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Cattolici: il sale e il pepe
 
di Bertoldo
 

I cattolici, il sale e forse anche il pepe. Forse è arrivato il momento di introdurre anche un po’ di pepe nell’interessante dibattito attorno al ruolo dei cattolici nella politica di oggi e, in particolare in quello strano partito “plurale” che si chiama PD. Se ho ben capito, il confronto che si è sviluppato su queste colonne dopo il recente e discreto dibattito organizzato dai Popolari in via Barbaroux a Torino, ruota attorno a un nodo: i cattolici democratici, o popolari che dir si voglia, debbono unirsi come un sol uomo in quel partito per essere più forti, più incisivi e più visibili, oppure è consigliabile disperdersi e allearsi con altre esperienze culturali per cogliere sino in fondo il principio della “mescolanza” che resta all’origine della stessa esperienza rivoluzionaria del Partito democratico? Un nodo apparentemente superabile che, tuttavia, continua a dividere la minoritaria ma battagliera pattuglia dei Popolari all’interno del PD.
Ora, senza soffermarsi per l’ennesima volta su un tema che è stato egregiamente sviluppato e approfondito da alcuni autorevoli esponenti su “Rinascita popolare”, mi soffermo su un punto solo. Sperando di non urticare alcune sensibilità e, soprattutto, di non far arrabbiare eccessivamente i protagonisti della disputa. E cioè, di grazia, nessuno si stupisca se nel dibattito politico ogni posizione politica strategica si intreccia con la contingenza quotidiana. Fuor di metafora, ogni tesi culturale è strettamente legata anche ai posizionamenti tattici di ciascuno. È così nella vita, così nel lavoro, così nei sentimenti, così nello sport. Ma perché nella politica – ahimè, proprio nella politica! – dovrebbe essere diversamente?
Qualcuno si stupisce di questa banale ma disarmante affermazione? Chi lo fa, sa di essere un finto ingenuo e, forse, sa anche di introdurre un pizzico di ipocrisia nel suo immacolato stupore. Per quanto riguarda l’osservatorio privilegiato di Bertoldo, non c’è nessuno stupore. Anzi, addirittura si fa un invito ad andare oltre. Al prossimo incontro si dicano le cose con ancora maggior chiarezza. Tutti ne uscirebbero ancor più arricchiti. I realisti – per fortuna la maggioranza di chi frequenta questi incontri – e anche i finti ingenui potrebbero congedarsi dalla riunione a braccetto soddisfatti di aver, finalmente, sciolto un nodo importante. Almeno per il piccolo, ma straordinario e affascinante, mondo dei Popolari.


Luigi Canzian - 2012-06-11
I Popolari nel PD? Sono un gruppetto attaccato alle poltrone completamente scollegati dalla realtà,scarsamente presenti nella realtà delle sedi periferiche del partito. E' un minuscolo gruppo altamente autoreferenziale che fa molto comodo agli ex, ma si può ancora definirli ex comunisti? Per far credere all'opinione pubblica che nel PD ci sia ancora la presenza di ex Popolari e margheritini. La realtà purtroppo è molto diversa e amara, e non sarà né il sale né il pepe che può renderla più gradevole.