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Attacchi personali, pessimo segno
 
di Giorgio Merlo
 

Ora nel Partito Democratico può capitare di tutto. Non è solo la sensazione di un momentaneo e oggettivo sbandamento politico. E non è soltanto legato alle vicende dell’elezione del Presidente della Repubblica. Che, come la storia dimostra, in Italia è sempre stata contrassegnata da litigi, scontri, franchi tiratori e polemiche infuocate. Questa volta la situazione è notevolmente peggiorata e riguarda, tanto per cambiare, le vicende interne al PD, il partito di maggioranza relativa del nostro Paese. E non regge più il confronto con un altro grande partito della prima Repubblica, la DC. In quel partito gli scontri c’erano, eccome se c’erano. Ma, rispetto alle vicende odierne, non si sconfinava negli attacchi personali, negli insulti e nella demolizione delle biografie politiche e culturali dei singoli. Mi riferisco, nello specifico, all’attacco a freddo condotto dal sindaco di Firenze contro l’ex Presidente del Senato Franco Marini. Dall’età alla candidatura in Abruzzo alla strumentalizzazione della cosiddetta fede religiosa in politica. Attacchi dettati da disegni di potere personale che portano a sferrare contestazioni contro chiunque possa ostacolare le proprie, seppur legittime, ambizioni.
Ora, al di là di queste miserie – che purtroppo in politica sono frequenti, anche se di solito non così violente – è indubbio che la dura contrapposizione nel Partito Democratico non potrà non avere profonde ripercussioni. Nessuno sa, oggi, cosa realmente può capitare all’interno del PD nei prossimi mesi. Molti evocano la parola “scissione”. E non soltanto gli opinionisti ma gli stessi maggiorenti del partito. Il vicesegretario Letta l’ha pubblicamente palesata in un’intervista televisiva. Ma una scissione, normalmente, avviene quasi sempre su temi politici e sulla prospettiva politica. Questa volta, invece, assistiamo ad attacchi personali che sono il frutto di disegni di potere, conditi di rancori, che si manifestano con insulti e quasi diffamazioni a mezzo stampa. Inutile sottolineare che in tale clima un’eventuale – seppur da tutti scongiurata – spaccatura del partito può manifestarsi con molta maggior facilità. Quando i rapporti personali sono profondamente deteriorati può capitare qualsiasi cosa. Al di là e al di fuori della prospettiva politica.
Ecco perché gli scontri di questi giorni – a freddo, o studiati a tavolino o dettati da pure ragioni di potere poco importa – sono destinati a incidere pesantemente nella vita del partito e sulla sua stessa prospettiva politica. È del tutto inutile, poi, perdersi nel vecchio rituale del richiamo all’unità. L’unità politica di un partito, seppur “plurale” e molto articolato come il PD, regge nella misura in cui non c’è solo una convergenza sul progetto politico ma anche, e soprattutto, un rispetto profondo tra le persone. Quando questo rispetto viene meno e le demonizzazioni personali sostituiscono i normali rapporti politici, la corda si può spezzare molto più facilmente. Ed è, purtroppo, quello che potrebbe capitare nei prossimi mesi nel Partito Democratico.


Stefano Godizzi - 2013-05-07
Analisi lucidissima! La denigrazione dei colleghi di partito usata per finire sui giornali come campione del "nuovismo": bel risultato! La politica non può vivere di suggestioni e di spregiudicatezza. Fingersi emarginati dall'apparato (?!) per sparare sui giornali contro il PD è un tipico vezzo radical chic. Ma così il partito muore. Rottama oggi rottama domani, presto tutto il PD sarà rottamato. La politica è altra cosa. Il popolarismo può essere un antidoto a questa situazione francamente insostenibile.
franco maletti - 2013-04-17
La "fase costituente" del PD dovrebbe essere finita da un pezzo. In realtà chi ha fatto a gomitate per fare parte dell'organigramma nella fase costituente, non solo poco o nulla ha "costituito" di innovativo nel corso del tempo, ma ha sempre preteso di restare incollato alla sua poltrona (grande o piccola che sia): a meno che si trattasse di fare "carriera". Questi opportunismi personali, inutilmente denunciati, costituiscono la zavorra che sta affondando il PD. Infatti, per molti, l'essersi candidati per le primarie (a qualunque livello) è stato un modo per realizzare una "corrente" permanente attraverso la quale rivendicare posti e potere per sè e per i propri sodali. NON IMPORTA COME. A mio avviso, soltanto una radicale "ristrutturazione" del PD, magari rinunciando a tutti coloro che, pur facendo parte del PD, non accettano il rispetto delle più elementari regole democratiche, potrà salvare il PD stesso da una fine ingloriosa. Cocludo con l'osservare che il PD è al momento l'unico partito "non personale" nel panorama italiano. Ma forse, a partire da Renzi, tanti nel PD non lo hanno ancora capito. Forse perchè, "personalmente", non conviene capirlo...