Riguardo agli sbarchi di migranti in Italia, riprendiamo dal sito www.linkiesta.it un articolo che si basa sui dati forniti dal Ministero dell’Interno: nei primi sei mesi del 2018, i migranti sbarcati sulle coste italiane sono stati 16.935, con una riduzione di oltre l’80 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. E nelle ricollocazioni di chi sbarca in Italia, la Germania ne ha accolti un terzo, mentre nessun migrante è stato ricollocato nel blocco di Visegrad, alleato di Salvini.
I dati appena pubblicati dal Viminale sugli sbarchi in Italia parlano chiaro. E smentiscono i toni emergenziali e le politiche dello stesso inquilino del Ministero dell’Interno. Nei primi sei mesi del 2018, da gennaio all’11 luglio, i migranti sbarcati sulle coste italiane sono stati 16.935, di cui 11.535 provenienti dalla Libia. Oltre 68mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, pari a una riduzione di oltre l’80 per cento. Una curva in picchiata, risultato dell’accordo dstretto dall’ex ministro Marco Minniti con la Libia. Tant’è che se teniamo conto dei soli arrivi da Tripoli, il calo attestato è dell’85,5 per cento.
E proprio in forza dell’accordo, nel corso dei mesi qualche variazione nel numero degli sbarchi si può notare. Dopo le elezioni politiche italiane, con la fine del governo Gentiloni, che si era impegnato in Libia con al-Sarraj e Haftar, le partenze in parte sono riprese. Passando dai circa mille arrivi di marzo agli oltre 3mila di aprile e ai quasi 4mila di maggio. Probabilmente, davanti al pericolo che il nuovo governo, allora in via di formazione, non volesse mantenere gli accordi presi con i militari libici, i “rubinetti” erano stati riaperti. Tant’è che il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha subito dichiarato che Minniti aveva fatto un buono lavoro. E poi sia lui sia il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi sono partiti subito per la Libia a tranquillizzare gli animi.
Non solo. I dati del Viminale forniscono anche i numeri delle ricollocazioni dei migranti sbarcati in Italia negli altri Paesi europei, così come prevede un accordo del Consiglio europeo del 2015. Degli oltre 16mila migranti arrivati nel 2018 in Italia, il report del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Viminale rileva che ben 12.725 sono stati ricollocati in altri Paesi europei. E nella distribuzione delle ricollocazioni viene fuori una sorta di mappa degli orientamenti politici sul tema della ricollocazioni e della condivisione delle responsabilità, che sta tenendo banco nei palazzi di Bruxelles, soprattutto in merito alla riforma del regolamento di Dublino.
In testa per l’accoglienza c’è la Germania, dove sono stati ricollocati 5.439 immigrati, seguita da Svezia (1.408) e Paesi Bassi (1.020). I Paesi del gruppo di Visegrad, Ungheria in testa, con cui il ministro dell’Interno Matteo Salvini vorrebbe allearsi in Europa, non hanno accolto invece nessun migrante sbarcato in Italia. Tra gli Stati che finora hanno accolto più migranti, ci sono anche la Svizzera (921), la Norvegia (816) e la Finlandia (779). Fanno di meno la Francia di Macron, con 641 migranti ricollocati, e l’Austria di Kurz, che arriva a soli 45. Persino Malta, attaccata su diversi fronti, ha ricollocato sul suo territorio 65 migranti provenienti dall’Italia.
Guardando all’origine dei migranti sbarcati, la maggior parte (3.071) arriva dalla Tunisia. Il Paese che Salvini, poco dopo aver giurato da ministro, ha definito come “esportatore di galeotti”, generando la prima crisi diplomatica del governo gialloverde.
(Tratto da www.linkiesta.it dell’11 luglio 2018)
I dati appena pubblicati dal Viminale sugli sbarchi in Italia parlano chiaro. E smentiscono i toni emergenziali e le politiche dello stesso inquilino del Ministero dell’Interno. Nei primi sei mesi del 2018, da gennaio all’11 luglio, i migranti sbarcati sulle coste italiane sono stati 16.935, di cui 11.535 provenienti dalla Libia. Oltre 68mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, pari a una riduzione di oltre l’80 per cento. Una curva in picchiata, risultato dell’accordo dstretto dall’ex ministro Marco Minniti con la Libia. Tant’è che se teniamo conto dei soli arrivi da Tripoli, il calo attestato è dell’85,5 per cento.
E proprio in forza dell’accordo, nel corso dei mesi qualche variazione nel numero degli sbarchi si può notare. Dopo le elezioni politiche italiane, con la fine del governo Gentiloni, che si era impegnato in Libia con al-Sarraj e Haftar, le partenze in parte sono riprese. Passando dai circa mille arrivi di marzo agli oltre 3mila di aprile e ai quasi 4mila di maggio. Probabilmente, davanti al pericolo che il nuovo governo, allora in via di formazione, non volesse mantenere gli accordi presi con i militari libici, i “rubinetti” erano stati riaperti. Tant’è che il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha subito dichiarato che Minniti aveva fatto un buono lavoro. E poi sia lui sia il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi sono partiti subito per la Libia a tranquillizzare gli animi.
Non solo. I dati del Viminale forniscono anche i numeri delle ricollocazioni dei migranti sbarcati in Italia negli altri Paesi europei, così come prevede un accordo del Consiglio europeo del 2015. Degli oltre 16mila migranti arrivati nel 2018 in Italia, il report del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Viminale rileva che ben 12.725 sono stati ricollocati in altri Paesi europei. E nella distribuzione delle ricollocazioni viene fuori una sorta di mappa degli orientamenti politici sul tema della ricollocazioni e della condivisione delle responsabilità, che sta tenendo banco nei palazzi di Bruxelles, soprattutto in merito alla riforma del regolamento di Dublino.
In testa per l’accoglienza c’è la Germania, dove sono stati ricollocati 5.439 immigrati, seguita da Svezia (1.408) e Paesi Bassi (1.020). I Paesi del gruppo di Visegrad, Ungheria in testa, con cui il ministro dell’Interno Matteo Salvini vorrebbe allearsi in Europa, non hanno accolto invece nessun migrante sbarcato in Italia. Tra gli Stati che finora hanno accolto più migranti, ci sono anche la Svizzera (921), la Norvegia (816) e la Finlandia (779). Fanno di meno la Francia di Macron, con 641 migranti ricollocati, e l’Austria di Kurz, che arriva a soli 45. Persino Malta, attaccata su diversi fronti, ha ricollocato sul suo territorio 65 migranti provenienti dall’Italia.
Guardando all’origine dei migranti sbarcati, la maggior parte (3.071) arriva dalla Tunisia. Il Paese che Salvini, poco dopo aver giurato da ministro, ha definito come “esportatore di galeotti”, generando la prima crisi diplomatica del governo gialloverde.
(Tratto da www.linkiesta.it dell’11 luglio 2018)
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