Jacques Chirac, un grande Presidente



Aldo Novellini    3 Ottobre 2019       0

Quando si parla di Jacques Chirac, scomparso nei giorni scorsi a 86 anni, ci si riferisce a un uomo politico protagonista della vita pubblica francese per oltre quarant'anni. Una lunga carriera iniziata negli anni Sessanta, come deputato gollista della Corréze, uno dei tanti dipartimenti della Francia profonda, e conclusa all'Eliseo, quando venne eletto presidente della Repubblica nel 1995 e poi riconfermato nel 2002.


Una storia politica che lo ha visto dapprima sottosegretario (con Charles De Gaulle), poi ministro (con Georges Pompidou) e infine, ad appena 42 anni, primo ministro (con Valery Giscard d'Estaing). E proprio con Giscard, Chirac diede vita ad un'insanabile rivalità per la conquista della leadership del centrodestra. Un duello entro lo stesso schieramento politico, iniziato con la sua ascesa a sindaco di Parigi nel 1977, dopo la ricostruzione del partito gollista, il Raggruppamento per la Repubblica (RPR), che divenne il trampolino di lancio verso la presidenza. Nel 1981 Chirac giocò le proprie carte contro la riconferma di Giscard all'Eliseo, dove approdò François Mitterrand che portò per la prima volta la sinistra alla guida della Francia.


All'insegna di un “tanto peggio tanto meglio” in salsa transalpina, Chirac intravide nella sconfitta giscardiana la strada obbligata per divenire l'indiscusso leader dell'opposizione. La rivincita contro i socialisti arrivò nel 1986 quando alle legislative l'alleanza moderata RPR-UDF vinse le elezioni e Mitterrand lo nominò Primo ministro. Un ritorno a Matignon, dopo il biennio 1974-76 sotto Giscard, non più fortunato del primo, in quanto la coabitazione con un Capo di Stato di sinistra si rivelò del tutto infruttuosa. Alle presidenziali fu infatti sconfitto da Mitterrand. Altri cinque anni di opposizione e poi, nel 1993, una nuova schiacciante vittoria della destra alle elezioni legislative.


Chirac però rinunciò a tornare a fare il premier, coabitando ancora con Mitterrand, ma lasciò che alla guida del governo si installasse Edouard Balladur. L'idea era di prepararsi per le presidenziali del 1995 libero da qualsiasi gravame governativo, ma quando Balladur decise a sua volta di candidarsi per l'Eliseo, Chirac rischiò di esser tagliato fuori dalla corsa alla quale si era preparato da quasi venti anni. E qui, nel momento peggiore della sua carriera politica venero fuori le sua grandi doti di leader e di comunicatore. Abbandonato dai principali dirigenti del centrodestra, pronti a salire sul carro di un Balladur presunto vincitore, riuscì a ribaltare la situazione girando in lungo e in largo la Francia per denunciare la frattura sociale che minacciava la coesione del Paese. Una campagna rivolta a sinistra che spiazzò tutti e che gli valse l'Eliseo, battendo al secondo turno il socialista Lionel Jospin.


La sua presidenza si arenò già due anni dopo, quando in seguito allo scioglimento anticipato dall'Assemblea nazionale vi fu il ritorno al potere dei socialisti di Lionel Jospin che divenne Primo ministro. Cinque anni di coabitazione e alle presidenziali 2002 Chirac si trovò ad affrontare al ballottaggio il leader dell'estrema destra, Jean-Marie Le Pen, dopo che le perenni divisioni della sinistra avevano fatto affondare Jospin al primo turno. Dall'estrema sinistra alla destra moderata, tutti si schierarono con lui e con un clamoroso 82 per cento dei consensi tornò all'Eliseo per altri cinque anni.


Di Chirac si ricorderanno soprattutto le campagne elettorali, la sua capacità di stare con la gente, l'empatia con la quale sapeva avvicinarsi a tutte le persone. La più clamorosa battuta d'arresto fu quella del referendum sulla Costituzione europea perso nel 2005. Il momento migliore il rifiuto nel 2003 di schierare la Francia assieme a Stati Uniti e Gran Bretagna nell'armata che si accingeva ad invadere l'Iraq. Con un memorabile intervento spiegò che bisognava muoversi nel solco delle Nazioni Unite, evitando mosse unilaterali, e che la guerra preventiva avrebbe creato un pericoloso precedente che rischiava, in futuro, di destabilizzare la pace mondiale.


Altro grande merito fu quello di essersi sempre opposto a qualsiasi intesa politica tra la destra moderata e l'estrema destra. Una barriera che Chirac – primo presidente ad aver ammesso le colpe dei francesi nella deportazione degli ebrei nella Francia occupata – considerò del tutto invalicabile. Troppo forte lo scarto tra un centrodestra europeista, liberale e democratico rispetto all'estremismo razzista e reazionario del Fronte nazionale. Un'intransigenza e una coerenza che dovrebbe far riflettere anche oggi.




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