Democristiani e no



    1 Ottobre 2022       0

Delle recenti elezioni, verrà ricordata la strana coppia Di Maio-Tabacci. Proprio lui, Bruno, democristiano di lungo corso, capace di sopravvivere con il suo Centro democratico senza essere fagocitato nel PD, espertissimo abitante della giungla parlamentare, capace prima di salvare dai regolamenti di Camera e Senato l’identità di +Europa e ora di traghettare Giggino e i suoi governisti pentastellati da Grillo alla coalizione di Letta.

Lasciamo stare ogni commento sul capo politico del M5S che dalle battaglie contro il “partito di Bibbiano” si è ritrovato ad essere il candidato PD&friends nel collegio di Napoli-Fuorigrotta, e sulla sua trasformazione da capopopolo affine ai gilet gialli a impettito e allineato ministro degli Esteri. Di tali incoerenze è piena la Seconda Repubblica.

Vorremmo invece sottolineare che ci si può anche imborghesire in sei mesi, ma che democristiani non ci si improvvisa. Intendiamo con “democristiani” non i democratici cristiani, ma quelli di loro più avvezzi a considerare solo il potere per il potere, quelli che sanno mantenersi una poltrona.

Così Tabacci è stato rieletto a Milano e Casini si è confermato a Bologna nel centrosinistra. L’abilità dei “democristiani” si può ammirare anche sul fronte destro, con Lupi e Cesa e Rotondi, consenso complessivo zero virgola, ma capaci di garantirsi l’ennesima rielezione. Di Maio, che con analogo zero virgola è stato trombato, e nella sua Napoli, deve ancora mangiarne di pagnotte per essere a livello di costoro. Chissà se il pur sveglio Giggino avrà un’altra possibilità di misurarsi, dopo tutto è ancora giovane.

Peggio di lui ha fatto un monumento della politica come Emma Bonino, convinta di farcela nel collegio di Roma Centro. La voglia di misurarsi contro il “traditore” Calenda e, forse, un eccesso di presunzione, l’hanno indotta a misurarsi in un collegio uninominale non blindato. Avesse scambiato, lei piemontese, il collegio con il romano Magi, presidente di +Europa eletto a Torino, sarebbe ancora in Parlamento. La Bonino è una politica di lungo corso, ma l’esperienza non è bastata. Dopo tutto, non è mai stata democristiana.


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