Appendino penalizza bambini e disabili



Monica Canalis    28 Marzo 2017       0

In questi giorni la Giunta Appendino sta varando il bilancio di previsione 2017.
Il taglio più consistente è quello del 25% sulle scuole dell'infanzia paritarie (cattoliche ed ebraica).
Per capire l'impatto drastico di questa decisione, bisogna sapere che le scuole dell'infanzia paritarie a Torino sono tantissime, ben 55, e servono 5.000 bambini, cattolici e non.
Negli anni, la città di Torino non ha saputo dotarsi di un numero sufficiente di scuole dell'infanzia statali e quindi oggi il sistema d'istruzione per questa fascia d'età poggia, più che in altre città, sulle scuole pubbliche comunali e sulle scuole private paritarie.
Le private paritarie svolgono un servizio che è pubblico, al pari delle altre, e soprattutto colmano un deficit dell'offerta pubblica. Un deficit non da poco, se stiamo parlando di 55 scuole e 5.000 bambini.
Nel suo bilancio, la Giunta ha deciso di investire su manutenzione di staccionate e aiuole più che sull'istruzione dei bambini, sebbene Torino sia una città demograficamente vecchia, che avrebbe bisogno di politiche children friendly e family friendly. Esattamente il contrario di ciò che sta facendo Appendino.
Nelle prossime settimane da consigliere comunale sarò impegnata in una durissima battaglia contro questa scellerata decisione. E lo voglio dire in modo chiaro: questa non è una battaglia dei cattolici, ma una battaglia per i bambini di Torino, che da settembre potrebbero non trovare posto nelle scuole dell'infanzia. È una battaglia per le loro mamme che, in assenza di scuole, potrebbero dover rinunciare al proprio lavoro per stare a casa. È una battaglia per promuovere una città amica dei bambini.
Ma segnalo un'altra grave decisione della Giunta pentastellata: lunedì 20 marzo la Giunta Appendino ha cantato il de profundis su un bel pezzo di politiche attive del lavoro per le persone svantaggiate.
Faccio riferimento all'applicazione del Regolamento 307 nel settore museale.
Pensato per l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili, questo regolamento ha origine all'inizio degli Anni '80 con l'obiettivo di sostenere le politiche attive del lavoro attraverso gli appalti di servizio pubblici, nel settore delle pulizie e sorveglianza di scuole, musei e mercati, nel settore verde pubblico, biblioteche, raccolta carta, manutenzioni circoscrizionali ecc. Per farci un'idea dei numeri, nel 2016 questo strumento ha consentito di impiegare nella città di Torino 579 lavoratori svantaggiati.
Purtroppo dopo tanti anni Appendino vuole mandare in soffitta quest'esperienza di successo, che oggi consente di impiegare nei soli musei torinesi più di 40 persone appartenenti alle categorie svantaggiate. È molto grave che la straordinaria esperienza di inserimento dei lavoratori svantaggiati attraverso il Regolamento 307 sia ritenuto un mero “elemento di rigidità ed inefficienza”, come ha dichiarato l'assessore alla cultura Leon.
Le persone svantaggiate non sempre rispondono a canoni di massima efficienza, ma un assessore, seppur con delega alla cultura, dovrebbe tener presenti anche gli altri obiettivi di un'amministrazione, come la lotta alla disuguaglianza e le politiche attive del lavoro.
Da alcuni mesi ci chiedevamo se questi signori intendessero sostenere i lavoratori svantaggiati attraverso la spesa pubblica per appalti di servizio.
La risposta purtroppo è NO.


Il primo dei commenti

Lascia un commento

La Tua email non sarà pubblicata.


*