Stampa questo articolo
 
PD, che squallore...
 
di Giorgio Merlo
 

La riflessione di Gianfranco Morgando sulla vicenda Quirinale è completa ed esauriente. Certo, dopo queste giornate, difficili e anche squallide, nulla sarà più come prima. Almeno per quanto riguarda il Partito Democratico.
Sarebbero molti gli elementi su cui riflettere. Avremo modo e tempo di farlo nelle sedi opportune. Per il momento mi limito a richiamare alcuni aspetti, senza approfondirli con la dovuta attenzione. Ma può essere utile per sottoporre agli amici Popolari alcune considerazioni.
Innanzitutto la strategia del PD. Purtroppo debole, inadeguata e incomprensibile. Nell'arco di poche ore, se non di pochi giorni, siamo passati da un accordo auspicato e stupidamente perseguito con Grillo e Casaleggio alle possibili "larghe intese" con la candidatura di Franco Marini al Colle, al ritorno dell'accordo con il Movimento 5 Stelle con la proposta Prodi e poi alla definitiva, e auspicata, scelta di Napolitano con la riproposizione delle larghe intese per il futuro governo del Paese. Insomma, una debacle su tutti i fronti. Una strategia politica balbettante e fumosa, sempre condizionata dagli umori della piazza e dai rumors della rete.
In secondo luogo il comportamento dei parlamentari del PD eletti con le primarie di Natale e Santo Stefano. Squallido e inqualificabile. Sono rimasto di sasso ad ascoltare dichiarazioni e leggere commenti di alcuni di questi singolari personaggi. Non faccio nomi per pietà. Gente che ha detto di sentirsi orgogliosa di essere stato un franco tiratore e di non aver votato un fondatore del PD – Franco Marini, già leader del movimento sindacale democratico italiano, protagonista indiscusso del popolarismo di ispirazione cristiana nel nostro Paese – a candidato al Colle perché prodotto di un "patto scellerato" con la destra. Gente che ha applaudito e condiviso all'unanimità la candidatura di Prodi per poi puntualmente cecchinarlo nel segreto dell'urna. Gente che poi vota, questa volta senza cecchinare, Napolitano senza sapere che proprio Napolitano darà vita ad un governo di "larghe intese". Certo non stupisce che di fronte a questo triste e squallido spettacolo tutti i commentatori si siano posti una semplice domanda: ma come sono stati scelti questi parlamentari? Chi sono? Cosa rappresentano e, soprattutto, a chi fanno capo? Non voglio rispondere a queste domande. Lo faremo, forse, con qualche più approfondita riflessione.
In terzo luogo una domanda politica. E cioè, possono convivere nello stesso partito – come è ormai palese e persin plateale – quelli che teorizzano un PD come un partito che deve essere sempre più una sorta di Movimento 5 Stelle al cubo e chi, al contrario, crede in un PD come una forza riformista di centrosinistra e con una cultura di governo? Due concezioni opposte a livello politico, culturale, etico e anche organizzativo. Due linguaggi diversi, due approcci molto distanti – come sta emergendo in tutta Italia – su come praticare l'impegno politico e, soprattutto, due prospettive politiche alternative. Non invoco la scissione, ma è consigliabile la convivenza sotto lo stesso tetto politico non tra diversi ma tra alternativi?
In ultimo, il rispetto delle persone. Non conosco e non frequento Romano Prodi. Conosco benissimo e frequento da anni Franco Marini. Ma, al di là delle storie personali di ognuno di noi, come si fa a essere orgogliosi di aver trattato due grandi leader della politica italiana e del "nostro" mondo politico e culturale in questo modo? Come si fa a non vergognarsi pubblicamente? Mi stupisco che molti parlamentari torinesi e piemontesi, anche riconducibili alla nostra area politica, vadano orgogliosi di questa scelta e lo dicano pubblicamente come se fosse una ragione di futuro consenso. Ma è questo il rispetto umano, politico e culturale per le persone? Conosco già la risposta di alcuni di questi: "è un problema di valutazione politica e non personale".
No, mi spiace. Io ho un'altra concezione. Forse perché ho ricevuto un'altra educazione politica. Innanzitutto quando un partito, a maggioranza o all'unanimità, decide una posizione, poi quella posizione si vota in Aula. Anche quando non è la più gradita. Questa non si chiama imposizione. Si chiama democrazia. E poi, non si uccide la storia dei singoli leader – che poi è la storia di un partito e di una tradizione, anche se ad emergere sono i singoli – per perseguire miseri interessi di corrente, di carriera dei propri capi corrente o per rispondere di ciò che dice la rete.
Se questa è la "nuova politica" o la "bella politica" c'è da essere seriamente preoccupati sul futuro della nostra democrazia. Per non parlare del futuro del PD, del centrosinistra e della cosiddetta tradizione cattolico democratica. Sarebbe utile ed opportuno rifletterne pubblicamente insieme.


Stefano Godizzi - 2013-04-30
Buongiorno, mi trovo completamente d'accordo con Lei on.Merlo. Purtroppo in tanti PD si sono lasciati suggestionare dal web e dagli slogan. Cosa vuol dire che Marini non rappresenta "il nuovo", "il cambiamento"? I nostri deputati sapevano di eleggere il Presidente della Repubblica o pensavano di assegnare il telegatto? E poi: Marini no e Rodotà si: Perché? Chi assegna queste partenti? E'meglio avere il popolo come riferimento oppure la mutevole "pubblica opinione" che sembra cambiar sponda ad ogni stormir di fronda? La politica è altro rispetto all'assecondare le tendenza del momento.
Luchino Antonella - 2013-04-26
Buongiorno, auspico che il Presidente del Consiglio incaricato riesca a formare un nuovo Governo, soprattutto per il bene del nostro paese. Purtroppo la sua tenuta credo dipendera' da Berlusconi, uno degli interlocutori, che se non vedra' attuati gli 8 punti del programma del Pdl, non esitera' a staccare la spina e cosi' ci ritroveremo ad affrontare nuove elezioni politiche, magari con la legge elettorale attualmente in vigore. Purtroppo Berlusconi non e' mai stato avezzo al rispetto delle regole e degli accordi. Nonostante cio' mi sforzo di pensare positivo; come dice Mago Sales (prete salesiano):"Dopo le nuvole, torna sempre il sereno". Speriamo che il sereno ritorni sulla nostra bella e amata Italia.
Giuseppe Longo - 2013-04-26
Sostengo che un ricambio generazionale sia necessario ed auspicabile e questo concetto negli ultimi tempi prende sempre più vigore ma quello che è successo nei giorni scorsi in Parlamento è veramente deprecabile. Anche io sui nomi di Marini e di Prodi non ho esultato ma, sempre e solo in riferimento alla loro età anagrafica, non mi sarei avventurato nella bocciatura oltretutto nel modo nel quale è avvenuta. E' decisamente un brutto momento che non lascia presagire niente di buono. Il partito lacerato si farà trascinare in un govergo di larghe intese ed avrà un interlocutore avido e infido di nome Silvio Berlusconi che si farà beffa, come suo costume, di ogni accordo. Non guardo mai indietro se non per proiettarmi in avanti nell'azione ma in questo caso mi vien da dire che il peggio lo stiamo vivendo ora.
franco maletti - 2013-04-23
Di quanto scritto da Giorgio condivido tutto senza riserve. D'altronde molte di queste critiche le ho già fatte: ed in modo assai meno diplomatico del suo.
Dino Ambrosio - 2013-04-23
Penso che tu, Giorgio, abbia proprio ragione. Mi sono pentito mille volte di avere dato il voto ed invitato a dare il voto, per il Bene Comune, ad un personaggio che poi si è vantato di non aver votato la decisione presa dal partito per seguire gli indirizzi della sua corrente: è una strana concezione politica questa, o una mancanza di educazione democratica. Per fortuna che poi nel PD c'è anche la Serracchiani che ti fa sperare in un futuro migliore. Il difetto però sta nel manico, nel mio piccolo mi prendo tutta la responsabilità: devo imparare a scegliere meglio le persone a cui do il voto.
Pier Luigi Tolardo - 2013-04-23
Penso che la cosa migliore sarebbe stata far discutere e votare prima i Gruppi parlamentari su una rosa di nomi da proporre alle altre forze politiche, cosa importante in un Partito democratico con molti neoparlamentari e non è stato fatto e la responsabilità è di Bersani che era il segretario. Anche la decisione di votare il fondatore del Pd Prodi doveva essere soggetta a una discussione, anche a porte chiuse e a una votazione palese. Se non esiste un regolamento interno in questo senso dei Gruppi è una grave carenza da colmare, abbiamo tanti statuti e regole e questa no? In un Partito democratico che ha fatto le Parlamentarie a fine dicembre in 50 giorni c'era tutto il tempo di una consultazione formale dei circoli sulla scelta della linea e delle alleanze o no? Credo che i discorsi sulla necessità delle alleanze anche se difficile valga anche per il 5 stelle. Il Presidente Napolitano, che ora è il mio Presidente e a cui faccio i migliori auguri e dico grazie per la generosità, ci cita l'esempio della solidarietà nazionale fra Dc e Pci come modello. Ma il Pci di allora non aveva molti accenti antisistema a parole quanto il 5 Stelle di oggi o no? Non aveva spesso e volentieri la tentazoione di contrapporre il Parlamento e il Paese , il palazzo e la Piazza o no, il Pci di allora? Che era solo poco il partito di Napolitano ma molto di ingrao, di Pajetta e Berlinguer, contro lo Sme, gli euromissili, con poca o scarsa democrazia interna? La politica di rigore di Monti non è stata delegittimata completamente da Berlusconi nell'ultima campagna elettorale? Quanto potranno durare le larghe intese, finchè Berlusconi lo vorrà, che piaccia o meno a Napolitano.