Il manifesto di Torino



Redazione    28 Agosto 2019       0

Lo scorso 11 luglio si sono ritrovati a Torino i rappresentanti di diverse realtà democratiche popolari di ispirazione cristiana per valutare modalità e contenuti di una possibile nuova stagione politica dei “liberi e forti”. Il pomeriggio di lavori avrebbe dovuto chiudersi con l'approvazione di un documento che non è stato possibile definire per il protrarsi del dibattito. Lo proponiamo ora qui come contributo alla necessaria definizione di un manifesto unitario nazionale.

Noi sottoscritti, ci siamo riuniti a Torino per confrontarci sulla possibilità di intraprendere un cammino per creare un movimento nazionale autonomo, fortemente caratterizzato da contenuti programmatici, che possa riunire i democratici popolari di ispirazione cristiana e formazione laica e solidale, e proporsi a tutti coloro che si riconoscono nei valori e nei principi della Costituzione italiana e vogliono mettersi in gioco per superare i problemi endemici del nostro Paese e per restituire alle giovani generazioni una prospettiva di futuro.

Attingendo ad un patrimonio di idee che aiuta a decifrare il presente e indicare vie di intervento, desideriamo offrire uno stile di far politica alternativo all’arroganza, alla violenza verbale, al muscolarismo, al rancore e alla paura: lo stile della mitezza, del dialogo, del rispetto del pluralismo, un modo di far politica basato sulla promozione del bene comune, sulla cultura della mediazione sul rispetto delle regole democratiche e costituzionali, sulla moralità dei comportamenti (pubblici e privati), sulla responsabilità e sulla consapevolezza che la rivendicazione dei diritti richiede l’assunzione di doveri. La sicurezza è importante e va assicurata affrontando con fermezza le mafie (anche quelle importate dall’estero), il traffico di droga, la corruzione, il riciclo di capitali, l'evasione fiscale, la mancanza di lavoro, lo sfruttamento di chi lavora e degli imprenditori seri, l'ignoranza culturale.

Nel contempo, riteniamo di assumere un impegno per ridare motivazioni alla ricostruzione della presenza pubblica in un’ottica rispettosa della persona umana, dei suoi inalienabili diritti, e dei corpi sociali intermedi che ne valorizzano e sostanziano le espressioni essenziali alla vita e allo spirito comunitario, e dei conseguenti atteggiamenti umanitari che stanno alla base delle relazioni fra persone, comunità e nazioni, del diritto internazionale.

Ne derivano alcune attenzioni prioritarie, che richiedono interventi anche urgenti:

- Ridare una prospettiva di futuro al nostro Paese

Il grave fenomeno della denatalità giunto a livelli preoccupanti impone la predisposizione di politiche finalizzate al sostegno della maternità, attraverso misure economiche, sgravi fiscali, servizi per l’assistenza all’infanzia, misure di armonizzazione lavoro/famiglia. Inoltre, la famiglia, riconosciuta quale elemento di stabilità e solidarietà sociale, va favorita sia nel suo costituirsi (mutui per l’alloggio, ricongiungimenti lavorativi, facilitazioni fiscali) che nel prosieguo del percorso di vita in particolare quando è composta da significativo numero di figli minorenni o da anziani o da portatori di inabilità. Occorre un welfare comunitario, puntando sulle migliori energie della società civile, e sostenendo il welfare aziendale con iniziative che utilizzino il privato sociale e i corpi intermedi: le povertà sono in aumento, si manifestano con forme sempre nuove e impreviste, e rendono necessaria un’azione coordinata tra pubblico, Terzo settore, volontariato per rispondere in modo sempre più adeguato ai bisogni delle famiglie.

La prospettiva di futuro ci porta al tema ineludibile dei cambiamenti climatici e della salvaguardia del creato. Dopo anni di allarmi e accordi internazionali non sempre attuati con convinzione e urgenza, bisogna unirsi ai giovani che si sono mobilitati a livello mondiale e ancora una volta ci sollecitano. Non sono più ammessi ritardi o scuse per non perseguire con decisione gli obiettivi prefissati a livello mondiale nell’agenda ONU 2030 dello sviluppo sostenibile. L’Italia e l’Europa intera devono trovare i modi per fuoriuscire dal fossile e passare a fonti energetiche alternative. Devono riconvertire modalità di trasporto e di produzione, senza mettere in crisi attività produttive e occupazionali. E devono essere concretamente sostenute le politiche per la rigenerazione dei luoghi, per la difesa e la valorizzazione del paesaggio, dei siti archeologici, della manutenzione boschiva e delle strade di campagna, dei sistemi di irrigazione, della gestione di raccolta e riciclo dei rifiuti.

Di fronte a rinnovate tensioni nazionalistiche e a pericolosi sbandamenti rispetto ai sentimenti dei Padri fondatori, è importante rilanciare una visione di Europa come Patria comune federale, che armonizzi storie, culture, fedi, etnie. Lo richiede l’interesse anche economico, ma principalmente la necessità di continuare insieme politiche di pace, e superamento di insorgenti nazionalismi e della concorrenza fiscale. Serve impegno e lungimiranza per sostenere il ruolo dell’Europa unita, in uno scenario mondiale reso complesso dal sorgere di nuove potenze economiche e militari. Noi vogliamo lavorare per costituire questa Comunità Europea federale, che riconosca ampie autonomie per i territori regionali e gli Stati nazionali che la compongono, che abbia al più presto – e non fra 40 anni o più, nella vana e rischiosa attesa che tutti i Paesi si conformino a parametri ormai vecchi e economicamente non giustificabili – un Governo federale eletto dai cittadini e non dagli Stati membri, un Parlamento con poteri legislativi, un bilancio, un fisco e un debito pubblico comune. Questa è la costruttiva risposta alla crisi della democrazia rappresentativa, all'aumento delle disuguaglianze sociali e a uno stato di pericolosa conflittualità delle relazioni internazionali. Un’Europa capace di anteporre alla mera stabilità monetaria, la lotta alla disoccupazione e all'impoverimento della classe media, e così in grado di rispondere alle reali necessità delle persone: lavoro, salute, sicurezza sociale, istruzione, sicurezza del territorio e degli edifici, sostenibilità ambientale.

- Ricostruire uno spirito di comunità

Oggi nella nostra Società si vive più sulla difesa dei propri privilegi – grandi o piccoli che siano – e si guarda con paura e timore a tutto ciò che può generare cambiamento. È urgente quindi ricostruire la comunità come sinonimo di vita collettiva e pacifica, rendere le nostre case, i nostri Comuni, i nostri quartieri luoghi di relazioni, di aiuto reciproco, di accoglienza ai più deboli. La solitudine e l’insicurezza si combattono non rinchiudendosi in casa – magari armati – ma passando dalla semplice ricerca di un buon vivere alla dimensione di un “buon convivere”: dove ruolo fondamentale per ricostruire la “coesione sociale” rivestono le municipalità, i corpi intermedi e le associazioni, strumenti di solidarietà e generatori di relazioni e dialogo civile. Il Comune, come indicato nel Titolo V della Costituzione, resta il cardine del nostro sistema di Autonomie locali, regolato dal principio di sussidiarietà. Sono da evitare centralismi statali o regionali indicando chiaramente nel Comune – o nelle Unioni tra Comuni - l’Ente che amministra i servizi di prossimità, e nella Provincia o Città Metropolitana, entrambe da riportare alla elezione diretta da parte dei cittadini, l’ente che amministra l’area vasta.

- Recuperare la dignità del lavoro

Oggi il fenomeno delle robotizzazioni e delle nanotecnologie sconvolge i sistemi di lavoro, gli orari, le competenze richieste. Perciò a partire dall’istruzione di base e passando per la formazione professionale, fino ad una contrattazione innovativa e inclusiva di tutti gli ambiti e le situazioni le più diverse, il tema del lavoro va affrontato con decisione e urgenza, rivalutando le rappresentanze sindacali, fissando una paga minima oraria, e ridistribuendo il lavoro sul maggior numero possibile di persone. Occorre insomma riscoprire la politica salariale per superare il divorzio che si è creato in gran parte del mondo del lavoro tra remunerazione del lavoro e possibilità di mantenere una famiglia, secondo quanto sancisce l’art. 36 della Costituzione: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa».

La crisi economico-finanziaria, che si è abbattuta sull’Occidente, ha messo in evidenza un sistema economico che non risponde più al necessario accordo fra democrazia e capitalismo per un equilibrato sviluppo sociale e civile. I tentativi di terze vie e la stessa economia sociale di mercato risultano molto indeboliti. Bisogna comunque procedere verso un nuovo sistema, in cui possa svilupparsi l’economia civile del Terzo Settore che rafforzi un sistema di “mercato sociale”, con la presenza di elementi etici a cui rispondere. I beni pubblici (dove “pubblico” non va confuso con “statale”) devono essere sorvegliati dal pubblico. Lo Stato, salvo eccezioni, è bene che non sia coinvolto in gestioni economiche, ma deve vigilare con fermezza nei settori strategici.

- Rivalutare democrazia e partecipazione

Se in alcune nazioni si sviluppano le cosiddette “democrature” o le “democrazie illiberali”, noi continuiamo a credere nella democrazia costituzionale, parlamentare e liberaldemocratica; ma soprattutto per ciò che ne è lo spirito e la sostanza più ancora che per la semplice forma. La divisione dei poteri deve essere reale, non solo formale; noi siamo sostenitori della democrazia rappresentativa, in un Parlamento eletto con metodo proporzionale in cui il ruolo del cittadino elettore non sia limitato nella scelta delle persone attraverso le preferenze, a vantaggio di “nominati” spesso senza meriti se non la fedeltà al capo di turno. Restiamo diffidenti verso ogni autoritarismo – anche se abilmente celato sotto ragioni di efficienza, governabilità, rimozione delle caste, nuovismi di vario tipo.

Queste sono le priorità per una presenza pubblica di chi si richiama al servizio del bene comune, ma non dimentichiamo temi altrettanto bisognosi di intervento, quali una giustizia più rapida e certa, la riforma della dirigenza pubblica e la radicale semplificazione delle procedure burocratiche, tutti provvedimenti indispensabili ad un sistema obsoleto e lento nell’attivare le procedure atte alla nascita e attivazione di nuove imprese.

Su tutti questi aspetti intendiamo mettere a disposizione idee, conoscenze, capacità, disponibilità e generosità di impegno per contribuire – insieme a tutti coloro condivideranno obiettivi e metodi – a determinare il necessario, profondo cambiamento.


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