Il Consiglio Europeo del 23 aprile scorso ha dato un altro calcio al barattolo. L’accordo è sul Recovery Fund, il disaccordo permane sulla sua natura: a debito o a fondo perduto?
Adesso la palla passa alla Germania che deciderà per tutti i Paesi membri: ma se limita l’acquisto di titoli della BCE tramite sentenza della Corte costituzionale tedesca, che ha sede a Karlsruhe, si dà la zappa sui piedi, perché innesca la crisi finale dell’Euro, valuta a lei così smaccatamente favorevole. Per questo il vero e unico Sovrano dell’UE, la Germania, si scoprirà con le mani legate e dovrà consentire alla BCE di valicare ampiamente quanto previsto dai trattati almeno fintantoché dura l’emergenza, con la stampa di illimitate quantità di moneta, acquistando tutte le emissioni aggiuntive di titoli di stato necessarie a fronteggiare l’emergenza.
Anche il fattore tempo (la liquidità serve ora non nel 2021) rafforza il ruolo della BCE.
Ciò mette l’Italia (per non parlare della Francia, infatti Macron intima: “trasferire risorse, non debiti”) in una posizione di enorme potere contrattuale e ci consente di non avere nessuna fretta circa l’utilizzo degli strumenti fin qui emersi al tavolo europeo (BEI, SURE, Recovery Fund) e di stare alla larga da quelli più insidiosi come il MES, come pure di avere la forza di rifiutare qualsiasi tipo di condizionalità.
La situazione è molto diversa da quella del 2011. Allora le armi di ricatto contro l’Italia le avevano solo i Paesi rigoristi, il mercantilismo tedesco sembrava non conoscere più ostacoli. Oggi invece il coronavirus ha mandato tutti i Paesi in crisi, l’export tedesco è stato colpito su due fianchi, prima dai dazi americani e dalla Brexit poi dall’epidemia che ha bloccato la Cina, loro alleato-chiave. Adesso le armi di ricatto di cui dispone l’Italia (ma anche Francia e Spagna) sono maggiori di quelle dei Paesi del Nord. Se questi ultimi insisteranno nel sostenere che non vi è altra risposta alla crisi che quella di nuovo debito, e si dimostreranno inflessibili nel far valere quanto peraltro è sancito dai trattati, e in particolare l’assoluto divieto per la BCE di finanziare gli Stati direttamente, creerebbero le premesse per una rapida fine dell’Euro, in quanto gli spread e gli effetti sociali del debito finirebbero per rivelarsi ingestibili.
Le circostanze giocano contro la Germania, in quanto appare sempre più chiaro che la stampa di moneta non a debito costituisce la via obbligata per affrontare questa colossale crisi. Ed è così in tutto il mondo. L’Italia, anziché accettare condizioni capestro, deve solo ricordare con fermezza agli altri partner europei che “disciplinare l’Italia”, ossia soffocarla nella morsa di un debito insostenibile, significherebbe mandare all’aria l’Euro.
La BCE (che alla fine rivela la sua vera natura di succursale della FED) non potrà più trovare ostacoli, in questa fase di riavvio delle economie, per svolgere comunque, e probabilmente al fuori della legalità dei trattati europei, il ruolo di prestatrice di ultima istanza.
Dunque, il problema non è aspettare gli “aiuti” europei, che non servono, arriveranno in ritardo e addirittura ci potrebbero nuocere, ma di varare al più presto lo scostamento di bilancio, iniziare a dare indennizzi, non prestiti, a sostegno di famiglie, aziende, stipendi e finanziare in modo adeguato e a fondo perduto la ripresa.
Tutto ciò senza creare ulteriore debito, se non in modo formale, perché se anche arriveremo al 160% del PIL, quello detenuto dalla BCE non è debito, gli interessi vengono restituiti e la data di rimborso di fatto è mai. La BCE non solo può farlo, ma è assolutamente determinata a farlo, perché in questa fase stampare moneta è l’unica via per salvare l’Euro.
Adesso la palla passa alla Germania che deciderà per tutti i Paesi membri: ma se limita l’acquisto di titoli della BCE tramite sentenza della Corte costituzionale tedesca, che ha sede a Karlsruhe, si dà la zappa sui piedi, perché innesca la crisi finale dell’Euro, valuta a lei così smaccatamente favorevole. Per questo il vero e unico Sovrano dell’UE, la Germania, si scoprirà con le mani legate e dovrà consentire alla BCE di valicare ampiamente quanto previsto dai trattati almeno fintantoché dura l’emergenza, con la stampa di illimitate quantità di moneta, acquistando tutte le emissioni aggiuntive di titoli di stato necessarie a fronteggiare l’emergenza.
Anche il fattore tempo (la liquidità serve ora non nel 2021) rafforza il ruolo della BCE.
Ciò mette l’Italia (per non parlare della Francia, infatti Macron intima: “trasferire risorse, non debiti”) in una posizione di enorme potere contrattuale e ci consente di non avere nessuna fretta circa l’utilizzo degli strumenti fin qui emersi al tavolo europeo (BEI, SURE, Recovery Fund) e di stare alla larga da quelli più insidiosi come il MES, come pure di avere la forza di rifiutare qualsiasi tipo di condizionalità.
La situazione è molto diversa da quella del 2011. Allora le armi di ricatto contro l’Italia le avevano solo i Paesi rigoristi, il mercantilismo tedesco sembrava non conoscere più ostacoli. Oggi invece il coronavirus ha mandato tutti i Paesi in crisi, l’export tedesco è stato colpito su due fianchi, prima dai dazi americani e dalla Brexit poi dall’epidemia che ha bloccato la Cina, loro alleato-chiave. Adesso le armi di ricatto di cui dispone l’Italia (ma anche Francia e Spagna) sono maggiori di quelle dei Paesi del Nord. Se questi ultimi insisteranno nel sostenere che non vi è altra risposta alla crisi che quella di nuovo debito, e si dimostreranno inflessibili nel far valere quanto peraltro è sancito dai trattati, e in particolare l’assoluto divieto per la BCE di finanziare gli Stati direttamente, creerebbero le premesse per una rapida fine dell’Euro, in quanto gli spread e gli effetti sociali del debito finirebbero per rivelarsi ingestibili.
Le circostanze giocano contro la Germania, in quanto appare sempre più chiaro che la stampa di moneta non a debito costituisce la via obbligata per affrontare questa colossale crisi. Ed è così in tutto il mondo. L’Italia, anziché accettare condizioni capestro, deve solo ricordare con fermezza agli altri partner europei che “disciplinare l’Italia”, ossia soffocarla nella morsa di un debito insostenibile, significherebbe mandare all’aria l’Euro.
La BCE (che alla fine rivela la sua vera natura di succursale della FED) non potrà più trovare ostacoli, in questa fase di riavvio delle economie, per svolgere comunque, e probabilmente al fuori della legalità dei trattati europei, il ruolo di prestatrice di ultima istanza.
Dunque, il problema non è aspettare gli “aiuti” europei, che non servono, arriveranno in ritardo e addirittura ci potrebbero nuocere, ma di varare al più presto lo scostamento di bilancio, iniziare a dare indennizzi, non prestiti, a sostegno di famiglie, aziende, stipendi e finanziare in modo adeguato e a fondo perduto la ripresa.
Tutto ciò senza creare ulteriore debito, se non in modo formale, perché se anche arriveremo al 160% del PIL, quello detenuto dalla BCE non è debito, gli interessi vengono restituiti e la data di rimborso di fatto è mai. La BCE non solo può farlo, ma è assolutamente determinata a farlo, perché in questa fase stampare moneta è l’unica via per salvare l’Euro.
E, come estrema ratio, si potrà porre in atto il consiglio di Galbraith ( figlio del grande John); creare una moneta parallela sotto forma di certificati fiscali; questo a detta di tanti analisti non rappresenterebbe neppure una violazione dei trattati. Come ha ricordato Sylos Labini fu addirittura Schauble (proprio lui l’arcinemico nostro e della Grecia!) a suggerire che la Grecia avrebbe dovuto creare una moneta parallela! Ma abbiamo statisti (prima che economisti) capaci di assumersene la responsabilità?
Condivido ma pongo 2 domande: 1. Sotto il profilo inflattivo cosa succederà a tempi medi alla moneta europea se si “stamperanno euro” a dismisura ? 2.Il sistema produttivo, l’economia di scambio in ripartenza e la stessa capacità di spesa saranno compatibili (il famoso cavallo che non beve)?: deflazione? Non sono in grado di fare previsioni e pertanto ti ringrazio se mi vorrai “confortare”.
Direi a Gianfranco Guazzone che in Europa veniamo da una lunga stagnazione tanto che si parla dello scorso decennio, gli Anni Dieci, come di nuovo decennio perduto, dopo quello giapponese. Il virus ha provocato uno shock ulteriore, imprevedibile ed enorme. Le previsioni del Fmi parlano di un meno 7,5% del pil nella zona euro per il 2020.
In una tale situazione di prolungata e grave deflazione credo che si possa concordare con il giudizio di Martin Wolf, economista di spicco del Financial Times, che di recente ha osservato: «Nella situazione deflazionistica come quella attuale, una banca centrale ha una potenza di fuoco illimitata, e l’inflazione non è vincolante oggi». Se lo sarà domani, a crisi superata, non sarà certo un problema tornare a politiche meno espansive. Cosa succederà alla moneta europea? Con una massiccia immissione di liquidità nell’economia reale, da parte della BCE è possibile che la moneta unica superi questa crisi. In realtà la BCE sta già creando moneta a manetta, e nell’ultimo mese al ritmo mai visto prima in media di 7 miliardi al giorno. Il grosso problema è che non si sa cosa potrebbe accadere nel caso dovesse mancare il sostegno politico a una tale azione. Se la corte costituzionale tedesca il prossimo 5 maggio ponesse limiti all’acquisto di titoli pubblici della BCE tali che venissero interpretati dai mercati come una mancanza di sostegno agli stati della zona euro, allora sì che potrebbero insorgere rischi veri per la stabilità dell’euro.
Circa il secondo punto, il rischio che il malato, l’economia reale, non risponda più alla terapia, gli stimoli monetari, va detto che tale rischio può solo aumentare più si allungano i tempi delle misure concrete che i singoli stati devono definire, avendo la certezza di essere coperti non dagli strumenti a debito e con condizioni come Mes, Bei, Sure, Recovery Fund, bensì dall’unico strumento che conta, la Bce. Stampare denaro ora serve a evitare fallimenti di aziende e perdita di posti di lavoro. Farlo fra sei mesi o nel 2021 significherà in gran parte fare spesa assistenziale per una massa ingovernabile di gente che ha perso il lavoro e di nuovi poveri. Dal tunnel della deflazione è estremamente difficile uscire senza passare per gravi sconvolgimenti. La causa non è il virus, veniamo da un decennio di depressione causata da politiche macroeconomiche palesemente sbagliate, austeritarie e deflattive. C’è solo da inorridire al pensiero che gli organismi europei ancora pensino di tornare presto a imporre nuova austerità e di pensare solo a misure anticrisi a debito.
questo articolo dovrebbe rinfrancarci tutti. Il problema è: sarà davvero così? Il diavolo si nasconde nelle virgole dei trattati che, tra l’altro non sono scritti in italiano. Il fatto è che almeno una volta la Corte Costituzionale tedesca non ha impedito il cosiddetto “quantitative easing” di Draghi. Ora farà lo stesso? e lo farà anche se i prossimi prestiti potrebbero essere anche non rimborsabili perché perpetui? In caso negativo i tedeschi sarebbero disposti a modificare la loro Costituzione? Credo di no e comunque i tempi sarebbero biblici. Certo gli altri Stati non potranno sottostare alle norme capestro di un solo Stato. Vorrebbe dire che in Europa bisogna sottostare alle leggi determinate solo dai Tedeschi e non accettate da tutti gli Stati che ne fanno parte. Si andrebbe quindi alla dissoluzione della UE. Conviene a tutti? Io penso proprio di no perché diventeremmo facile preda delle grandi potenze che imporrebbero agli Staterelli superstiti le loro norme e le loro condizioni economiche. L’unica speranza ce nell’incrocio dei reciproci ricatti, si trovi una linea mediana che accontenti e nello stesso tempo scontenti tutti