Come non capitava da quasi ottant’anni, il governo di Parigi ha richiamato il suo ambasciatore a Roma. Nel 1940 c’era appena stata la “pugnalata alle spalle” con l’aggressione militare italiana alla Francia agonizzante voluta da Mussolini per avere “qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo di pace”. Ora, per fortuna, c’è solo stato l’incontro del duo Di Maio- Di Battista con i rappresentanti dei “gilets jaunes”, ma i rapporti tra i due Paesi sono precipitati come mai era capitato dal dopoguerra.
Dichiariamo subito di non avere nessuna simpatia particolare per Macron, espressione dell’élite finanziaria, molto distante dal sentire popolare e protagonista di un declino di popolarità che lo accomuna a Renzi. La differenza tra i due è che il parigino da ragazzo scriveva poesie in latino, mentre il fiorentino girava la ruota della fortuna da Mike...
Ma il risentimento francese è motivato. Dibba, che è un privato cittadino, può fare quello che vuole. Incontrare i gilet gialli, la Le Pen e Brigitte Bardot, reclamare indietro la Gioconda e persino dare degli zozzoni ai cugini d’oltralpe perché non usano il bidet.
Ma Luigi di Maio no.
Lui è vicepresidente del Consiglio. È un Ministro del Governo in carica. Lui rappresenta la Repubblica italiana. Lui non può fare “Giggino il politico” in cerca di sponde per il Movimento 5 Stelle in vista delle elezioni europee. Specie incontrando tra pacche e sorrisi gli esponenti di un movimento di protesta che ha causato violenti scontri di piazza con una decina di morti e migliaia di feriti.
Che Di Maio e i suoi non fossero degli statisti lo avevamo già intuito, ma stanno dimostrando di non conoscere il più elementare abc istituzionale.
Non importa poi se nella lettera inviata a “Le Monde” per giustificarsi ha fatto ridere il mondo parlando della Francia come di “una democrazia millenaria”. Se partiamo dalla Rivoluzione Francese sono passati solo 240 anni. Se andiamo indietro di un migliaio di anni, si era appena insediata la dinastia dei Capetingi, che avrebbe regnato per i secoli successivi. Non proprio una democrazia...
Ma questa è solo crassa ignoranza, generatrice di ripetute gaffes, come ritenere il corpo umano fatto d’acqua al 90% o chiamare Ping il presidente cinese. Forse Giggino a scuola si distraeva giocando con il compagno di banco. Che pare fosse un certo Tony Nelli...
Invece non capire che essere uomo di governo richiede obblighi diversi dal semplice uomo di partito, appartiene al più totale analfabetismo istituzionale. Urge un corso di recupero in educazione civica. Oppure basterà aspettare la bocciatura. Quella degli elettori. Dal dimezzamento dei voti in Abruzzo dopo solo un anno, non dovremo neppure aspettare tanto.
Dichiariamo subito di non avere nessuna simpatia particolare per Macron, espressione dell’élite finanziaria, molto distante dal sentire popolare e protagonista di un declino di popolarità che lo accomuna a Renzi. La differenza tra i due è che il parigino da ragazzo scriveva poesie in latino, mentre il fiorentino girava la ruota della fortuna da Mike...
Ma il risentimento francese è motivato. Dibba, che è un privato cittadino, può fare quello che vuole. Incontrare i gilet gialli, la Le Pen e Brigitte Bardot, reclamare indietro la Gioconda e persino dare degli zozzoni ai cugini d’oltralpe perché non usano il bidet.
Ma Luigi di Maio no.
Lui è vicepresidente del Consiglio. È un Ministro del Governo in carica. Lui rappresenta la Repubblica italiana. Lui non può fare “Giggino il politico” in cerca di sponde per il Movimento 5 Stelle in vista delle elezioni europee. Specie incontrando tra pacche e sorrisi gli esponenti di un movimento di protesta che ha causato violenti scontri di piazza con una decina di morti e migliaia di feriti.
Che Di Maio e i suoi non fossero degli statisti lo avevamo già intuito, ma stanno dimostrando di non conoscere il più elementare abc istituzionale.
Non importa poi se nella lettera inviata a “Le Monde” per giustificarsi ha fatto ridere il mondo parlando della Francia come di “una democrazia millenaria”. Se partiamo dalla Rivoluzione Francese sono passati solo 240 anni. Se andiamo indietro di un migliaio di anni, si era appena insediata la dinastia dei Capetingi, che avrebbe regnato per i secoli successivi. Non proprio una democrazia...
Ma questa è solo crassa ignoranza, generatrice di ripetute gaffes, come ritenere il corpo umano fatto d’acqua al 90% o chiamare Ping il presidente cinese. Forse Giggino a scuola si distraeva giocando con il compagno di banco. Che pare fosse un certo Tony Nelli...
Invece non capire che essere uomo di governo richiede obblighi diversi dal semplice uomo di partito, appartiene al più totale analfabetismo istituzionale. Urge un corso di recupero in educazione civica. Oppure basterà aspettare la bocciatura. Quella degli elettori. Dal dimezzamento dei voti in Abruzzo dopo solo un anno, non dovremo neppure aspettare tanto.
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