Quando la faccia del Papa dice tutto



Giancarlo Infante    7 Settembre 2025       0

La faccia del mite Leone XIV ha detto tutto in occasione del suo incontro con il Presidente israeliano Herzog. Un incontro difficile pure per il deliberato attacco contro la parrocchia cattolica di Gaza di qualche tempo fa.

Israele sperava di trovare nel nuovo Pontefice, e per dirla alla morotea, quella “comprensione” che non aveva ricevuto da papa Francesco, impegnato quotidianamente a ricordare le sofferenze dei palestinesi. Si era giunti al punto, infatti, che Israele non aveva inviato nessun rappresentante del Governo ai funerali del Papa argentino, né a Roma venne il presidente Herzog che limitatosi a firmare il registro delle condoglianze esposto nella Delegazione apostolica di Gerusalemme

L’incontro – e non solo guardando alla severità espressa dal volto del Pontefice – non ha rappresentato quella svolta che i vertici dello Stato ebraico si aspettavano. Anzi, al di là delle formalità diplomatiche e di protocollo, si può dire che le “parti” sono rimaste sulle proprie posizioni.

E qualcosa non è andato bene anche per come la gli israeliani hanno presentato e poi gestito l’incontro. Già la vigilia era stata infarcita da problemi. In particolare, a seguito della dichiarazione dell’entourage di Herzog che l’incontro sarebbe stato il frutto di un invito da parte del Pontefice. Così, sia pure in modo felpato, è dovuta giungere la precisazione, dal tono di smentita, da parte vaticana che ha chiarito: «È prassi della Santa sede acconsentire alle richieste di udienza rivolte al Pontefice da parte di capi di Stato e di governo, non è prassi rivolgere loro inviti».

C’era stato un qualcosa di più con la presentazione delle finalità dell’incontro da parte israeliana – poi confermate da Herzog con la dichiarazione rilasciata alla fine dell’incontro in Vaticano – che ruotavano sostanzialmente attorno alla richiesta della liberazione degli ostaggi “tenuti in crudele prigionia dagli assassini di Hamas” e all’espressione di impegno da parte dello Stato ebraico “di garantire la libertà religiosa a tutti i credenti e determinato a continuare a lavorare per la pace, la tranquillità e la stabilità in tutta la regione”. Tutto il “resto” ignorato completamente.

Un “resto” che soprattutto riguarda la fine di uno sterminio di inermi che sta facendo inorridire il mondo intero ogni giorno di più e la determinazione con cui l’attuale Governo israeliano sta facendo di tutto per impedire il pieno riconoscimento dei palestinesi come entità statale e, persino, come popolo.

E così, la Sala stampa vaticana ha diffuso il punto di vista di Leone XIV che quel “resto” ha, invece, ricordato in un comunicato con il quale si rende noto come nel corso del colloquio fosse “stata affrontata la situazione politica e sociale del Medio Oriente, dove persistono numerosi conflitti, con particolare attenzione alla tragica situazione a Gaza. Si è auspicata una pronta ripresa dei negoziati affinché, con disponibilità e decisioni coraggiose, nonché con il sostegno della comunità internazionale, si possa ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi, raggiungere con urgenza un cessate-il-fuoco permanente, facilitare l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari nelle zone più colpite e garantire il pieno rispetto del diritto umanitario, come pure le legittime aspirazioni dei due popoli. Si è parlato di come garantire un futuro al popolo palestinese e della pace e stabilità della Regione, ribadendo da parte della Santa Sede la soluzione dei due Stati, come unica via d’uscita dalla guerra in corso. Non è mancato un riferimento a quanto accade in Cisgiordania e all’importante questione della Città di Gerusalemme.

Nel prosieguo dei colloqui, si è convenuto sul valore storico dei rapporti tra la Santa Sede e Israele e sono state affrontate anche alcune questioni riguardanti i rapporti tra le Autorità statali e la Chiesa locale, con particolare attenzione all’importanza delle comunità cristiane e al loro impegno in loco e in tutto il Medio Oriente, a favore dello sviluppo umano e sociale, specialmente nei settori dell’istruzione, della promozione della coesione sociale e della stabilità della regione”.

Un controcanto che la dice tutta sulla distanza tra il Vaticano e Israele che permane, e fatta trasparire dal volto di Papa Leone XIV. Ovviamente, in attesa che fatti concreti emergano realmente, come la fine dell’attacco a Gaza e il ristabilimento di un minimo di pace e di un minimo del Diritto internazionale anche in Cisgiordania.


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