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Ma dove siamo finiti?
 
di Davide Gariglio
 

La riflessione comparsa su “Il Landino” e le dichiarazioni di Castagnetti a “La Stampa” hanno il merito di avere squarciato un velo di omertà politica che ha avvolto noi Popolari negli ultimi anni.
A cinque anni di distanza dalla nascita del PD possiamo fare una misurazione della riuscita del progetto e, dentro di esso, della capacità dell'area popolare di essere "sale", di marcare la propria presenza all'interno di questo progetto politico.
Il documento predisposto da Lepri e dal sottoscritto (allegato in calce) e firmato tra gli altri da circa 150 esponenti ex popolari torinesi, contiene già una nostra risposta a questi temi.
In sintesi, le parole di Bersani, ormai ripetute quotidianamente, secondo cui compito del PD sarebbe quello di costruire il campo dei progressisti, mentre starebbe all'UDC il compito di aggregare i moderati, provocano alcune considerazioni:
- queste parole sono la dichiarazione di fallimento dello spirito costituente del PD di Veltroni (Torino, Lingotto, 2007): un partito che voleva unire tutti i riformisti, di sinistra e di centro, laici e cattolici;
- evidenziano che il PD è ormai pensato dai dirigenti nazionali, primo fra tutti Bersani, come un partito meramente di sinistra, dove le altre componenti culturali sono ormai state metabolizzate, secondo una prassi da tempo consolidata nella storia del PCI-PDS-DS; un partito che ormai si muove saldamente nell'orbita del PSE;
- con queste parole si "scaricano" i dirigenti e i quadri ex Margherita, lasciando a loro l'alternativa tra l'assimilazione alla cultura prevalente ex DS, sicuramente premiante in termini di carriera, o la migrazione fuori del partito; la riproposizione dell'alleanza col Centro di fatto è una riedizione dell'alleanza DS-Margherita, ma con attori nuovi: PD e UDC. Ma allora, se torniamo a questo schema, a cosa è servito sciogliere la Margherita per ritrovarsi a giocare con lo stesso modulo, con inoltre lo svantaggio che noi ci troviamo ora in un partito molto più lontano dai nostri valori?

Da ultimo: chi ha letto l'articolo de “La Stampa” di domenica 14 di Fabio Martini, "E rispunta la gioiosa macchina da guerra", non può che venir preso dallo sconforto.
Ma che fine abbiamo fatto?
Ci presentiamo agli elettori con lo steso nome, lo stesso tipo di coalizione, la stessa impostazione programmatica di sinistra che vennero sonoramente sconfitti da Berlusconi nel 1994?
Abbiamo - ritengo giustamente - sostenuto il Governo Monti e ora ci alleiamo con Vendola, uno dei più critici oppositori di questo Governo?
Abbiamo pagato un prezzo importante di consenso per votare riforme necessarie, ma pesanti e ora, nel documento di intenti della Coalizione dei Progressisti, non citiamo nemmeno in parte l'esperienza Monti?
Siamo ad oggi nella maggioranza che sostiene Monti e progettiamo, per le prossime elezioni, addirittura un listone elettorale con gli oppositori del Governo?
E nessuno dei leader ex Margherita dice alcunché?

Possiamo filosofeggiare a lungo, ma credo che questi dati dimostrino il nostro fallimento complessivo di ex Popolari nel PD, specie dei nostri dirigenti nazionali: divisi, in competizione tra loro, tutti a fare la corsa per essere il numero due.
Non abbiamo marcato le posizioni, non siamo riusciti - salvo rare eccezioni - a farci sentire, a difendere i nostri valori e i nostri convincimenti.
Quello che più mi colpisce è ormai questo doroteismo che si diffonde, questo tatticismo a non esporsi contro il potere dominante, questa paura a sostenere quello in cui si crede per non dover poi pagare un prezzo per le proprie battaglie.
Il PD che oggi abbiamo non è quello che avevamo sperato, ma purtroppo è quello che avevamo temuto. Di questo noi Popolari abbiamo avuto un pezzo rilevante di responsabilità.
E non si tratta solo di "interna corporis" della politica, perché non essere riusciti a tenere il punto nel partito ha poi significato anche rinunciare a essere incisivi nell'azione di governo.

Per quanto mi è stato possibile, insieme con altri colleghi, nella passata legislatura regionale non ho avuto timore di espormi anche contro la mia stessa maggioranza per evitare che la linea politica venisse giorno dopo giorno portata lontano dalle nostre convinzioni. Ho pagato, insieme con altri amici, un prezzo alto per tutto ciò, ma sono convinto che questo comportamento, anche di duro scontro, abbia fatto capire all'esterno che noi eravamo presenti e significativi.
Se il tatticismo esasperato, se le esigenze di tutelare aspirazioni - pur legittime - di carriera personale continueranno a prevalere, noi perderemo del tutto il nostro tratto distintivo, diverremo sale insipido.
Credo che stiamo seriamente correndo questo rischio.
Sosterrò Renzi anche per questi motivi.
Non è certo il campione del Popolarismo ed ha ragione Bodrato nel sottolineare alcuni tratti programmatici in cui il sindaco di Firenze si distacca dalla cultura popolare, ma ha il merito di provare a bloccare la deriva intrapresa da questo PD e di cercare di portarlo ad essere più simile al partito che tanti di noi avevano sperato.

Documento

maurizio steffenino - 2012-10-23
Mi dispiace dirlo ma si continua a "vivere" l'esperienza politica come la difesa del proprio fortino senza tendere la mano al proprio "compagno di viaggio"... e lo stesso avviene da parte dell'altro... E' questo il vero problema del PD. Due anime che si ritrovano nello spirito ideale ma che non sanno concretizzare in comunione di idee e di intenti un progetto. Ed allora ecco Di Pietro, ecco Grillo, ecco Renzi e poi chissà chi sarà il prossimo. Il vescovo Nosiglia ci invita a fare qualcosa, anzi si è messo Lui per primo a proporre, e noi cattolici che "viviamo" la politica parliamo, parliamo, parliamo. Invece di essere presenti nelle sezioni del PD, con la gente, con l'associazionismo, si continua a parlare tra noi stessi nelle sedi che ci ricaviamo a nostro uso e consumo: essere presenti vuol dire VIVERE CON LORO... non solo contarli quando servono. Essere sale della Terra vuol dire mescolarsi e farsi mescolare per far lievitare l'impasto, vuol dire portare i propri valori ma con disponibilità al confronto ed al dialogo per il bene comune, vuol dire percorrere strade nuove ma "insieme" per essere sicuri di poterlo fare... ma allora è forse perché non lo si vuole fare? Il nostro modo di comportarci rischia di compromettere ancora una volta la vittoria... è paradossale ma il Renzi, con tutti i limiti del suo progetto, può essere positivo perché oggi Lui solo, come esponente del PD, è in grado di recuperare dei voti agli "scontenti" e spero con tutto il cuore che anche gli altri del PD capiscano che in questo paese il voto non è solo matematica ma ha anche bisogno di altro. L'Italia ha bisogno di essere ri-educata... come tutti noi. Non possiamo continuare a vedere generazioni troppo mature che decidono chi deve andare avanti, poteri economici forti che si travestono come salvatori e vendono il loro prodotto come fosse il paradiso, uomini e donne che per non soffocare o solo per il loro puro interesse si mettono a disposizione del lavoro nero, del politico corrotto di turno, della mafia. Dobbiamo EDUCARCI insieme a ricostruire questa nazione che ha bisogno di GIUSTIZIA (soprattutto SOCIALE) e ONESTA' (soprattutto MORALE). Dobbiamo ridare FIDUCIA al Popolo Italiano ma per fare questo dobbiamo averla in noi, per primi... tra l'altro siamo o non siamo dei CREDENTI?
giuseppe cicoria - 2012-10-21
La cosa più odiosa da dire è: l'avevo detto che quel matrimonio non si doveva fare! Eppure è così. A Pra-Catinat un certo Fioroni ce l'ha imposto e tutti hanno applaudito o "ingoiato il rospo" senza fiatare. Io sono stato fischiato per aver dissentito platealmente! Pensate, anche un certo signore chiamato Soave dissentiva con la testa ma non ha profferito parola! Era evidente che con il PDS bisognava continuare a dialogare e collaborare ma un matrimonio proprio no....! Ora, dopo aver regalato un numero enorme di elettori ad altri partiti, ci troviamo ad essere una sparuta minoranza nel PD che qualcuno, meno coraggioso, continuerà a subire perchè ..."tiene famiglia..."o non sa proprio dove andare. Renzi non potrà vincere perchè gli creeranno tanti ostacoli che Dio solo lo sa. Se comunque dovesse avere un buon risultato, come sembra, saranno comunque guai per lui. Il partito forte dei delegati, lo farà a pezzi e lo costringerà, suo malgrado, ad andare via. Pensate voi che il PD possa cambiare, anche parzialmente, la sua natura?. Considerebbe ciò un suicidio ed i suoi aderenti più radicali passerebbero man mano al SEL. Detto ciò ritengo che il ciclone Renzi è utile per valutare la consistenza della massa critica che converge verso le sue idee social-liberali cosiddette moderate. Se questa sarà consistente, Renzi formerà una nuova compagine che resetterà buona parte quelle formazioni esistenti o in via di formazione nel centro del quadro politico italiano. Ammiro Gariglio e Lepri per il coraggio dimostrato e non mi pronuncio sugli altri per evitare problemi. Sono sicuro che in futuro saranno premiati ed io assicuro loro ogni mio modesto sostegno. Giuseppe Cicoria
Giuseppe Ladetto - 2012-10-19
Dal suo intervento traspare la convinzione che la fusione della Margherita e del PDS, che ha dato vita al Partito democratico, si stia risolvendo nella marginalizzazione se non nel sostanziale assorbimento dei popolari da parte di quel filone della sinistra che a livello europeo si riconosce nel PSE. Il fatto non mi stupisce. Ritengo infatti che ci siano elementi oggettivi difficilmente contrastabili che spingono in tale direzione. In primo luogo, se l’Europa con le sue istituzioni deve essere la prospettiva a cui sempre più fare riferimento, è difficile che ciò non valga anche per gli schieramenti politici, specialmente in presenza di una crescente tendenza bipolare: l’Italia non può essere l’eccezione; un Partito democratico che talora sembra ispirarsi a quello statunitense ha difficoltà ad inserirsi nel dibattito politico europeo. Al quesito “che cosa si intende per popolare”, le risposte fornite, in altro articolo, da Michelangelo Toma fanno tutte riferimento alle problematiche sociali, con richiesta di attenzione alle esigenze delle persone e dei ceti più disagiati, e alla domanda di equità e di giustizia. E’ comprensibile specialmente in un momento di crisi economica non passeggera. Tuttavia la compatibilità tra forze politiche deve tenere conto anche delle “visioni del mondo” se non vogliamo usare il termine “ideologie”. E qui nascono le difficoltà perché in materia è grande, e destinato a crescere, il divario tra la cultura a cui si ispirano i popolari e quella dominante nel cosiddetto “popolo della sinistra”. Viviamo in un mondo globalizzato nel quale i governi nazionali sono impotenti di fronte alla grande finanza, costretti ad adeguare le loro politiche economiche e sociali a decisioni di poteri che sfuggono al loro controllo. Pertanto, in tutti i paesi europei, la sinistra ha difficoltà a differenziarsi dalla destra sui temi economici e sociali. E’ pertanto indotta ad accentuare quei riferimenti dell’ ideologia “progressista”che dà forma al liberalismo radicale a cui é approdata la grande maggioranza dei postmarxisti. Ecco quindi il riemergere con forza dei temi del laicismo, della bioetica innovativa, delle “nuove famiglie”, dei nuovi diritti, del riconoscimenti dei “generi”in luogo dei sessi, ecc., temi sui quali permane ancora una differenziazione rispetto a una destra che, quanto meno a parole, non sottoscrive le novità proposte. E’ quanto ha fatto Zapatero in Spagna e intraprende oggi Hollande in Francia. Anche in Italia un partito che voglia tenere conto delle aspirazioni del “popolo della sinistra”non può sottrarsi a questo richiamo.
Luchino Antonella - 2012-10-18
Buongiorno, propabilmente saro' fuori tema,ma mi preme segnalare la decisione dell'attuale Governo di tassare le pensioni di guerra; e' un'offesa per i nostri italiani che hanno rischiato la vita per la patria e per la liberta' di cui tutti noi oggi possiamo godere. Quello che piu' indigna e' non sentire alcun politico (soprattutto di centro sinistra) che ponga all'attenzione del Governo questa decisione vergognosa! Vogliono far credere che sono le pensioni di guerra che hanno mandato in malora il nostro Paese? Ringrazio dell'attenzione. Cordiali saluti.
Mario Chiesa - 2012-10-17
Mi pare che da qui, da parte del dibattito in corso, si possa capire perché i popolari rischiano la marginalità: con l’Italia che va e viene sull’orlo del baratro, con il mondo che non sta molto meglio, ci si tormenta sul patrimonio dei popolari, su dove finiranno i popolari. Da ex democristiano, ex popolare, mi dispiace rilevarlo.
Aldo Cantoni - 2012-10-17
Coloro che alcuni anni fà avevano previsto questo andamento e poi lo hanno ribadito in più occasioni sono stati tacciati di "disfattismo" e di essere freno al "progresso" e..... coerentemente emarginati. Adesso forse è tardi per recuperare i molti giovani sessantenni ex dissidenti. Quelli che hanno pagato un prezzo "alto" sono più di quanto non si pensi nelle alte sfere.