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Qualcosa di “popolare”
 
di Michelangelo Toma
 

Le primarie di coalizione del centrosinistra italiano si intrecciano, inevitabilmente, con le dinamiche del Partito Democratico e con i problemi che il Paese deve affrontare e risolvere. La coalizione che si candida a guidare l’Italia a partire dalla prossima primavera al momento si regge sull’asse PD-SEL-PSI. È evidente che i cattolici impegnati in politica in questo campo sono chiamati a un surplus di impegno, visibilità e responsabilità per offrire agli elettori più moderati, che sono tanti, una rassicurazione sui temi che a loro stanno più a cuore.
Questo dovrebbe essere chiaro sia al segretario del Partito che agli aspiranti leader della coalizione se vogliono ottenere la maggioranza dei consensi nel Paese. Dovrebbero favorire non l’emarginazione e il declino dell’aera cattolica nel PD ma il suo esatto opposto. Lo ribadisco: in questo tipo di coalizione l’area moderata deve trovare la sua naturale e ampia rappresentanza nel Partito Democratico.
Il ruolo dei Popolari in questo percorso diventa così fondamentale. Il vuoto di rappresentanza e di potere che spesso si denuncia non può essere attribuito ad altri. La maggiore responsabilità è da attribuire a quanti avrebbero dovuto favorire la nascita di una nuova classe dirigente cattolica e il suo consolidamento e non l’ha fatto. Se Bersani personalmente oggi punta su una schiera di “giovani” e “nuovi” lo fa perché per lui non è stato difficile individuarli e non ha paura di confrontarsi con loro. Quindi se da un lato ci sono persone ben identificabili con una tradizione culturale chiara, dall’altra parte rischia di esserci il nulla. Ma non è troppo tardi per rimediare.
Matteo Renzi ha una serie di pregi noti, ma sul tema della rappresentanza popolare anche lui non fornisce risposte adeguate né d’immagine né di contenuto. A questo punto bisogna chiarire cosa si intende per “popolare” nel PD. La risposta la vorrei ricavare guardando l’azione e l’agenda del governo Monti ponendo una serie di domande. È popolare lasciare senza stipendio né pensione per un imprecisato periodo di tempo 65mila, 150mila o 300mila persone? È popolare bloccare l’aumento delle pensioni minime e abolire alcune di queste? È popolare in un mercato del lavoro precario non prevedere rapidi strumenti accessibili a quanti restano senza reddito tra un lavoro e l’altro? È popolare non prevedere forme di esenzione dall’IMU sulla prima casa per giovani coppie e titolari di mutuo? È popolare non immaginare una scuola e un’università innanzitutto al servizio del sapere e in grado di promuovere lo sviluppo pieno e integrale della persona?
Su ogni altro punto delle priorità del Paese bisognerebbe porsi questa domanda. Questo dovrebbe essere il metro di misura. Un metro laico, simile a quel metro religioso che suggerisco ai bambini durante il catechismo: “Ma Gesù cosa farebbe al posto mio? Come si comporterebbe?”.
Ho letto il documento di finanza e stabilità presentato qualche giorno fa dal governo: di popolare mi sembra che ci sia ben poco. Per essere ancora più onesto intellettualmente, non c’è nulla. È una manovra che colpisce di nuovo i ceti popolari. Si tassa tutto indiscriminatamente tranne le rendite e i grossi patrimoni. Renzi oppure Bersani vogliono dire qualcosa di “popolare”, qualcosa che partendo da quel semplice concetto di giustizia sociale riesca a riequilibrare le storture nella distribuzione di reddito e ricchezza del Paese?
Come si può capire non è una questione anagrafica, ma di idee e impegni precisi, seri e concreti. Certo, quanti hanno avuto finora responsabilità di governo e hanno portato l’Italia nel baratro non possono strapparsi le vesti e i capelli se vengono visti dai cittadini con diffidenza e sfiducia. A questo si aggiungano il ladrocinio e il privilegio che poco hanno a che fare con qualcosa di popolare.
Credo nella democrazia e so che il suo funzionamento ha un costo, ma una delle sfide per ricucire il rapporto tra società e politica passa attraverso una seria revisione dei costi della politica che, come si apprende dalle ultime notizie di cronaca, hanno raggiunto livelli insopportabili e fuori da ogni controllo per tutti gli elettori. Eravamo nel baratro e Monti ci ha riportati su quell’orlo. Per allontanarci definitivamente da quella soglia ci vuole qualcosa di “popolare”.


Michelangelo Toma - 2012-10-22
Qualche giorno fa, scrivevo questo: "Il bicchiere è colmo. Le decisioni del governo su detrazioni e deduzioni fiscali valide retroattivamente sono vergognose. E' una chiara istigazione all'evasione ed è l'ennesimo colpo basso inferto ai ceti medi e popolari. Lo dico con cognizione di causa perchè durante il periodo universitario ho lavorato come stagionale in un Caf e la sfilata di quanti vengono li per recupepare poche centinaia di euro non è certamente una passerella di alta moda. Grilli continua a ripetere che i conti pubblici italiani per quadrare non hanno bisogno di aiuti intenazionali. Certo li stanno facendo quadrare con il sudore e il lavoro dei più disperati. Iva, tariffe, detrazioni e deduzioni. Se queste sono le condizioni per toccare la leva fiscale meglio che lascino tutto così com'è. A proposito: ma che fine ha fatto la patrimoniale? E l'attacco alle rendite finanziarie? Scrivevo queste poche righe all'indomani della pubblicazione del disegno di legge di stabilità presentato dal governo. I commenti che leggo qui sotto sono tutti concentrati su questo e c'è davvero molto che ci accomuna. Questa è la nostra battaglia e questo è il nostro essere popolari
Giorgio merlo - 2012-10-19
Michelangelo ha semplicemente centrato il tema. Poche chiacchiere su tutto il superfluo che caratterizzano le primarie e molta attenzione sulla cosiddetta "ragione sociale" di queste strane primarie del Pd che sono state convocate per sostituire, almeno cosi' mi pare, Mario Monti alla guida del governo e quindi per discutere sul relativo programma di governo del centro sinistra e invece si soffermano solo ed esclusivamente sulle beghe interne al Pd. Cioe' su come redistribuire il potere interno interno ad un partito. Per fortuna che, a volte, alcune voci ci richiamano ad uscire da questo pantano e da questa melma incommentabile.
Antonio R. Labanca - 2012-10-18
Condivido le note sulla giustizia sociale dimenticata e le suggestioni del "metodo" da seguire: mettere al centro la "popolarità" dell'azione politica, sia nei destinatari sia nei protagonisti. Mi domando però se l'identificazione dei "cattolici" con i "moderati" sia una verità elettorale e culturale. Se mi domando "che farebbe Gesù", penso al rivoltamento dei tavoli degli speculatori e dei profittatori e alle invettive contro le "volpi" al potere. Ditemi se era "moderato" nell'accezione di chi si colloca in un'ipotetica equidistanza dagli estremi. Ma poi, vi paiono estremisti gli attuali "compagni" di partito?.
Mario Chiesa - 2012-10-17
Fa bene leggere un giovane che ha ancora speranza. E allora vorrei aiutarlo, aiutarci, ad approfondire. Toma propone una serie di domande retoriche: è popolare …? Domande tutte che propongono una spesa. E le risorse? O abbiamo già dimenticato che un anno fa l’Italia ha rischiato di trovarsi nelle condizioni in cui si trova oggi il comune di Alessandria? Propongo allora, un po' a caso, altre domande (senza risposta dentro). È popolare una tassa patrimoniale? A partire da quale fascia di reddito? È popolare ridurre il numero dei parlamentari? È popolare ridurre compensi e benefit vari dei parlamentari (senza la carnevalata di indagini europee)? È popolare eliminare ogni compenso e rimborso ai consiglieri di quartiere (anche per far capire che fare politica è servire non servirsene)? E aggiungo infine (più per altri che scrivono in queste pagine che, forse per Toma); è popolare occuparsi anzi tutto dell’Italia e poi, solo poi, del destino degli ex-popolari?
Carlo Baviera - 2012-10-17
Condivido tutto (da quasi "vecchio" popolare pur non del PD). Finalmente qualcuno che chiede cultura e politiche che, per distinguersi dalla nuova socialdemocrazia verso cui scivola Bersani lasciando ampi spazi al centro per Casini, non siano solo un liberalismo attenuato o il rigore pagato da chi lavora o/e ha redditi normali; ma che invita ad andare oltre Monti (a cui dobbiamo dire grazie e da utilizzare ancora) per una società solidale, giusta, della legalità, attenta ad ambiante e società civile e delle autonomie. I popolari non possono avere la nostalgia del PPE o della moderazione centrista. Bisogna contrastare la deriva di sinistra del PD (Bersani), ma anche non sposare Renzi. Ci sia chi spariglia davvero. Sembra quasi che Tabacci sia più coraggioso di chi sta nel centro sinistra.
franco maletti - 2012-10-17
Prima ancora di chiedere che cosa è popolare e che cosa non lo è nelle decisoni di Monti, io avrei alcune altre domande: è popolare che negli ultimi anni i popolari si siano divisi per interessi puramente personalistici da parte di qualcuno? E' popolare che l'associazione culturale dei Popolari, tranne che a Torino e grazie a Bodrato e a Rinascita popolare, sia rimasta in sonno per anni? E' popolare che i responsabili di tanto torpore oggi si alzino dalla sedia e si ritirino a vita privata considerando definitivamente chiusa questa esperienza? E' popolare partecipare a una competizione delle "primarie" per designare il futuro presidente del consiglio ignorando i dettami della Costituzione italiana? E' popolare oggi puntare su un popolare che ha nulla di popolare (Renzi) per dare "visibilità" ai popolari? Forse ci sono altri interessi, che hanno nulla di popolare, ma che riguardano persone in carne ed ossa che, opportunisticamente, dopo avere fatto nella Associazione nulla o quasi di concreto e di popolare, oggi si presentano come i nuovi "testimonial" del popolarismo. Tanto per avere un posto garantito, s'intende.