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Riflessioni sulla vicenda Marini
 
di Gianfranco Morgando
 

Affido a “Rinascita popolare” una riflessione sulla vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica, anche perché questo mi consente di guardare al tema non “dalla parte” del Segretario regionale del PD, ma da quella della cultura politica in cui mi riconosco.

I fatti sono noti. Bersani ha proposto all’assemblea dei grandi elettori PD la candidatura di Franco Marini, nei confronti della quale si è manifestato un dissenso molto largo, con espliciti annunci di voti difformi. Così è avvenuto alla Camera nel corso della prima votazione. La questione ha sollevato un dibattito vivacissimo nella base del PD, che ha manifestato in varie forme una ferma contrarietà alla candidatura di Marini con esplicita richiesta di voto per il candidato indicato dal Movimento 5 Stelle, il professor Stefano Rodotà.
Anzitutto chi è Franco Marini. I miei rapporti con lui durano ormai da molti anni, dal giorno in cui appena al termine dei funerali di Carlo Donat-Cattin esponenti della sinistra sociale della DC provenienti da tutta l’Italia gli chiesero di assumere l’eredità politica del leader scomparso. Non sempre siamo stati d’accordo sulle analisi e sulle scelte, qualche volta abbiamo anche litigato. Ma non saprei immaginare il percorso che ci ha condotti attraverso le temperie politiche degli ultimi vent’anni senza il confronto con la sua figura, che rappresentava il radicamento in una rappresentanza concreta di interessi popolari e sociali. Era in qualche modo la garanzia che non ci muovevamo in un mondo autoreferenziale, e che il piccolo manipolo di cattolici democratici e di democratici cristiani che avevano scelto con chiarezza una collocazione “a sinistra” aveva alle spalle il dialogo con una delle grandi organizzazioni del lavoro italiano. Marini ci aiutava a non essere una cosa artificiale, una sorta di nuovo “partito contadino polacco”, ma una componente fondamentale del processo di ristrutturazione del fronte progressista.
Per queste ragioni considero i giudizi ingenerosi, anche personali, che sono stati dati su di lui come una rara manifestazione di mancanza di senso della storia, cosa piuttosto grave per chi opera in politica.

Molti hanno detto: non c’è niente di personale, ma Marini rappresenta l’inciucio con il centrodestra. In effetti la discussione sulla candidatura di Marini nasconde un problema di portata ben più ampia, non risolto dalla formale unanimità della direzione del PD sulla ricerca di una “candidatura condivisa” per la Presidenza della Repubblica. Il problema cioè di quale rapporto tra centrosinistra e centrodestra in un sistema politico che è diventato tripolare. Ci siamo nutriti per vent’anni di antiberlusconismo ideologico, e abbiamo perso la capacità di declinare i contenuti veri della nostra alternativa politica e programmatica. Dobbiamo ripartire di qui per spiegare le ragioni per cui non potremo mai costruire un’alleanza politica generale con il centrodestra (e tale sarebbe una “grande coalizione”), ma possiamo fare insieme cose definite e limitate nel tempo se l’interesse generale lo richiede.
Non so cosa pensi Marini sull’argomento, ma so che non potremo sfuggire a un dibattito sul PDL e sui rapporti tra PD e PDL, perché il panorama politico di oggi, e presumibilmente anche quello di domani, ce lo impone.

A meno che, naturalmente, lavoriamo per un’alleanza politica e programmatica con il Movimento 5 Stelle. Una prospettiva che considero sbagliata, su cui ho già espresso delle opinioni. In sintesi penso che tra PD e Movimento 5 Stelle ci siano differenze di concezione del sistema politico e del sistema economico che rendono impossibile anche con loro la costruzione di un’alleanza politica generale. Forse non hanno torto coloro che invitano a riconsiderare l’idea del partito “a vocazione maggioritaria” di veltroniana memoria.

Stefano Lepri nell’articolo in cui spiega i motivi del proprio voto sottolinea che “il popolo si aspetta segnali di cambiamento”. La questione ha un fondamento, e molte delle reazioni negative alla candidatura di Marini trovano la loro ragione in un confuso desiderio di nuovo, che si esprime soprattutto come rifiuto dei partiti e di tutto quello che dai partiti deriva. Non a caso Stefano cita positivamente le scelte di Grasso e Boldrini. Ormai il dibattito sulla “politica senza i partiti” si sta allargando, e converrà riprendere il tema con calma. Né varrebbe negare la domanda di un messaggio di cambiamento che molta parte dell’opinione pubblica si aspetta proprio dal PD. Tuttavia faremo un passo avanti quando elaboreremo una “cultura del nuovo” che sottragga il tema agli interessi di parte e coniughi competenza, esperienza e novità.

Mentre concludo la stesura di queste note giunge la notizia che l’assemblea dei grandi elettori del PD ha approvato per acclamazione la candidatura di Romano Prodi. Sento sul tema molti rumors. Vale anche in questo caso quello che valeva per Marini, e che non si è realizzato: in un partito sulla proposta del segretario si discute, si manifesta il dissenso, ma quando viene approvata la si sostiene. Questo mi hanno insegnato. E questa è ancora una condizione per l’esistenza di un partito.


Stefano Godizzi - 2013-04-30
Concordo pienamente con quanto scritto nell'articolo. Purtroppo in tanti PD sembrano aver smarrito il senso delle cose e paiono ostinati ad inseguite l'onda del momento. Se ci fosse stata serietà non si sarebbe bruciata l'autorevole candidatura di Marini. Renzi usa il vecchio trucco di crearsi "nemici" per poi attaccarli con gran gioia dei giornali. Ma così si distrugge un partito e non si va da nessuna parte.
Mauro Gavinelli - 2013-04-21
Caro Gianfranco, l’elezione del Presidente della Repubblica, per come si è svolta, segna per il pd il momento più basso della storia del centrosinistra dall’inizio della seconda repubblica. Prima ci sono state vittorie e sconfitte che si potevano spiegare con il metro della politica, oggi siamo di fronte ad un fatto nuovo tanto incredibile quanto pericoloso, un partito che rappresenta quasi il 30% dell’elettorato ridotto all’impotenza. Un partito che ha nominato la propria classe dirigente e la maggior parte dei propri parlamentari con le primarie, si trova nel momento cruciale a fare i conti con oltre 100 grandi elettori che irresponsabilmente e senza nemmeno dichiararlo creano le condizioni per le dimissioni di Bersani e affondano Prodi, l’unico candidato del centrosinistra che ha battuto Berlusconi, 100 grandi elettori che ci umiliano senza nemmeno accettare il confronto con il resto del partito. E’ troppo chiedere a questi signori di farsi avanti e spiegarci le ragioni della loro scelta? E’inutile ricordare loro che non sarà facile distruggere il progetto di un grande partito di centrosinistra per il quale in molti hanno speso energie, tempo e passioni?
giovanni salerno - 2013-04-20
sono pienamente d'accordo e vedo necessario in questo momento un accordo su taluni temi con il pdl. Se andiamo alle elezioni anticpate danno un forte voto alla destra
Beppe R. - 2013-04-20
Condivido perfettamente quanto scritto da Gianfranco ma soprattutto le osservazioni di De Michele, Tolardo e Mila. Aggiungerei solo una cosa. Un vero capo che si rispetti, il capo di un partito con milioni di elettori non cambia idea di 180 gradi ogni 24 ore. Non manda al massacro i fondatori del suo partito. Non va dietro a chi in quel momento fa la voce più grossa. Il disastro l'ha fatto lui o meglio noi che abbiamo scelto un imbelle a comandarci.
Leonello Mosole - 2013-04-20
Purtroppo pare che il buonsenso che Gianfranco riesce ad esprimere non sia più in scena. La strada percorsa da Bersani dopo l'esito delle primarie che lo hanno visto vincitore, è un cimitero di errori. Non credo però che basti il nuuovismo per governare o essere leader: forse serve umiltà e voglia di unire non di dividere. Dubito che Renzi, d'ora in poi, possa proporsi come leader, almeno non del PD che pare sempre essere un partito "altro da lui".
gian franco franchetto - 2013-04-20
Caro Gian Franco Morgando DOVETE SOLO USCIRE DAL P.D. lascietelo ai gay e alle lesbiche tornate a fare la politica di Donat Cattin compianto siate CENTRISTI che GUARDATE aSINISTRA ne trarrà beneficio il Paese saluti
Claudio Lussana - 2013-04-20
Come, per ora, ex operaio in mobilità, giusto per ricordare il "mondo attuale" in cui viviamo, mi sento parecchio partecipe sulle valutazioni dell'amico Gianfranco. Non ho molta "dialettica" ed allora mi permetto di riportarle così come sono state espresse... Per quanto riguarda i commenti su Marini: "considero i giudizi ingenerosi, anche personali, che sono stati dati su di lui come una rara manifestazione di mancanza di senso della storia, cosa piuttosto grave per chi opera in politica". Per quanto riguarda l'antiberlusconismo dimenticando i contenuti veri... "Ci siamo nutriti per vent’anni di antiberlusconismo ideologico, e abbiamo perso la capacità di declinare i contenuti veri della nostra alternativa politica e programmatica". Mi permetto di finire con la valutazione di fondo che mi permetto ancora di riprendere: "in un partito sulla proposta del segretario si discute, si manifesta il dissenso, ma quando viene approvata la si sostiene. E questa è ancora una condizione per l’esistenza di un partito" e mi permetto di aggiungere in un "partito SERIO" che può dare un qualche cosa alla gente comune... In conclusione torno a ringraziare Gianfranco per il suo articolo che mi ha aiutato nella considerazioni degli eventi che, devo ammettere, la mia rabbia del momento, aveva offuscato.
Pino De Michele - 2013-04-19
Purtroppo Bersani, che questa sera si è dimesso, consigliato male dai suoi collaboratori più diretti e i giovani turchi ci ha portato in un vicolo cieco. La sua improvvisa virata su Marini è stata fatta all'ultimo momento in accordo con Berlusconi dopo 45 giorni di inseguimento dei grillini e bombardamento contro il centrodestra. Agli errori fatti da Bersani si è aggiunto il legittimo interesse Di Renzi, bocciato come grande elettore, di essere lo stesso coprotagonista nelle scelte del PD. Purtroppo la vicenda di Prodi, scelto al mattino per acclamazione, affondato nella votazione del pomeriggio, da 1/4 dei nostri rappresentanti, denota un incattivimento del clima. I nuovi eletti, il nuovismo e la voglia di cambiamento hanno portato a questa enorme confusione nel partito. Nelle ultime assemblee che ho seguito, come invitato, tu, a differenza di tanti altri, hai sempre sostenuto che non bisognava inseguire Grillo. Concludo con la tua ultima dichiarazione: una volta discussa e approvata la proposta del segretario bisogna difenderla fino in fondo per coerenza e attaccamento al partito.
Pier Luigi Tolardo - 2013-04-19
Di Marini non saprei dire meglio di quello che ha detto Gianfranco Morgando e mi fa impressione il modo in cui pubblicamente lo ha trattato Renzi ad esempio in una trasmissione tv molto seguita. Credo che però il modo in cui sia nata la candidatura di Marini, gestita da Bersani, abbia pregiudicato ulteriormente le sorti della candidatura e della vicenda. E' sembrato, lo dico da osservatore che legge i giornali, una scelta fatta troppo insieme a Berlusconi, troppo interna ad un patto con il centrodestra che oltretutto non è stata la strategia perseguita dal Pd e da Bersani da un minuto dopo le elezioni. Non puoi legittimare il 5 Stelle, come ha fatto Bersani per avviare una fase di cambiamento,e poi accettare che Berlusconi faccia addirittura i colloqui con i candidati. La distanza che il Pd ha con il 5 Stelle è forte ma non è maggiore di quella con Berlusconi con la differenza che Grillo ci ha sottratto una buona parte del nostro elettorato e Grillo è in gran parte figlio del clima di degrado e di rivolta antipolitica portato avanti da Berlusconi. Neutralizzare il più possibile Berlusconi è indispensabile per il futuro della democrazia italiana. Non avrei mai pensato di concludere che un laicista come Rodotà potesse essere il male minore eppure Rodotà, difensore dell'art.18 e del proporzionalismo mi sembra il candidato migliore de centrosinistra oggi per il Quirinale.
Laura Filiberti - 2013-04-19
Condivido perfettamente la tua analisi, sia relativamente agli ingenerosi giudizi di chi non conosce la storia delle persone, sia in merito al rispetto delle decisioni prese a maggioranza in una direzione di Partito. Se ognuno va per la sua strada, come cane sciolto, un partito si liquefà in mille rivoli e non ha più futuro.
Beppe Mila - 2013-04-19
Gianfranco , tu sei una persona onesta e perbene ed il fatto che ti conosca e siamo amici da un quarto di secolo non inficia il giudizio, anzi lo supporta. Se quello che tu dici per Marini è ineccepibile, lo è amplificato a mille per Prodi e per il caos odierno. In questo caso vi sono due aggravanti: la prima è che stamane Prodi è stato sbandierato come il candidato amato e voluto d tutti, quasi come se il PD avesse trovato il suo papa (lo dico da simpatizzante prodiano, in senso buono , non con scherno) e poi ben 100, DICASI CENTO galantuomini del PD lo hanno impallinato... in più davanti a Montecitorio, quelli di Casa Pound, ovvero la destra più retriva con La Russa anfitrione d'eccezione hanno inscenato la pagliacciata dell'Africa e della mortadella. Un partito degno di questo nome non può farsi umiliare così! Per un olivettiano da sempre come me, che ha fatto un po' di attività sindacale, il sindacato di riferimento non poteva che essere la UIL, la confederazione in cui confluì Autonomia Aziendale, ovvero il sindacato di Comunità (Movimento fondato da Adriano Olivetti). Quando Marini a metà degli anni Ottanta era segretario della Cisl,la CISL dichiarò una guerra totale in Canavese alla UIL, una guerra preconcetta così come la dichiararono tempo prima il PCI e la Chiesa. Oggi sono entramnbi pentiti e la Diocesi di Ivrea due anni fa organizzò addirittura un convegno per ricordare l'opera di Adriano, nella Cisl le cose cambiarono con D'Antoni e Pezzotta poi. Per questo non sono un fans di Marini però concordo, e molto, che in un partito semmai si discute prima, ma poi presa una scelta la si rispetta. Aggiungo: bisognerebbe smetterla di seguire ogni istante la cosiddetta piazza e sospirare ad ogni tweet, eh no la democrazia non può essere racchiusa tutta in un click. Così facendo ogni giorno regaliamo una prateria nuova al M5S su cui scorazzare! In merito raccomando l'articolo di oggi sulla Stampa di Cesare Martinetti dal titolo: Twitter, il tam tam che insidia la politica. Per finire: la tua chiosa finale mi auguro divenga presto un must, non solo qui sotto le Alpi ma specialmente a Roma, secondariamente dopo tutte le figuracce fatte, il PD in merito all'elezione del Presidente della Repubblica dovrebbe votare da oggi in poi soltanto scheda bianca e lasciare la scelta agli altri. In parallelo però, lavorare al suo interno per diventare un vero partito dalla schiena dritta... come lo sono la maggioranza dei suoi elettori. Un caro saluto.
franco maletti - 2013-04-19
Ineccepibile in particolare l'ultima parte dello scritto. Chi in un partito del quale fa parte non condivide le decisioni prese a maggioranza tragga le conclusioni e tolga il disturbo. Oltretutto, andando con Renzi e con il suo personale concetto di democrazia, sulle decisioni non verrà probabilmente nemmeno più consultato.