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Cattolici: comportamento e progetto
 
Positiva serata di riflessione sul documento di monsignor Nosiglia
 

La serata organizzata dai Popolari piemontesi per riflettere insieme sul documento proposto dall’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia all’attenzione dei politici e degli amministratori pubblici ha centrato il suo obiettivo. Ottima la partecipazione, con il salone del Centro Pellegrino di via Barbaroux gremito da oltre 70 partecipanti, bravi i relatori nel presentare la ricchezza della riflessione di partenza, numerosi e di qualità gli interventi nel dibattito.
Guido Bodrato, presidente dell’Associazione, ha introdotto l’incontro notando che il pensiero di Nosiglia – “rivolto a tutti, indipendentemente dall’essere politici cattolici o non cattolici” – si colloca in un ambito in cui c’è sempre meno riferimento a valori di fondo, e dove prevalgono interessi e denaro. Malgrado ciò, l’arcivescovo ha riproposto la visione vera, alta, della politica, “fondata sulla laicità, orientata al bene comune, considerata una esigente forma di carità”.
Il consigliere regionale PD Davide Gariglio ha ripreso dal documento tre spunti. Per prima “l’esortazione ad avere fiducia nel valore del vostro servizio”, quindi il “ritrovarsi sui valori malgrado gli steccati che dividono i partiti”, ed infine l’importanza di scendere tra la gente, “anche se oggi, con l’antipolitica imperante, è più facile a dirsi che a farsi”. Ne deriva un decadimento della presenza politica sul territorio, aggravata dalla mancata selezione “sul campo” della classe dirigente, che in questi anni di seconda Repubblica è stata sempre più cooptata e non scelta dai cittadini.
Il collega consigliere Stefano Lepri ha sottolineato quattro aspetti: l’elogio della mitezza in un mondo di prevaricazioni, l’esortazione all’ascolto delle persone comuni – “potremmo dire più tinelli, meno salotti” –, l’impegno alla coerenza “anche se a volte ci porta all’isolamento”, la ricerca dell’unità sui valori importanti, anche al di là degli schieramenti. Ne derivano altrettante sfide: quella di una politica mite “contraria alle tentazioni egemoniche”, la sfida del rigore “per rispettare la povera gente”, la sfida contro la politica collusa con gli affari, la sfida contro la “tentazione laicista”.
Il parlamentare Giorgio Merlo prende atto che la Chiesa non sponsorizza alcun partito, come è giusto che sia, e che negli ultimi vent’anni si è mossa per difendere i propri valori e i propri interessi. La presenza politica dei cattolici ha dovuto adeguarsi a questa situazione ed è restata in secondo piano. È secondario il decadimento della classe politica: “il celebre Lusi è stato presidente nazionale degli Scout, è arrivato alla Margherita come avvocato, espressione della società civile”, ha ricordato Merlo. I politici di ispirazione cristiana devono riappropriarsi del loro ruolo, basato “sui due caratteri che secondo Pietro scoppola qualificano l’agire politico dei cattolici: la cultura del comportamento e la cultura del progetto”. E un progetto di società si mette in atto anche attraverso lo strumento dei partiti: “Sono da emendare, da correggere, ma non possono essere sostituiti. Non a caso, chi si candida contro i partiti, fonda un partito. Oggi è chiusa la stagione dei partiti identitari, sostituiti dai partiti plurali. È viva la questione di come ci si organizza in questi partiti plurali: certamente è contrario alla loro natura che gli affini si mettano insieme, provocandone una regressione”.
Su questa ricca base, ripresa qui per sommi capi, si è sviluppato un ampio dibattito con una quindicina di interventi – tra cui Leo, Reviglio, Margaria, Pomero, Cavaglià, Davicino, Risso, Perna, Morgando – a conferma della passione per una politica a servizio al bene comune che continua ad animare il nostro mondo.