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Redazione    12 Settembre 2020       1

In una affollata conferenza stampa, regolata dal rigido protocollo di misure anti Covid, è stato presentato lunedì scorso al Collegio Artigianelli di corso Palestro a Torino il documento con le ragioni del No preparato da alcuni Popolari torinesi e condiviso da esponenti di altre culture politiche, nello spirito di difendere la democrazia rappresentativa stabilita dalla Costituzione.

Oltre a un ampio servizio del TG regionale RAI, alcune testate hanno dato rilievo all'iniziativa, cogliendone la significativa portata. Pubblichiamo qui di seguito i due articoli nelle pagine torinesi di “Stampa” e “Corriere”.



“La Stampa”

Sardine, cattolici e conservatori: sul referendum l’anomala alleanza per il No

di Beppe Minello

Dai cattolici democratici alle Sardine passando per le diverse anime dei radicali, di ex-sindaci come Valentino Castellani, di organizzazioni come il Coordinamento interconfessionale, delle scuole paritarie aderenti alla Fism, di ex della politica come Daniele Cantore approdato in Forza Italia dall’antico Psi, di ex-comunisti come Giorgio Ardito o di Mauro Carmagnola dell’Udc o “piccola Dc” come la chiamano i nostalgici della Balena bianca, fino a padri nobili e maestri del cattolicesimo italiano qual è Guido Bodrato che , a dispetto dei suoi 87 anni, non smette di combattere.

Anche quando già si sa che la battaglia, quella del referendum sul taglio dei parlamentari, è persa. Ma una battaglia non è la guerra. E l'esercito per vincere la guerra al populismo e al sovranismo, l'origine di tutti i mali per i reduci della Prima Repubblica e non solo, si sta formando proprio in questa campagna referendaria. La quale, partita in sordina e con rapporti di forza da far cascare le braccia (il “sì” era dato vincente 90 a 10), è riuscita, stando ai sondaggi, a ridurre il divario a un ipotetico 70% di sì contro un 30% di no.

“Ecco, quel 30 da chi è rappresentato?” è l'interrogativo che galleggiava, ieri, nella Sala delle Idee degli “Artigianelli”, dove Bodrato (assente per ovvi motivi di anzianità), l'immarcescibile Giampiero Leo che idealmente sventola sempre la bandiera della vecchia Dc ed è il portavoce del Coordinamento interconfessionale, l'ex parlamentare Giorgio Merlo impegnato h24 nella complicata impresa di resuscitare un partito che si ritrovi negli ideali democratici e popolari di ispirazione cristiana, il docente e responsabile locale di “Libertà e Giustizia” Francesco Pallante e Alessandro Risso presidente dei Popolari del Piemonte, hanno sottoscritto un documento dall'inequivocabile titolo: “Tre ragioni per votare No”.

Documento, come già detto, che ha raccolto adesioni realmente e pesantemente trasversali. A iniziare da Mattia Angeleri responsabile regionale delle Sardine (di quello torinese, Paolo Ranzani, c'era la firma) alle due anime dei Radicali rappresentate da Chiara Ardito e Patrizia De Grazia. E poi Pier Franco Quaglieni del “Pannunzio” (“il nemico è il Grillismo”), Pier Giuseppe Accornero de “La Voce e il tempo”, Luca Rolandi della Fondazione Donat-Cattin, l'economista Daniele Ciravegna e tanti altri ancora.

A distinguere il variegato movimento del “No” dai molti, analoghi, che si battono per impedire il taglio dei parlamentari o, meglio, difendere la Costituzione, non c'è la critica sulla inconsistenza dei risparmi, 57 milioni. “Non c'è perché c'è tanta gente che fatica ad arrivare alla fine del mese – ha spiegato Alessandro Risso – e noi veniamo da De Gasperi che si faceva imprestare il cappotto per andare negli USA e da Luigi Einaudi che al Quirinale smezzava le pere per non sprecarle”. Dunque bene il risparmio, ma la vittoria del Sì darà una mazzata alla rappresentanza dei territori, significherà la vittoria della “demagogia al potere” e la democrazia rappresentativa sarà minacciata. Leo: “Che non ci sia bisogno di tanta gente per governare lo diceva anche il cattivo Sheev Palpatine, l'imperatore dell'impero galattico, in Star Wars”.

 

“Corriere della Sera”

Sardine, cattolici ed ex Pci: tutti uniti dal No al referendum

di Gabriele Guccione

Dai cattolici alle sardine, dall’ultimo segretario del Pci torinese Giorgio Ardito all’ex ministro democristiano Guido Bodrato, passando per i Radicali e la sinistra del Pd. Tutti uniti — sebbene lontanissimi quando si tratta di altre questioni — da un unico convincimento: dire, anzi votare No al taglio dei parlamentari, quesito su cui gli elettori italiani saranno chiamati a esprimersi nel referendum dei prossimi 20 e 21 settembre. Il fronte dei contrari allo snellimento numerico del Parlamento voluto dal Movimento 5 Stelle, sotto la Mole, è amplissimo. «Non ci sono ragioni per votare Sì, se non quelle del populismo e della demagogia», ha attaccato il portavoce delle sardine torinesi Mattia Angeleri, che ieri mattina ha preso la parola durante l’incontro, agli Artigianelli, per presentare l’appello «Tre ragioni per votare No».

Una chiamata alle armi ampia ed ecumenica, quella fatta oltre che da Bodrato, dall’ex assessore di centrodestra Giampiero Leo e dal già deputato del Pd Giorgio Merlo; e con loro dal costituzionalista Francesco Pallante e da Alessandro Risso. «Non l’ennesimo comitato per il No — ha sottolineato Merlo — ma un appello in cui non ci sono appartenenze partitiche. I firmatari sono convinti che il No al referendum possa dare un segnale di rifiuto della politica urlata bastata sullo scontro e che il numero dei parlamentari sia un falso problema, perché la battaglia vera è quella per restituire autorevolezza al parlamento». Un convincimento condiviso dall’ex sindaco Valentino Castellani, anche lui tra gli strenui sostenitori del No, e così da Pier Franco Quaglieni, fondatore del Centro studi Pannunzio, e dall’ex Pci ora iscritto al Pd, Ardito. «C’è in corso un attacco alla politica in sé, un attacco alla democrazia rappresentativa — ha denunciato l’ex numero uno della federazione comunista di via Chiesa della Salute —. E i mandanti sono le consorterie e i gruppi di interesse che vogliono indebolire le democrazie occidentali per assottigliare i diritti dei lavoratori».

Per cui l’invito è a votare No. «Se si vuole — rimarcano i sostenitori dell’appello — cambiare un parlamento fatto di maggiordomi e tornare a assemblee elettive formate da persone libere e forti del consenso degli eletti». Anche perché, ha sottolineato la «sardina» Angeleri, «non si può chiedere ai cittadini di votare Sì in attesa di eventuali e futuri correttivi di cui nessuno sa nulla: nel momento in cui si tocca la Costituzione, io pretendo di avere sin da subito il quadro completo».

Del resto, quello che arriva dal fronte torinese del No, letto in controluce rispetto alle vicende torinesi e all’appuntamento con le comunali del 2021, suona anche come un avvertimento nei confronti del Pd nel caso in cui dovesse cedere a una alleanza con il M5S. «Questa battaglia — sostiene infatti Giampiero Leo — potrebbe essere l’inizio di una inversione di tendenza, un Sì massiccio confermerebbe la demagogia al potere. Invece noi riteniamo che si possa giocare la carta del riscatto del Paese: la partita è durissima, ma c’è una occasione e non va sprecata».


1 Commento

  1. Sono totalmente d”accordo con le ragioni del No.
    Siamo davvero di fronte ad un attacco alla democrazia rappresentativa, si aggiunga il ddl sulla riforma elettorale che prevede liste bloccate, senza preferenze. Un passo indietro nella Storia e un palese disegno oligarchico.

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