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Pierfurby tradisce De Gasperi
 
di Alessandro Risso
 

Se un sondaggio chiedesse quale tra i leader politici attuali interpreta meglio il prototipo del “democristiano”, vincerebbe sicuramente Pierferdinando Casini. Che sarebbe orgoglioso del riconoscimento, essendosi da sempre ritenuto il principale erede della tradizione scudocrociata.
Che la DC avesse il 35 % dei consensi e l’UDC sia accreditato oggi del 3 virgola 5 è un dettaglio su cui possiamo sorvolare.
Merita invece una riflessione la sua ripetuta presa di posizione secondo cui “no a Bersani premier se non ha la maggioranza alla Camera e al Senato”.
Basterebbe osservare che se PD e alleati, oltre ad essere la coalizione più votata alla Camera con l’automatica attribuzione del 55% dei seggi, riuscissero a ottenere anche una maggioranza in Senato dopo la somma dei risultati regionali, Bersani potrebbe bellamente fare a meno di Casini e compagnia cantante. Ma è lo stesso segretario democratico ad aver escluso in tempi non sospetti questa prospettiva. Prima che il gallinaio della campagna elettorale facesse prevalere sui ragionamenti politici gli strepiti delle polemiche e dei distinguo, Bersani aveva chiaramente indicato come via strategica (e non obbligata dai numeri) un centrosinistra frutto dell’intesa dei progressisti con i moderati europeisti e antipopulisti raccolti intorno a Mario Monti. Una scelta di ampio respiro, necessaria per costituire una solida intesa riformista capace di far ripartire l’Italia impantanata dalla crisi economica e morale, aggravata dai guasti del berlusconismo. Ricorda un po’ quello che fece De Gasperi dopo aver trionfato alle elezioni del 1948: lo statista trentino, pur avendo già ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento, volle allargarla ai partiti laici per meglio affrontare gli enormi problemi del dopoguerra e marcare il confine con l’opposizione socialcomunista legata all’Unione Sovietica.
Bersani si dimostra quindi consapevole delle difficoltà del momento e propone un’alleanza strategica per superare la crisi e isolare i partiti del malaffare e della demagogia.
Casini, che forse sogna ancora di poter un giorno diventare il leader conservatore di un centrodestra post berlusconiano, si avvita in giochetti asfittici. Conferma così il suo soprannome di “Pierfurby”, ma è lontano anni luce dall’esempio degasperiano, a cui dice di richiamarsi.
Forse avrà ragione proprio Bersani: “Casini morirà di tattica”.


Andrea Griseri - 2013-02-08
Ma oggi l'opposizione (i vari Grillo, Ingroia, Magdi Allam) non sono i procuratori dell'asse del male o di un blocco illiberale e ateista: spesso in mezzo a tanta profusione e confusione di parole, pronunciano lampi di verità. Un'alleanza con il prof. Monti ci impedirà di ridiscutere il fiscal compact, la prima riforma di cui abbiamo bisogno; i temi delle regole europee, del ruolo della BCE, della sovranità monetaria saranno considerati pericolosamente eretici, dietro la facciata rassicurante del tencicismo riformistico (ma quali riforme? Il riformismo è concetto progressista nella lezione del pensiero politico otto e novecentesco; le "riforme" delle pensioni o del lavoro non si possono definire tali!!) comanderanno indisturbate le vecchie e le nuove oligarchie: e addio crescita, addio Italia, addio equità (al massimo solo equitalia...) addio classe media, addio civiltà. Credo che i cattolici democratici e la Chiesa possano fare molto per scongiurare un simile scenario. Senza farsi ingannare dai falsi centrismi, in Italia e in Europa.
giuseppe cicoria - 2013-02-01
Il PD, come al solito, gioca a perdere e sotterra Renzi che, guarda un po', raccoglieva i voti in fuga da destra e, quindi, era da scomunicare; Casini vuole troppo spazio rispetto alle sue possibilità oggettive e soggettive. Monti, ovviamente non ne vuol sapere del PD spostato tutto a sinistra: vuoi vedere che Berlusconi vince di nuovo o, con i voti del Senato, paralizza il prossimo Parlamento e continua a farsi i "fatti suoi"! Ma che razza di classe dirigente abbiamo noi poveri italiani! Prevalgono solo gli egoismi personali; lo spirito di servizio ai cittadini è andato a farsi friggere da un po' di tempo. Sarò tacciato di populismo anche io ma non mi interessano più le solite giaculatorie e osservo i fatti che,però, mi indignano e mi sconfortano. Caro Risso non è solo Casini che morirà di tattica.....!