Trump resiste agli “arcobaleno”



Giuseppe Mila    14 Novembre 2018       4

Qualche riflessione sulle ultime elezioni negli Stati Uniti. Innanzitutto partiamo dal risultato, il quale come minimo è un pareggio visto che al Senato i repubblicani incrementano il vantaggio sui democratici.

Non dimentichiamo che le elezioni a metà mandato sono sempre penalizzanti per chi è al potere in quel momento. Obama quando era Presidente perse entrambe le Camere.

Possiamo quindi ritenere che Trump abbia superato con successo la prova. Detto ciò vorrei citare ciò che ha detto Romano Prodi alla “Stampa” (giovedì 8 novembre) per spiegare perché il Presidente americano incontri così tanti detrattori: “ Trump è andato contro gli interessi di multinazionali che hanno un potere economico enorme”. Ora, ognuno potrà pensare quel che vuole di Prodi, ma non che sia un sovranista, populista o affascinato dalla destra.

Vorrei anche citare ciò che ha scritto Giulio Meotti, brillante giornalista del Foglio ed esperto di politica estera: <<Oggi i media mainstream, non potendo cantare vittoria su Trump che ha conservato il Senato a differenza di Obama, gongolano per l'elezione al Congresso degli Stati Uniti della “prima donna somala”, della “prima donna musulmana”, della “più giovane donna”, della “prima lesbica nativa” e così via. È anche questa la grandezza dell'America. Ma strani questi progressisti, parlano sempre di “inclusione” ma dividono l'umanità per razze sesso età ecc. come se fosse un supermercato. (…) Io continuo a pensare che se l'America è quello che è, se è diversa dall'Europa bollita, è anche grazie al fatto che ci sono in giro ancora un po' di quei vecchi bianchi tutto casa, lavoro, canestro in giardino, barbecue, chiesa, bandiera e che detestano che gli si sputi in testa dicendo che piove. È il motivo per cui Trump ha vinto due anni fa e (se l’economia continua ad andare da paura) rivincerà nel 2020. Ma vallo a spiegare ai media”.

Sono due pareri non da poco che impongono una riflessione semplice ma molto inquietante.

Da una decina d’anni almeno, da più fonti, politici liberali e progressisti, Chiesa, potentati economici viene proposta una visione del mondo che a tutti i costi deve essere completamente globalizzata e inclusiva per tutti. Si plaude esageratamente a ogni personaggio politico, diciamo così “arcobaleno”, personaggi che rappresentano comunque una frangia estrema o settori minoritari. Non si plaude a chi ha fatto un regolare corso di studi e ha successo nella professione.

Bene ditemi voi, il mondo è migliore dopo un decennio di queste aperture? Il Sud del mondo è migliorato o sta peggio ed è più sfruttato di prima? E il vecchio mondo è andato incontro a un nuovo corso illuminato e al benessere economico oppure è sprofondato nella crisi economica?

Io credo che il famoso detto gattopardesco “cambiare tutto per non cambiare nulla”, in cui noi italiani siamo maestri, sia stato applicato scientificamente da chi detiene davvero il potere e non lo vuole perdere. Inneggiare a spron battuto sempre su personaggi “arcobaleno” e dire che si debbono aprire le porte agli altri sono una vera e proprio arma di distrazione di massa, che purtroppo ha ottenuto grandi successi e fatto molti danni.

Però da sempre quel che succede oggi in America, tra qualche anno succederà in Italia, quindi non ci resta che attendere, chi con speranza e chi con timore


4 Commenti

  1. Strano accostamento fra un autorevole ex Presidente del Consiglio che dice una cosa sensata, ed un giornalista brillante provocatore e razzista che dice una cosa insensata. Le due cose non stanno insieme e confermano nella frase finale sull’aprire le porte agli altri che l’autore fa parte dell’Italia che ha paura e che auspica un Trump italiano al comando.

  2. Giuseppe Mila coglie nel segno quando oppone Trump a una visione del mondo globalizzata. Il tycoon newyorkese interpreta la visione di quella parte della classe dirigente americana che ha capito due cose:
    1) I primi a non aver retto la globalizzazione sono gli Stati Uniti, sul piano sociale e su quello economico-strategico. Ragion per cui il ruolo mondiale degli Usa si salva solo con la de-globalizzazione, la re-industrializzazione degli States, il protezionismo, la sostituzione degli accordi bilaterali fra stati al ruolo degli organismi internazionali, ormai prostrati al servizio dell’élite dei miliardari, dello 0,01% della popolazione mondiale super-ricca.
    2) Il primato dell’America sul mondo non si conserva con nuove guerre, ma con una riaffermazione forte dell’interesse nazionale a stelle e strisce. La strategia unilateralista del Partito Democratico invece si fonda sulla guerra. In perfetta continuità con i due Bush, Obama ha esteso il conflitto nel mondo arabo, con le famigerate primavere arabe, le guerre di Libia e Siria, e nel contempo ha sciolto le catene dell’orso tedesco, consentendogli il dominio economico sull’intera Europa (e infatti il Regno Unito se n’è andato via dall’Ue tedesca), esigendo in cambio che la Germania fosse allineata nel progetto di contenimento di Russia e Cina. Se Trump avesse perso le elezioni del 2016, saremmo già ai ferri cortissimi con la Russia. Ma il progetto è solo rimandato a dopo il 2020, o il 2024. Quei settori di establishment “realisti” che sostengono Trump, considerano una follia la guerra (inevitabilmente nucleare, e con teatro principale l’Europa) contro la Russia, quelli che invece dicono di volere un mondo senza muri, senza confini (in cui evidentemente comanda una unica cupola globale del potere economico e finanziario contro i popoli e la democrazia) sono quelli che non escludono, anzi pianificano, una tale orrenda possibilità.

  3. Norberto: lettura superficiale e preconcetta. Avrei potuto citare tutti i versetti della Bibbia e il tuo commento sarebbe stato uguale. MI PREOCCUPA E MOLTO INVECE, l’epiteto razzista ad un giornalista israeliano (Giulio Meotti) che cerca solo di difendere le ragioni del suo Paese (che a differenza nostra sono vitali per l’esistenza stessa di Israele). Complimenti, quanto vero razzismo c’è ancora oggi in Italia e che di giorno in giorno si intensifica verso gli ebrei.

  4. Mi limito ad un solo aspetto, tralasciando le questioni economiche e dei rapporti commerciali e diplomatici fra Stati. Credo che un popolare democratico e solidale non possa condividere, inneggiare a, o anche solo ritenere positive le scelte di uno dei nuovi “barbari” della politica mondiale (a prescindere dalle colpe o responsabilità di altri e degli avversari) e cioè Trump. Quando, sia negli Usa o in Italia/Europa o in Turchia o in Egitto o da altre parti, si alzano muri, si respingono migranti, si hanno comportamenti fasciovirili, si rovinano rapporti internazionali, si gioca a far saltare il percorso di Unità dell’Europa, tutto ciò non lo possiamo accettare, lo dobbiamo respingere, non possiamo neanche per interessi nostri diventare complici silenziosi. I popolari (pur con discussioni e non all’unanimità) compirono un errore clamoroso già nel ’22 entrando nel governo Mussolini pensando di tenere a freno gli aspetti meno nobili; e sappiamo come finì e a quali costi. Oggi non possiamo reggere la coda ai nuovi fascisti (statunitensi o europei). Punto. Poi facciamo tutte le battaglie per cambiare le normative e i trattati dell’Unione, impegniamoci per affermare nuovi paradigmi economici e politici, ma collocandoci in un campo avverso a chi è sovranista, nazionalista, autarchico. A meno che non sia nel posto sbagliato, nell’associazione sbagliata rispetto ai miei ideali e al mio credo politico! Ma allora me lo si dica e tolgo il disturbo; leggo troppe posizioni contrarie a quella che deve essere l’accoglienza cristiana e civile, la quale va regolata, organizzata, ecc. ma mai accodandosi alle posizioni di Salvini, Orban, Trump, e compagnia briscola.

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