
In un recente articolo da me letto, l’autore si meravigliava del fatto che le piazze, soprattutto di giovani, che si erano mobilitate a livello mondiale per Gaza, non si fossero mosse nemmeno di un centimetro a favore dell’Ucraina.
La domanda è legittima, ma denota la visione un po’ manichea che molti commentatori hanno sempre avuto fin dall’inizio del conflitto: si condanna uno degli attori senza minimamente soffermarsi sulle ragioni remote della contesa.
La mia risposta è molto semplice: suggerirei a quei commentatori di ascoltare attentamente le riflessioni sulla genesi del conflitto fatte da Jeffrey Sachs. Il mondo non si è mobilitato per l’Ucraina perché ha capito che, a ben vedere, quella russa è stata una reazione alla continua espansione della NATO ad Est (stranamente, o forse no, ad Est dell’attuale Russia tutte le Repubbliche ex sovietiche, ad eccezione dell’Ucraina, sono in ottimi rapporti con l’antico egemone), il colpo di stato orchestrato, e pagato per sua stessa ammissione, da Victoria Nuland – la Sottosegretaria del Dipartimento di Stato USA che seguiva l’Ucraina – il successivo attacco alle popolazioni russofone dal 2014 al 2022 con 14.000 morti e vessazioni di ogni tipo, le sempre più frequenti e minacciose esercitazioni NATO ai confini russi, sono tutte situazioni che possono giustificare una reazione che agli occhi dei russi significa legittima difesa. La Russia si è sentita minacciata, quindi in qualche modo aggredita, e ha reagito. Molti tentativi erano stati fatti per tentare di scongiurare la crisi, ma purtroppo il governo ucraino ha sempre deciso di seguire i vari pifferai occidentali, e questa è stata la sua grande colpa. Questa la visione di Sachs, che io condivido appieno.
Anche in caso di una improbabile vittoria, il prezzo pagato finora è già una pesante sconfitta. Gli ucraini non credono più alla guerra ad oltranza. Soprattutto i più giovani che fuggono dalla coscrizione in tutti i modi possibili e immaginabili, fino ad uccidere i reclutatori. E poi è accaduto quello che avevo previsto, anche perché la propaganda non può nascondere tutto: figure di spicco corrotte e i sanitari d’oro a casa del socio di Zelensky. Sono la pietra tombale su un regime che potrebbe andare incontro ad una fine violenta.
Ecco, allora, che le popolazioni di più della metà del Pianeta, a cominciare da Cina, India, Brasile, Arabia Saudita, ma anche negli Stati Uniti e in Europa, e via discorrendo, ha preso una posizione ben precisa, stranamente non tenendo conto delle posizioni dei suddetti commentatori.
Queste semplici considerazioni, appunto fuor di propaganda, le hanno fatte tutti coloro che, pur dispiacendosi del conflitto, non hanno ritenuto che ci fossero le condizioni per manifestare per una nazione, sì eroica, ma purtroppo con una classe dirigente venduta, e oggi sappiamo anche corrotta. Classe dirigente che il popolo ucraino non si merita. Se poi vogliamo ricordare il detto Vox populi, vox Dei, ecco che possiamo dare una valenza superiore alla mancata sollevazione delle piazze. Ricordiamo che un sondaggio in Italia appurava che l’80 % della popolazione è favorevole a trattative serrate che pongano fine immediata al conflitto, con buona pace dei vertici europei ancora fermi sull’obiettivo della “vittoria finale”, da raggiungere, però, sulla pelle degli ucraini.
Un recente sondaggio Gallup registrava che anche il 70% del popolo ucraino è favorevole ad avviare subito trattative per una soluzione diplomatica. Purtroppo, nessuno di quanti giustamente esaltano i valori della democrazia chiede a gran voce elezioni subito in Ucraina ben sapendo che ci sarebbe un sovvertimento della situazione che andrebbe a scapito certamente di tanti corrotti, ma a favore di tante vite salvate.
Sulla sollevazione delle piazze mondiali a favore dei palestinesi, penso che la motivazione possa ritrovarsi nel detto napoletano: “Accà nisciun’ è fess’”, e mi spiego: dubbi sono presenti anche in Israele sul fatto che il confine più sicuro del mondo fosse totalmente sguarnito, che l’esercito fosse arrivato con ore di ritardo, che la defaillance del servizio segreto più formidabile del mondo sia stata totale. È quindi lecito supporre – come fanno in tanti, appunto, anche in Israele – che il tragico assalto potesse essere considerato una buona motivazione per le ritorsioni successive, tese a liberare Gaza dai suoi abitanti.
Se si assiste giornalmente al massacro incontrollato di civili, genocidio o meno che sia, ecco scattare un meccanismo di solidarietà: fare fuoco su ambulanze, ospedali, bambini, et cetera, non può lasciare indifferenti. Trump aveva affermato che la rabbia verso Israele stava montando a livello mondiale in maniera quasi incontrollabile, da cui il suo piano, in realtà più un diktat, concordato con Turchia e Paesi arabi, e con il probabile avvallo di Cina e Russia.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
La domanda è legittima, ma denota la visione un po’ manichea che molti commentatori hanno sempre avuto fin dall’inizio del conflitto: si condanna uno degli attori senza minimamente soffermarsi sulle ragioni remote della contesa.
La mia risposta è molto semplice: suggerirei a quei commentatori di ascoltare attentamente le riflessioni sulla genesi del conflitto fatte da Jeffrey Sachs. Il mondo non si è mobilitato per l’Ucraina perché ha capito che, a ben vedere, quella russa è stata una reazione alla continua espansione della NATO ad Est (stranamente, o forse no, ad Est dell’attuale Russia tutte le Repubbliche ex sovietiche, ad eccezione dell’Ucraina, sono in ottimi rapporti con l’antico egemone), il colpo di stato orchestrato, e pagato per sua stessa ammissione, da Victoria Nuland – la Sottosegretaria del Dipartimento di Stato USA che seguiva l’Ucraina – il successivo attacco alle popolazioni russofone dal 2014 al 2022 con 14.000 morti e vessazioni di ogni tipo, le sempre più frequenti e minacciose esercitazioni NATO ai confini russi, sono tutte situazioni che possono giustificare una reazione che agli occhi dei russi significa legittima difesa. La Russia si è sentita minacciata, quindi in qualche modo aggredita, e ha reagito. Molti tentativi erano stati fatti per tentare di scongiurare la crisi, ma purtroppo il governo ucraino ha sempre deciso di seguire i vari pifferai occidentali, e questa è stata la sua grande colpa. Questa la visione di Sachs, che io condivido appieno.
Anche in caso di una improbabile vittoria, il prezzo pagato finora è già una pesante sconfitta. Gli ucraini non credono più alla guerra ad oltranza. Soprattutto i più giovani che fuggono dalla coscrizione in tutti i modi possibili e immaginabili, fino ad uccidere i reclutatori. E poi è accaduto quello che avevo previsto, anche perché la propaganda non può nascondere tutto: figure di spicco corrotte e i sanitari d’oro a casa del socio di Zelensky. Sono la pietra tombale su un regime che potrebbe andare incontro ad una fine violenta.
Ecco, allora, che le popolazioni di più della metà del Pianeta, a cominciare da Cina, India, Brasile, Arabia Saudita, ma anche negli Stati Uniti e in Europa, e via discorrendo, ha preso una posizione ben precisa, stranamente non tenendo conto delle posizioni dei suddetti commentatori.
Queste semplici considerazioni, appunto fuor di propaganda, le hanno fatte tutti coloro che, pur dispiacendosi del conflitto, non hanno ritenuto che ci fossero le condizioni per manifestare per una nazione, sì eroica, ma purtroppo con una classe dirigente venduta, e oggi sappiamo anche corrotta. Classe dirigente che il popolo ucraino non si merita. Se poi vogliamo ricordare il detto Vox populi, vox Dei, ecco che possiamo dare una valenza superiore alla mancata sollevazione delle piazze. Ricordiamo che un sondaggio in Italia appurava che l’80 % della popolazione è favorevole a trattative serrate che pongano fine immediata al conflitto, con buona pace dei vertici europei ancora fermi sull’obiettivo della “vittoria finale”, da raggiungere, però, sulla pelle degli ucraini.
Un recente sondaggio Gallup registrava che anche il 70% del popolo ucraino è favorevole ad avviare subito trattative per una soluzione diplomatica. Purtroppo, nessuno di quanti giustamente esaltano i valori della democrazia chiede a gran voce elezioni subito in Ucraina ben sapendo che ci sarebbe un sovvertimento della situazione che andrebbe a scapito certamente di tanti corrotti, ma a favore di tante vite salvate.
Sulla sollevazione delle piazze mondiali a favore dei palestinesi, penso che la motivazione possa ritrovarsi nel detto napoletano: “Accà nisciun’ è fess’”, e mi spiego: dubbi sono presenti anche in Israele sul fatto che il confine più sicuro del mondo fosse totalmente sguarnito, che l’esercito fosse arrivato con ore di ritardo, che la defaillance del servizio segreto più formidabile del mondo sia stata totale. È quindi lecito supporre – come fanno in tanti, appunto, anche in Israele – che il tragico assalto potesse essere considerato una buona motivazione per le ritorsioni successive, tese a liberare Gaza dai suoi abitanti.
Se si assiste giornalmente al massacro incontrollato di civili, genocidio o meno che sia, ecco scattare un meccanismo di solidarietà: fare fuoco su ambulanze, ospedali, bambini, et cetera, non può lasciare indifferenti. Trump aveva affermato che la rabbia verso Israele stava montando a livello mondiale in maniera quasi incontrollabile, da cui il suo piano, in realtà più un diktat, concordato con Turchia e Paesi arabi, e con il probabile avvallo di Cina e Russia.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
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