Una Palestina indipendente da Israele e da Hamas



Aldo Novellini    1 Agosto 2025       0

La ferocia della destra israeliana, nel distruggere Gaza ed annientare la popolazione palestinese è solo pari, alla follia di Hamas che ha innescato questa tragedia il 7 ottobre 2023. Criminale il premier di Israele, Benjamin Netanyahu, criminali i capi di Hamas, da Yahya Sinwar ad Ismail Haniyeh, che hanno pagato con la vita il loro fanatismo.

In mezzo c'è purtroppo il popolo palestinese alle prese con un incubo senza fine – chiamarlo genocidio o pulizia etnica poco importa – che sta facendo terra bruciata di tutto e questo mentre in Cisgiordania i coloni attaccano i villaggi palestinesi senza che l'esercito israeliano intervenga a fermarli.

Un drammatico contesto dal quale non si vede via di uscita. Unica speranza è giungere al più presto ad una tregua per consentire un flusso continuativo di aiuti umanitari ad una popolazione stremata: priva di acqua, di viveri, di medicinali. In pratica un lager a cielo aperto, di sinistra memoria, questo è oggi la Striscia con Hamas e destra israeliana responsabili in solido di questo tragedia epocale.

Occorre che da parte internazionale si faccia la massima pressione su entrambe le parti affinché siano deposte le armi, siano rilasciati gli ostaggi e finirla con l'equivoco di far passare per autodifesa israeliana quella che a tutti gli effetti è un massacro pianificato.

Impossibile, in queste condizioni, immaginare il dopo. Eppure una volta cessato il fuoco, bisognerà pensare ad una prospettiva diversa, individuando una road map per giungere ad un inizio di normalità nella regione. Due ostacoli si frappongono però sul cammino della distensione.

Innanzitutto Israele, o meglio il suo attuale governo. Oggi il Paese è guidato da una banda di estremisti cui poco o nulla, importa degli ostaggi ma che vuole solo eliminare quanti più palestinesi possibile. Non si tratta neppure più - tanto risulta sproporzionata - della comprensibile reazione al pogrom del 7 ottobre, quanto piuttosto di un desiderio di vendetta con l'intenzione di espellere i palestinesi da Gaza e magari pure della Cisgiordania. Per chiudere questa politica nefasta, che sta facendo male ad Israele stesso, sempre più isolato e detestato, servono quanto prima nuove elezioni per dar vita ad una coalizione non più sotto il ricatto dell'estrema destra religiosa e non più guidata da Netanyahu.

Un cambio di leadership è però altrettanto indispensabile a Gaza, perché una banda di terroristi come Hamas non può più rappresentare il popolo palestinese. Il problema è che se per Israele un nuovo governo può nascere dopo una prova elettorale, per i palestinesi le cose sono assai più complicate perché a Gaza è difficile sottrarsi al pugno di ferro di Hamas.

Da questo impasse si può uscire soltanto con il coinvolgimento dell'Autorità nazionale palestinese che governa la Cisgiordania. Solo l'Anp va assunta come interlocutore. E per rafforzarla agli occhi della sua stessa popolazione va proclamato lo Stato palestinese, riconosciuto pienamente a livello internazionale e in primis dall'Unione europea. Palestina per ora circoscritta alla sola Cisgiordania, così da mettere in chiaro che nel nuovo Stato non c'è spazio per Gaza sin tanto che sarà dominata da Hamas.

Del resto rispetto all'anno scorso tutto è cambiato. Se in quel momento la proclamazione di una Palestina indipendente poteva esser scambiata per un indebito compenso ai terroristi del 7 ottobre, oggi - dopo mesi di feroce rappresaglia israeliana, del tutto sproporzionata e del tutto priva di qualsiasi barlume di umanità - solo l'approdo ad uno Stato palestinese internazionalmente riconosciuto può fornire un senso alla tragedia che sta vivendo questo popolo.

La Francia giustamente si sta muovendo in tal senso, ma è l'Europa tutta intera a dover essere capofila di questa storica decisione, smettendo di asservirsi agli Stati Uniti. Israele deve essere messo dinanzi al fatto compiuto. Nessuno vuole la sua distruzione, anche perché pur con tanti limiti è la sola democrazia della regione. E' però giunta l'ora di un cambio di rotta. La formula dei “Due Stati”, di cui si parla a vuoto da anni, va applicata sin da subito. E una Palestina indipendente ne è la condizione irrinunciabile.


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