Un editoriale di Galli della Loggia sul “Corriere” di ieri affronta il rapporto tra la democrazia e il potere economico, tra la politica e l’economia. Lo stravolgimento avvenuto negli ultimi decenni a favore di quest’ultima, è la ragione prima del successo dell’ondata populista che sta attraversando l’Occidente.
Riportiamo qui un significativo passaggio dell’articolo: “Il risultato è che oggi, soprattutto in conseguenza della globalizzazione, la politica ha perduto quasi interamente la sua antica sovranità monetaria — un attributo, lo ricordo, che insieme al monopolio legale dell’uso della forza ha da sempre connotato la statualità — a favore di un ristretto conglomerato di istituzioni bancario-finanziarie in larga parte deterritorializzate. Così come sono sempre più in larga parte deterritorializzate anche le grandi imprese multinazionali operanti nei vari Stati ma in grado di sottrarsi in notevolissima misura agli obblighi della fiscalità e addirittura di mettere in competizione gli Stati tra di loro per chi riesce a incamerare i loro (in genere assai ridotti) esborsi tributari. Tutto ciò mentre a livello planetario i paradisi fiscali si moltiplicano, sicché quote altissime di ricchezza privata si sottraggono a ogni dovere di solidarietà, e di fatto il carico tributario finisce sempre più per pesare sulle classi medie e lavoratrici”.
Per leggere l’intero articolo sul sito del “Corriere della sera” cliccate qui.
Riportiamo qui un significativo passaggio dell’articolo: “Il risultato è che oggi, soprattutto in conseguenza della globalizzazione, la politica ha perduto quasi interamente la sua antica sovranità monetaria — un attributo, lo ricordo, che insieme al monopolio legale dell’uso della forza ha da sempre connotato la statualità — a favore di un ristretto conglomerato di istituzioni bancario-finanziarie in larga parte deterritorializzate. Così come sono sempre più in larga parte deterritorializzate anche le grandi imprese multinazionali operanti nei vari Stati ma in grado di sottrarsi in notevolissima misura agli obblighi della fiscalità e addirittura di mettere in competizione gli Stati tra di loro per chi riesce a incamerare i loro (in genere assai ridotti) esborsi tributari. Tutto ciò mentre a livello planetario i paradisi fiscali si moltiplicano, sicché quote altissime di ricchezza privata si sottraggono a ogni dovere di solidarietà, e di fatto il carico tributario finisce sempre più per pesare sulle classi medie e lavoratrici”.
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