dopo la riaperture delle Secondarie Superiori, di non molti giorni orsono, il complicarsi della situazione sanitaria, per l’aumento imprevisto di casi Covid19, dovuti alla comparsa delle mutazioni del virus, sta portando ad interventi di nuove chiusura delle Scuole, non solo secondarie ma anche primarie e in alcuni casi, materne.
Questo sta avvenendo, come suol dirsi, sotto i miei occhi. Infatti il problema riguarda particolarmente l’Umbria, che è la mia Regione avendo io la fortuna di vivere in Assisi. Nella Regione Umbria, mi pare anche nella Provincia Autonoma di Bolzano, il crescente numero di contagi, ricoveri e, purtroppo morti, si sta verificando a macchia di leopardo, coinvolgendo, specialmente, alcuni Comuni della Provincia di Perugia.
A fronte di questo le autorità di Governo, centrale e regionale, che cosa hanno fatto? Invece di assumere, loro, precise ed unitarie azioni, hanno demandato ai singoli Sindaci l’assunzione di provvedimenti da mini zona rossa, sulla base di quanto avviene nei loro comuni, dando così luogo a comuni, confinanti, ove in alcuni si hanno chiusure, di tutte la vita socio economica, Scuole comprese, ed altri ove la zona non è rossa ma arancione, quindi con attività e Scuole aperte “in sicurezza”.
Insomma il cerino è stato, secondo me colpevolmente, lasciato in mano ai singoli Sindaci i quali hanno dovuto assumere provvedimento o non assumerli sulla base statistica dei contagi dei loro cittadini, come se i comuni fossero ancora cintati da mura come nel Medioevo e come se non vi fosse mobilità fra i comuni.
Se in Assisi la situazione non giunge a certi livelli il Sindaco non può chiudere attività e scuole, nel mentre a Bastia Umbra il Sindaco deve chiudere, perché il numero dei contagi lo impone… però i cittadini si spostano fra questi comuni limitrofi e studenti di Bastia vanno a Scuola in Assisi e viceversa … per cui la situazione sanitaria è a rischio; non parliamo poi dei protocolli di sicurezza in caso di docenti o/e alunni contagiati, protocolli che variano spesso da Scuola a Scuola.
Con questa situazione i cittadini si scagliano, sbagliando, contro i Sindaci ma, sempre secondo me, la responsabilità è del Governo Regionale e di quello Centrale che hanno adottato il gioco del cerino…
Ho esemplificato sulla situazione, che conosco direttamente, quanto detto però secondo me vale anche fra, ad esempio, Merano e Bressanone; Palermo e Carini; Orgosolo e Mamoiada… insomma vale per tutt’Italia ove si verifichino situazioni similari.
L’Italia è uno Stato unitario, ove le autonomie locali non sono certo quelle del Medioevo, occorre quindi una visione sistemica, con provvedimenti che, in casi similari, siano assunti su precise indicazioni nazionali dai governi regionali e non lasciate in mano ai singoli sindaci, veri cirenei di questa situazione.
Tutti atti amministrativi, ad eccezione dei D.L., che spesso hanno dato luogo a ricorsi alla Giustizia Amministrativa Regionale, TAR, che, da Regione a Regione, hanno emanato sentenze a volte contraddittorie.
Aggiungiamo poi il sovrapporsi dei parerei scientifici, dei vari CTS, nazionali e regionali, il Super Commissario Arcuri (nominato, credo, sul concetto “uno vale uno” basta sia “amico”) i Commissari Regionali … il piano vaccinale che parte, forse si forse no …si ha, insomma, l’immagine di un’Italia che, anche per le diverse colorazioni date alla situazione sanitaria delle varie realtà territoriali, fa venire in mente Arlecchino …però l’emergenza Covid19 è stata ed è tutt’altro che una carnevalata e certo il nuovo Governo Draghi dovrà faticare non poco a tirare le fila di questo guazzabuglio emergenziale, per riportare ad unitarietà e sistematicità le gestione dell’emergenza sanitaria, con tutto quello che ne deriva: dall’economia alla mobilità; dalle aperture/chiusure delle varie realtà commerciali, turistiche, sportive, sino alla Scuola che è la questione che coinvolge, direttamente o indirettamente, tutto il Popolo Italiano.
Il problema della “Scuola in sicurezza” è certo complesso poiché attiene sia alla Scuola in senso stretto: dai docenti agli alunni, dalle strutture scolastiche agli arredi ed attrezzature, che a quanto è “esterno” alla Scuola, in primis i trasporti, siano pubblici che privati.
Certo però il problema della “Scuola in sicurezza” è stato affrontato in maniera non adeguata, la metafora carnevalesca di questo sono i “banchi a rotelle”, che però sono stati una “scherzo” costato diverse centinaia di milioni di euro, cosa sulla quale prima o poi si troverà “ un giudice a Berlino”, come suol dirsi con una espressione pregnante di sensi e significati.
Il balletto di aperture e chiusure delle Scuola, in specie delle Secondarie Superiori, non solo di questo grado scolastico, l’utilizzo della DAD e la sua demonizzazione, le contrapposte richieste di studenti, famiglie e docenti, di apertura e di chiusura, hanno portato ad un a situazione davvero caotica, che il nuovo governo, i nuovi ministro della P.I., della Sanità e delle Regioni, faticheranno, certo, a risolvere.
In questi giorni la situazione si è fatta vieppiù difficile, in alcune aree del Paese ove, subito dopo la riaperture delle Secondarie Superiori, di non molti giorni orsono, il complicarsi della situazione sanitaria, per l’aumento imprevisto di casi Covid19, dovuti alla comparsa delle mutazioni del virus, sta portando ad interventi di nuove chiusura delle Scuole, non solo secondarie ma anche primarie e in alcuni casi, materne.
Questo sta avvenendo, come suol dirsi, sotto i miei occhi. Infatti il problema riguarda particolarmente l’Umbria, che è la mia Regione avendo io la fortuna di vivere in Assisi. Nella Regione Umbria, mi pare anche nella Provincia Autonoma di Bolzano, il crescente numero di contagi, ricoveri e, purtroppo morti, si sta verificando a macchia di leopardo, coinvolgendo, specialmente, alcuni Comuni della Provincia di Perugia.
A fronte di questo le autorità di Governo, centrale e regionale, che cosa hanno fatto? Invece di assumere, loro, precise ed unitarie azioni, hanno demandato ai singoli Sindaci l’assunzione di provvedimenti da mini zona rossa, sulla base di quanto avviene nei loro comuni, dando così luogo a comuni, confinanti, ove in alcuni si hanno chiusure, di tutte la vita socio economica, Scuole comprese, ed altri ove la zona non è rossa ma arancione, quindi con attività e Scuole aperte “in sicurezza”.
Insomma il cerino è stato, secondo me colpevolmente, lasciato in mano ai singoli Sindaci i quali hanno dovuto assumere provvedimento o non assumerli sulla base statistica dei contagi dei loro cittadini, come se i comuni fossero ancora cintati da mura come nel Medioevo e come se non vi fosse mobilità fra i comuni.
Se in Assisi la situazione non giunge a certi livelli il Sindaco non può chiudere attività e scuole, nel mentre a Bastia Umbra il Sindaco deve chiudere, perché il numero dei contagi lo impone… però i cittadini si spostano fra questi comuni limitrofi e studenti di Bastia vanno a Scuola in Assisi e viceversa … per cui la situazione sanitaria è a rischio; non parliamo poi dei protocolli di sicurezza in caso di docenti o/e alunni contagiati, protocolli che variano spesso da Scuola a Scuola.
Con questa situazione i cittadini si scagliano, sbagliando, contro i Sindaci ma, sempre secondo me, la responsabilità è del Governo Regionale e di quello Centrale che hanno adottato il gioco del cerino…
Ho esemplificato sulla situazione, che conosco direttamente, quanto detto però secondo me vale anche fra, ad esempio, Merano e Bressanone; Palermo e Carini; Orgosolo e Mamoiada… insomma vale per tutt’Italia ove si verifichino situazioni similari.
L’Italia è uno Stato unitario, ove le autonomie locali non sono certo quelle del Medioevo, occorre quindi una visione sistemica, con provvedimenti che, in casi similari, siano assunti su precise indicazioni nazionali dai governi regionali e non lasciate in mano ai singoli sindaci, veri cirenei di questa situazione.
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